Menu

100 detenuti morti in sei mesi: numero mai raggiunto nella storia penitenziaria italiana

Si chiamava Giuseppe La Piana e non aveva ancora 36 anni (li avrebbe compiuti il prossimo 10 agosto) il 100esimo detenuto che ha perso la vita nelle carceri italiane da inizio anno. “Stava mangiando – ha detto la vedova, signora Claudia – quando, così ci è stato riferito, ha accusato un malore ed è morto”. Il fatto risale a domenica scorsa ed è avvenuto nel carcere dei “Pagliarelli” di Palermo.
Lo stesso giorno, nell’Opg (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) di Aversa, in provincia di Caserta, un internato di 45 anni originario dell’Umbria (V.P. sono le sue iniziali) si accascia a terra e muore. Il personale in servizio non ha nemmeno il tempo di chiamare il 118. Il referto medico parla di “sospetto edema polmonare”, ma il magistrato dispone comunque l’autopsia. “Un malore improvviso – spiega la direttrice penitenziaria dell’Opg, Carlotta Giaquinto – non pare che ci fossero stati sintomi di una malattia pregressa”.
La struttura che dirige “ospita” circa 250 internati e dall’inizio dell’anno sono morti in 7: tre si sono suicidati; uno, privo di denti, si è soffocato nel tentativo di inghiottire del pane; un altro è morto per problemi cardiaci; l’ultimo per una “sospetta setticemia”.

Carmine Parmigiano, 32enne originario di Salerno, era detenuto a Rebibbia (Roma) per scontare una pena relativa a reati di furto e scippo. Mentre si trova nel cortile per “l’ora d’aria” si scazzotta con altri due detenuti e per questo viene punito con 15 giorni da trascorrere in una cella d’isolamento, dove il 30 giugno viene ritrovato senza vita. Il referto cadaverico è chiarissimo: “strangolamento auto provocato”.
Anche Abbedine Kemal, marocchino 24enne detenuto nella Casa di Reclusione di Opera, sembrava essere stato vittima di un malore lo scorso 15 giugno. “Il fatto che registriamo è che il detenuto stava lavorando ed è caduto a terra, perdendo i sensi davanti a tutti”: così dichiara il direttore del carcere di Opera, Giacinto Siciliano (Il Giorno, 24 giugno 2011). L’uomo, trasportato in ospedale in condizioni critiche, muore il 23 giugno. Il 3 luglio l’autopsia, eseguita dal medico legale Domenico Castaldo, dà un esito imprevisto: Abbedine è stato colpito con una mazza, o un corpo contundente rigido, avvolta in un panno per non lasciare tracce. Un colpo che gli ha devastato la scatola cranica e ne ha determinato la morte. Si tratta dunque di omicidio.
Queste le ultime vittime di una lista che giorno dopo giorno inesorabilmente si allunga: nei primi 183 giorni del 2011 (esattamente metà dell’anno solare) nelle carceri italiane hanno perso la vita 100 detenuti: 32 si sono suicidati; dei rimanenti 68 (età media 35 anni) circa la metà è deceduta per “malori improvvisi” legati a disfunzioni cardiache, respiratorie, etc., mentre su 23 casi sono in corso inchieste giudiziarie miranti ad accertare le cause dei decessi.
Se l’andamento dovesse proseguire anche nella seconda metà dell’anno a fine 2011 si registrerebbe il numero più alto di decessi della storia penitenziaria italiana, superando alche il “record” del 2010, quando si registrarono 186 “morti di carcere”.
Nel 2006 e nel 2007, quando per effetto dell’indulto la popolazione detenuta era tornata nei limiti di capienza previsti per il sistema penitenziario, i detenuti morti furono rispettivamente 134 e 123 (minimo del decennio).
Dal 2000 ad oggi il totale dei detenuti morti è di 1.847 (658 i suicidi), mentre tra il personale penitenziario si sono registrati i suicidi di 88 poliziotti, di un direttore (Armida Miserere, nel 2002 a Sulmona) e del Provveditore Regionale della Calabria (Paolo Quattrone, nel 2010).
fonte: Ristretti Orizzonti