In due mesi 500 persone povere multate, identificate 162, 13 denunciati, 16 indagati, compiuti 8 sgomberi.
«Stava mendicando. Gli hanno detto di alzarsi ‘in piedi’, fornire i documenti e lui glieli ha dati. Gli hanno fatto un verbale, hanno chiamato rinforzi e l’hanno immobilizzato», ha scritto uno studente universitario dopo aver girato, sabato scorso, la scena con uno smartphone e averla postata su Facebook. La scena brutale è quella dell’arresto, quattro pizzardoni neroruti contro una persona con una sola gamba. Padova, famoso mercato di Prato della Valle.
(video di Andrea Saggion Facebook)
500 mendicanti multati, identificati altri 162, compiuti 8 sgomberi di edifici. A Padova da un paio di mesi è di moda la caccia all’accattone. Una pratica non nuova ma di stretta attualità nella città veneta. La nuova giunta presieduta dal leghista Bitonci, ne ha fatto una vera e propria ragione di vita da quando si è insediata dopo le elezioni di maggio. L’assoluto protagonista è Maurizio Saia, assessore alla sicurezza. Saia proviene dalla “scuola buona”: molti anni da rautiano a criticare la linea “troppo morbida” dell’MSI, poi i ruoli di spicco in AN di cui è stato deputato e senatore.
L’idea di Saia è quella di “ripulire” Padova da mendicanti e accattoni che poco si sposano con le lussuose vetrine di via Roma e via VIII febbraio e con la vista degli avventori del caffè Pedrocchi. E così, dopo aver dotato i vigili di cani da usare contro i mendicanti, Saia punta ad aumentare i posti di foto-segnalazione dove trarre i fermati: «Serviranno a tenere il più lontano possibile distanti dal centro della città questi elementi di disturbo». Nella conferenza stampa che l’assessore ha convocato dopo il ponte di Ferragosto non ha mancato di esaltare i successi dell’ordinanza anti-accattoni: in due mesi sono stati multati 500 mendicanti e identificati altri 162 e sono stati compiuti 8 sgomberi di altrettanti edifici.
I vigili pare lo abbiano preso proprio alla lettera: erano quattro quelli che ieri hanno immobilizzato col volto a terra un mendicante disabile. La “valorosa” azione che ha attirato a sé un capannello di curiosi, è stata filmata da un passante.
L’assessore non si accontenta di colpire solamente i mendicanti che sovente si trovano lungo le vie di Padova. Per Saia è importante anche «chiudere i luoghi dove questi individui vanno a dormire». E a tutto campo Saia se la prende anche con chi da rifugio e aiuto a costoro. Un’autentica autorità a Padova è don Albino Bizzotto, presbitero 75enne e una vita per la pace e dalla parte degli ultimi. Don Albino è il fondatore dei Beati i costruttori di pace, associazione che in quasi 30 anni ha organizzato molte iniziative: dalla marcia per la pace a Sarajevo in piena guerra nel 1992, alle proteste contro il conflitto in Iraq, dalle manifestazioni contro la base militare Dal Molin allo sciopero della fame dell’anno scorso contro la cementificazione e le grandi opere nel Veneto. I volontari dei Beati i costruttori di pace inoltre, nella loro sede a Padova, aiutano i bisognosi in molte attività, dall’aiuto nella ricerca di un lavoro al pagamento di bollette e la distribuzione di generi alimentari.
Saia se l’è presa con don Albino Bizzotto: «Tutti i fermati dai nostri vigili chiedono subito di parlare con don Albino». L’assessore alla sicurezza ha riportato un fatto avvenuto recentemente: «I vigili volevano fermare due lavavetri, ma questi si sono rifugiati in casa di don Albino che con gli agenti si è mostrato poco collaborativo». L’invito di Saia – seccato anche dal fatto che la sede dei Beati i costruttori di pace dia anche ospitalità a nomadi – è stato perciò perentorio: «Vada a svolgere le sue attività altrove». Più che un invito una minaccia: Saia infatti ventila la possibilità di sfrattare l’associazione da uno stabile concessogli molti anni fa dal Comune. Don Albino da parte sua commenta che Padova non deve essere una città “senza cuore”.
Non è da escludere che questa crociata contro don Albino sia anche una ritorsione per la denuncia che a luglio è stata depositata da alcune associazioni padovane – tra cui Beati i costruttori di pace – contro Bitonci e Saia. Antigone, Razzismo stop, Beati costruttori di pace, Avvocato di strada, Altragricoltura nordest, giuristi democratici e Laboratorio Bios accusarono sindaco e assessore di istigazione all’abuso di potere e al sequestro di persona.
In attesa dei nuovi provvedimenti della giunta Bitonci, intenta a dare risposte alla Padova che vede nel mendicante un elemento di disturbo, si attendono anche le risposte alla Padova che chiede di poter sopravvivere e di avere un posto in cui mangiare e dormire.
Il caso occupa le prime pagine dei giornali locali e la giunta prova ad avvalorare la versione del mendicante molesto e di una rimozione compiuta per il suo bene. Un giornale locale ha scovato la vittima e l’ha intervistata. Dopo due notti all’asilo notturno del Torresino, l’uomo vorrebbe andarsene da Padova. Si chiama Daniel Vancea, ha 41 anni ed è originario della Romania. «Ero appena uscito dall’ospedale dove ero stato ricoverato una settimana per problemi respiratori e al fegato», racconta il mendicante al Mattino di Padova. «Sabato pomeriggio in Prato della Valle chiedevo l’elemosina per comprare la vitamina b1 che il medico mi aveva consigliato di prendere. Ad un certo punto sono arrivati i vigili. Mi hanno chiesto un documento, gliel’ho dato, ma questi mi hanno fatto una multa di 50 euro. Non avevo fatto nulla e non avevo quei soldi, così ho strappato il foglio. Mi hanno preso per un braccio e mi hanno buttato a terra. Ho sbattuto il ginocchio e la schiena. Nella concitazione mi sono anche ferito dandomi una stampella in testa. Mi hanno ammanettato e tenuto fermo immobile. Tutti mi guardavano, come se fossi un ladro. Poi è arrivata l’ambulanza che mi ha portato al pronto soccorso, dove sono rimasto fino a sera prima di venire qua al Torresino». Era a Padova da tre settimane, prima viveva in Germania. «Appena mi portano delle stampelle nuove vado in stazione e salgo sul primo treno che va in Lussemburgo».
Senza contare due sgomberi in meno di un mese, quello della marzolo occupata e quello del bioslab rispettivamente 13 denunciati (marzolo occupata) e 16 indagati (bioslab).
Il fascismo avanza.
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