Per protestare contro la riforma Gui (legge 2314) e in occasione di un convegno di rettori a Palazzo Sapienza, studenti di diverse università occupano l’aula magna, impedendone così lo svolgimento. L’occupazione è repressa dalla polizia che interviene per sgomberare, ma questo otterrà l’effetto di politicizzare maggiormente l’agitazione.
Nel contesto delle assemblee che seguono quella esperienza, sarà formulata una piattaforma che prenderà il nome di “Tesi della Sapienza”, caratterizzata da una forte politicizzazione (“proposte alle assemblee delle facoltà dei delegati riuniti a Pisa su mandato della base allo scopo di precisare le direttive del movimento studentesco”).
Le “Tesi” partono da un’analisi della figura dello studente come “figura sociale interna alla classe operaia” e come tale, subordinata; e delle rivendicazioni studentesche, inquadrate nel contesto della lotta fra capitale e lavoro. Una delle ‘tesi’ dice “Le occupazioni di sedi universitarie vanno istituzionalizzate, e ciò potrà essere fatto in futuro anche prescindendo da motivi contingenti di protesta” perché “l’università appartiene alla base universitaria, i membri delle assemblee, e questo possesso va affermato contro le strutture esistenti, che lo negano”.