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Andrea da mesi nel carcere belga per un furto di collanine: «Liberatelo, è malato e non mangia più»

Il silenzio delle istituzioni italiane. L’odissea di Andrea nel carcere di Hasselt, in Belgio, va avanti da oltre due mesi e mezzo. Cittadino italiano, 26 anni, è stato arrestato il 16 maggio scorso con l’accusa di aver rubato alcune collanine durante un festival. L’appello del padre al ministro degli Esteri Antonio Tajani

di Luigi

Andrea soffre di gravi problemi psichiatrici e tossicodipendenza e le sue condizioni di salute, già precarie, sono gravemente peggiorate da quando è in prigione. Come denuncia la famiglia, sin dall’inizio non ha ricevuto i medicinali di cui aveva bisogno e a due mesi e mezzo dall’incarcerazione non gli è stata fatta neanche una visita specialista. Da settimane non riescono a mettersi in contatto con lui, che nel frattempo ha smesso di mangiare e lavarsi, secondo il racconto di altri due italiani detenuti con lui. «Bisogna farlo uscire da lì», l’appello del padre.

L’arresto in Belgio

Andrea è di Genova. La documentazione che lo riguarda parla di disturbo dell’umore e della personalità, per è da anni in cura di psicofarmaci. Ha anche problemi di tossicodipendenza, che nell’ultimo anno e mezzo si sono aggravati con il passaggio dalla cocaina al crack. Passava le giornate in casa, dove si faceva arrivare la droga a domicilio. Era arrivato a pesare 105 chili, con caviglie gonfissime e difficoltà di movimento.

A metà maggio però è finito in Belgio, secondo la famiglia indotto da persone a cui doveva soldi, per compiere una serie di furti per ripagare i suoi debiti. Il 16 maggio è stato arrestato a Genk per aver rubato alcune collanine durante un evento ed è stato portato nel carcere di Hasselt, nel Belgio fiammingo. Per i primi 14 giorni la famiglia è riuscita a parlare con lui solo una volta, durante la quale Andrea ha raccontato di aver subito violenze e vessazioni al momento dell’arresto. Di trovarsi in un ambiente ostile, dove le comunicazioni con lui avvengono solo in fiammingo, senza che possa capire alcunché. E di stare malissimo, al punto da non essere riuscito a presentarsi alla prima udienza del 24 maggio.

«A mio figlio non è stata fatta alcuna visita psichiatrica all’ingresso e non gli sono stati dati i farmaci che prendeva in Italia per i suoi problemi di salute mentale e per la sua tossicodipendenza», denuncia il padre. «L’unica volta che sono riuscito a sentirlo mi ha detto che stava malissimo, che non riusciva a mangiare, che vomitava di continuo».

Dopo alcune settimane il padre è riuscito a mettersi in contatto con quello che si è presentato come uno dei medici del carcere. «Invece che fargli una visita hanno chiesto a me che medicinali dovevano dargli e in quale quantità», continua il padre, che quanto meno è riuscito a fargli riprendere le cure. A quel punto lo stato di salute di Andrea è migliorato, ma da metà luglio la situazione è precipitata nuovamente.

Abbandonato a sé

«Mio figlio prima ha iniziato a chiedermi sempre più soldi, poi quando ho capito che c’era qualcosa che non andava ha smesso di farsi vivo. Non ho sue notizie dirette da due settimane», denuncia il padre.

Tutto quello che sa gli arriva da altri due detenuti italiani del carcere di Hasselt, che visto il peggioramento delle condizioni di salute di Andrea hanno preso a cuore la sua storia e sono riusciti a mettersi in contatto con la famiglia per telefono. «Mi hanno detto che ha ripreso a drogarsi con le sostanze che entrano illegalmente nel carcere, che spende tutti i soldi lì e di non mandargliene altri», continua il padre.

Secondo il racconto dei due ragazzi, Andrea versa in condizioni di salute terribili. «Mi raccontano che ha smesso di lavarsi, che puzza a tal punto che i detenuti lo hanno allontanato. Ormai non mangia più».

Dal carcere non arrivano notizie sulle condizioni di salute di Andrea. Abbiamo provato a chiamare l’istituto, ma non ci hanno dato informazioni. Alla famiglia però hanno fatto sapere che presto dovrebbero fargli una visita psichiatrica, con oltre due mesi e mezzo di ritardo e nonostante abbiano ricevuto dall’inizio, e ignorato, tutta la documentazione sui suoi problemi psichiatrici e di tossicodipendenza.

La vicenda in parlamento

La senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Cucchi, sta seguendo la questione e sta organizzando una visita ad Andrea nel carcere di Hasselt. Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva, ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Nell’atto si sottolinea che le circostanze dell’arresto e della carcerazione, se confermate, «si rivelano di una gravità inaudita e rappresentano un attacco diretto alla dignità e all’integrità psicofisica della persona, ai diritti e ai principi fondamentali dello Stato di diritto su cui si radica l’intero ordinamento giuridico europeo». Scalfarotto chiede un intervento del governo per dare supporto al cittadino italiano.

La famiglia di Andrea ha contattato direttamente il ministro Tajani, ma non ha ricevuto alcuna risposta. E anche la comunicazione con ambasciata e consolato è difficile e poco accogliente. Intanto la vita del padre di Andrea si è trasformata in un incubo.

«Da quello che è il quadro potrebbe succedere di tutto in qualsiasi momento e io vivo alla giornata, aspettando la telefonata di un detenuto che mi aggiorni sullo stato di salute di mio figlio. Le ultime notizie che ho ricevuto è che sembra apparentemente sedato, ma non si capisce se è perché l’infermiera gli ha dato qualcosa o se si è preso qualcosa lui di quello che circola illegalmente», racconta il padre. «Mio figlio è una persona iper complessa. Non è capace di concentrarsi, di leggere, di capire le cose più basilari, non è in grado di scrivere. Ha un profilo profondamente problematico e sta molto male. Non può rimanere lì dentro in queste condizioni».

 

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