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Contro l’accanimento giudiziario nei confronti di Nicoletta Dosio

 A Nicoletta Dosio stanno succedendo cose orrende. A poche ore dalla morte del marito, Silvano Giai ha ricevuto una brutta visita dei carabinieri. Appello al Presidente della Repubblica Mattarella

 

All’attenzione del

Presidente della Repubblica Italiana

Sergio Matterella

Palazzo del Quirinale, 00187 Roma

 

Gent. Mo Presidente

come Rete di Madri Antifasciste che già in precedenza si è attivata con una Petizione on line[1] per chiedere la libertà per l’attivista ambientale Nicoletta Dosio, ci rivolgiamo a Lei che in più occasioni ha dimostrato sensibilità e attenzione per i più sacrosanti diritti umani, per denunciare l’inaccettabile livello di accanimento nei confronti della stessa Dosio, persino il giorno in cui è venuto a mancare suo marito Silvano Giai.

Persino in quello stesso tardo pomeriggio, solo poche ore dopo la morte accertata del compagno di una vita da tempo malato, e nel mezzo della più corale manifestazione di cordoglio che da più parti le perveniva sui canali social (essendole preclusa qualsiasi visita a causa dei domiciliari), la Dosio si è trovata a subire l’intrusione dei Carabinieri per l’ennesima “notifica di diffida” motivata dalla supposta “mancata risposta” alla scampanellata di controllo che avrebbe avuto luogo verso le 2 di notte del 6 giugno scorso – quando sfiancata dal prolungato dovere di accudimento, nelle circostanze ulteriormente aggravate dalle restrizioni dei domiciliari, privata del conforto dei compagni e persino dei più stretti congiunti, la Dosio si era forse e finalmente… assopita.

Ai Carabinieri che le notificavano la “diffida”, Nicoletta Dosio ha chiesto di rispettare il più umano ed elementare diritto di privacy in considerazione della morte solo poche ore prima del marito, rifiutandosi di controfirmare la ricevuta di notifica in quanto immotivata, per le circostanze così evidentemente avverse a qualsiasi tentazione di evasione, nella suddetta data e ora.

Non contenti dell’intrusione, i Carabinieri avrebbero risposto secondo chi era presente: “stia attenta perché con questa condotta, rischia di finire molto male”, aggiungendo quindi la minaccia (comportamento senz’altro non richiesto dal compito già di per sé intimidatorio della “Notifica”) alla complessiva gravità della situazione che da settimane (precisamente dal 27 maggio, data in cui Nicoletta Dosio si è vista notificare i domiciliari) vedeva privata un’intera e quanto mai coesa comunità di affetti dalla possibilità di un ultimo saluto per il marito dell’imputata, in previsione dell’imminente decesso.

Particolare non indifferente: nel corso della stessa visita dei Carabinieri alla casa di Nicoletta Dosio, era presente in giardino (e quindi esterno alle mura di casa) un addetto per la consegna di un quantitativo di fieno utile al nutrimento di un asinello che (insieme ad altri animali domestici) fa da tempo parte del nucleo familiare

Dosio-Giai. Le Forze dell’Ordine si sono sentire in dovere di reiterare il divieto di visita per chiunque: “nessuno può venire qui e neanche entrare in giardino.”

Ci chiediamo in che modo la condannata Nicoletta Dosio potrà continuare ad osservare le imposte restrizioni domiciliari in queste condizioni, ovvero senza poter più contare della presenza ancorché limitata e sporadica di altri essere umani fino a ieri ammessi per motivi di accudimento del marito – adesso che il marito le è mancato!

E non possiamo fare a meno di denunciare in questa situazione un accanimento giudiziario decisamente sproporzionato nei confronti di una donna il cui unico ‘reato’ è sempre stato quello del più convinto dissenso, coerente con la pratica della disobbedienza civile, nei confronti di una grande opera da innumerevoli e autorevoli parti giudicata devastante per l’ambiente oltre che totalmente inutile: l’Alta Velocità esiste già da anni in Val Susa! Una battaglia che la Dosio ha comunque portato avanti senza arrecare danno a nessuno.

Come già osservato nella nostra petizione on line “i cantieri del TAV hanno già inquinato acqua, terra e aria, abbattuto boschi. Recentemente sono stati trovati Pfas in altissime dosi nei comuni della Val Susa. Noi che veniamo da territori contaminati da queste e altre sostanze, zone sacrificate per il profitto, noi che lottiamo ogni giorno per salvare i nostri figli e figlie dai veleni, noi che spesso siamo abbandonate e osteggiate dalle istituzioni, ora chiediamo ad alta voce la liberazione di Nicoletta Dosio e la fine di ogni ingiustizia ambientale.”

Certe del Suo autorevole ascolto,

 sottoscrivono questa lettera:

  • Mamme in piazza per la libertà di dissenso. Torino
  • Comitato Madri per Roma città aperta
  • Madri contro la repressione. Cagliari
  • Biblioteca UDI Palermo
  • Zerocalcare
  • Osservatorio Repressione

Adesioni da inviare a: mammeinpiazza@libero.it

[1] https://www.change.org/p/libert%C3%A0-per-nicoletta-dosio

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