A Biella sono ormai diversi giorni che centinaia di giovani antifascisti praticano sistematiche azioni di boicottaggio alle iniziative
Alcuni giorni prima infatti, i neofascisti avevano allestito una mostra fotografica sull’insurrezione antisovietica avvenuta in Ungheria nel 1956, ma erano stati prontamente costretti a rimuovere i pannelli e il materiale propagandistico grazie all’intervento di alcune decine di compagni. I missini, costretti ad arretrare, reagivano però sfoderando spranghe, bastoni e uno sfollagente e provocando violenti scontri in tutta via Italia e nelle zone limitrofe.
Alcuni giorni dopo, il 1 novembre, gli antifascisti rispondono con un imponente corteo che ripercorre le vie degli scontri e si snoda per tutta la città per arrivare fino al rione Riva. Lo stesso giorno, nel tardo pomeriggio, i compagni cacciano i neofascisti dai loro bar e dai punti di ritrovo.
In tarda serata un’altra provocazione causa la reazione antifascista nei giardini di piazza Vittorio Veneto, da dove i missini sono costretti a fuggire per rifugiarsi i un bar; le vie adiacenti diventano presto teatro della guerriglia, che si sussegue a colpi di bottiglie e sassi. Auto e moto dei neofascisti vengono distrutte e bruciate sotto la sede del MSI, mentre l’intervento in massa di polizia e carabinieri non riesce a fermare il rifiuto della violenza squadrista.
In serata alcuni compagni vengono fermati e identificati, ma sono rilasciati subito dopo; nel frattempo la presenza degli antifascisti, che continuano a sorvegliare il centro cittadino, basta a mettere in fuga l’ultimo sparuto gruppo di “camerati”. (da InfoAut)