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Sgombero migranti a Ventimiglia. Appello alla solidarietà

Il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano ha firmato l’ordine di sgombero del campo di fortuna nato in via Tenda. Quarantotto ore il tempo concesso alle persone in viaggio per andare non si sa bene dove. La motivazione: le precarie condizioni igienico-sanitarie. Il circo mediatico si è riattivato, lo spettacolo può cominciare.

Dopo un mese di rastrellamenti, deportazioni e violenze sono riesplose le contraddizioni delle politiche razziste all’opera sui due lati del confine. Il fallimento del piano Alfano era in realtà già evidente una settimana dopo l’annuncio, quando il 15 maggio almeno duecento tra migranti e solidali sono scesi/e in piazza per protestare contro le violenze della polizia e la chiusura del confine. Secondo le autorità, locali e nazionali, a Ventimiglia quel giorno i/le migranti non ci sarebbero dovuti essere.

E invece nel frattempo sulle rive del fiume Roya, sotto un ponte, è nato un campo di fortuna che ospita tra le cento e le duecento persone in viaggio verso il nord europa. In questo luogo, scelto perché meno esposto alle continue vessazioni delle forze di polizia, migranti e solidali hanno ricominciato a organizzare la propria libertà contro il regime di frontiera. In due settimane, nonostante le difficoltà, l’autogestione dei bisogni ha mostrato come il problema non stia nella dimensione umanitaria della questione, la tanto proclamata “accoglienza”, ma continui a essere la chiusura del confine. Dal primo giorno si sono tenute diverse assemblee, è stata montata una cucina da campo che funziona in autogestione, sono stati creati dei provvisori bagni a secco e ogni mattina dei gruppi autorganizzati procedono alla pulizia del campo, con tanto di raccolta differenziata. Ogni sera gruppi di persone partono in direzione della Francia. Qualcuno ci richiama da oltre confine, qualcuno torna indietro dopo l’ennesimo respingimento.

Tanta la solidarietà degli/delle abitanti del quartiere, che hanno dimostrato di essere ben diversi/e dalla giunta che li/e vorrebbe rappresentare. Ogni giorno donne e uomini dei palazzi adiacenti al campo hanno portano viveri, acqua e beni di prima necessità. È stata chiesta l’istallazione di bagni chimici per ovviare alle ragioni igienico-sanitarie, che oggi sono alla base dell’ordine di sgombero. Ioculano ha invece deciso di seguire la linea dura e, alla luce del fallimento dei disegni totalitari richiesti e annunciati, si assume oggi la responsabilità di nuove, inutili, violenze e deportazioni.

È di qualche giorno fa il ritiro dell’ordinanza che vietava la distribuzioni di cibo e bevande ai/alle migranti in transito, perché “inutile e non rispettata”. Sembrava quasi che il giovane sindaco renziano avesse avuto dei ripensamenti, che le contraddizioni generate da una politica razzista e inumana avessero imposto un cambio di strategia. La sua posizione si chiarisce invece con l’autosopensione di protesta dal partito democratico. Ioculano se la prende con il suo partito perché credeva che la polizia razziale potesse funzionare, che i famosi controlli “a monte” avrebbero risolto il problema, e sembra dire che se non ha funzionato è perché non si è fatto abbastanza. Non ci sono state abbastanza deportazioni, abbastanza rastrellamenti, abbastanza detenzioni…

Quindi l’ordine di sgombero. C’è poco da dire su un atto tanto infame, salvo forse che se l’autorità pensa di risolvere la questione con un pugno di camionette ci sentiamo di garantire che non sarà così. Si dovranno confrontare con la determinazione di migranti e solidali a non farsi determinare dall’alto, e comunque vada non fermeranno il movimento di migliaia di persone che vogliono scegliere liberamente dove andare. Ventimiglia è uno dei tanti luoghi dove si sperimenta l’apartheid globale, dove la guerra in corso si trasforma in caccia ai/alle migranti. Qui come a Lampedusa, Calais, Idomeni e nei tanti luoghi di detenzione e segregazione dei migranti si continua a resistere e lottare per la libertà di tutte e tutti.

A chi lotta contro le frontiere, a chi sostiene i/le migranti in viaggio rinnoviamo l’appello alla solidarietà diffusa. In caso di azioni di forza da parte della polizia è necessario che la risposta sia ovunque ci siano solidali. Ciò che immaginiamo è una risposta collettiva fatta di blocchi della circolazione e azioni dirette su autori e complici del regime di confinamento, diffusi sul territorio e con le pratiche che ogni realtà, più o meno organizzata, vorrà mettere in campo. Oggi al campo si terrà un pranzo collettivo ed un’assemblea di migranti e solidali per decidere come rispondere alla repressione e continuare la lotta contro il confine.

Solidali di Ventimiglia e abitanti della Val Roya invitano inoltre tutte/i a partecipare sabato 18 giugno ad una Critical Mass Breil-Ventimiglia-Menton con l’obiettivo, in una dimensione aperta e popolare, di far convergere la lotta contro le frontiere e quella contro le infrastrutture inutili ed il traffico merci in questa valle di confine. “Bloccare la circolazione per liberare le persone!” le parole d’ordine di una giornata su due ruote che vuole inceppare il dispositivo di confine e disturbare il normale flusso di merci che attraversano questo territorio.

Libertà per tutte/i, con o senza documenti!

Contro sgomberi, violenze e deportazioni:

estendere la solidarietà, rilanciare la lotta!

alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni

al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

Presidio Permanente No Borders Ventimiglia