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12 anni di carcere per il movimento che ha contestato la Riforma Gelmini

movimento studenti

Sono state pronunciate  le sentenze di primo grado per i fatti del 24 Novembre 2010. Sedici le condanne contro gli studenti dell’Onda.

Quel giorno, in decine di città italiane, migliaia di studenti manifestavano per fermare la riforma Gelmini e per far cadere il governo Berlusconi. Il corteo di Roma, che arrivò fin sotto il palazzo del Senato, fu la scintilla da cui scoppiò un movimento enorme, che per giorni bloccò le strade del paese, trovando il sostegno di milioni di cittadini, di docenti universitari, del mondo sindacale e della politica.

Quel movimento culminò il 14 dicembre, quando migliaia di studenti sfiduciarono dal basso il Governo: dopo la notizia che la maggioranza di centro-destra, con a capo Berlusconi, aveva comprato i voti di diversi parlamentari per garantirsi la sopravvivenza, esplosero i tumulti in piazza del Popolo.

Oggi, a più di cinque anni di distanza, il Tribunale di Roma ha condannato 16 studenti a pene che vanno da due mesi a un anno e nove mesi, per un totale di quasi 12 anni di carcere. Tanti e diversi i reati contestati, tra cui pesano maggiormente quelli di resistenza aggravata e lesioni, che portano alle richieste di pena più alte. Diverso invece l’esito legato all’assurda accusa, fortemente voluta dal PM Tescaroli, di attentato contro gli organi costituzionali. Un reato comparso nei registri delle indagini una sola volta, più di cinquant’anni fa. Per quest’accusa fuori dal tempo sono stati assolti tutti gli imputati.

La sentenza di oggi ci indigna ma non ci stupisce, visto l’attacco complessivo riservato, ieri come oggi, ai movimenti studenteschi che hanno combattuto i provvedimenti che hanno distrutto l’università pubblica. Provvedimenti di cui adesso si vedono bene le conseguenze, con il crollo degli iscritti e della qualità dei corsi in tutte le università del “Bel Paese” e la disoccupazione giovanile che non cessa di crescere.

Di fronte a queste condanne, nessun passo indietro. Oggi come ieri abbiamo ragione noi. Non permetteremo di riscrivere nelle aule dei tribunali la storia di movimenti di massa che hanno lottato fino all’ultimo e con tutte le loro possibilità per un’università pubblica, gratuita e libera dai diktat dei mercati.

Chiediamo a tutte le studentesse e gli studenti che erano in piazza in quei mesi, agli esponenti del mondo della cultura e della politica che credono in un’università diversa da quella imposta dal neoliberalismo, a tutti quelli che pensando che l’Onda non si condanna, di prendere posizione e condannare la sentenza.

Ci rivediamo nelle strade.

da DinamoPress

Comments ( 2 )

  • Marcella Raiola

    https://www.facebook.com/notes/marcella-raiola/i-docenti-pubblici-ufficiali-resistenti-condannano-la-repressione-degli-studenti/10153806064675891

    I docenti, pubblici ufficiali resistenti, condannano la repressione degli studenti.

    MARCELLA RAIOLA ·GIOVEDÌ 28 GENNAIO

    A seguito delle condanne emanate a carico di studenti scesi in piazza nel 2010 per gridare il loro “NO” al vergognoso governo Berlusconi, artefice dei primi pesantissimi tagli alla Scuola pubblica, e dei procedimenti giudiziari aperti contro studenti di Milano e Napoli che di recente hanno contestato la vergognosa riforma scolastica renziana, nata per portare a compimento il programma berlusconiano di smantellamento dell’istruzione pubblica gratuita e parificante, secondo quanto prescritto dalla Costituzione, e di subordinazione della formazione ai voleri e alle esigenze di Confindustria, i docenti precari di Napoli, i Cobas Napoli e i docenti e lavoratori del comparto Scuola del Coordinamento regionale campano hanno redatto e firmato il documento qui sotto riportato.
    Chiediamo a tutti i docenti che ne condividano contenuti e “animus” di sottoscrivere il testo e di diffonderlo il più possibile, sia per favorire l’archiviazione dei nuovi processi intentati ai giovani contestatori, che rischiano di diventare processi al diritto stesso di dissentire e manifestare democraticamente, sia per attestare e proclamare responsabilmente l’ethos dell’insegnante, che non può esercitare il proprio magistero se non in libertà e per la libertà.

    LA RESISTENZA, OVVERO “L’ESERCIZIO DELLA FUNZIONE DOCENTE”

    Siamo docenti, cioè pubblici ufficiali preposti alla tutela del diritto allo studio, che è diritto a essere uguali e a vivere da uguali, a contrastare il determinismo ambientale e sociale e a contestare quei poteri che operano per imporre verità assolute e per cristallizzare sperequazioni. Nell’esercizio delle nostre funzioni, che comprendono la vigilanza attenta sulle istituzioni democratiche, abbiamo pattugliato le piazze con i nostri studenti.
    Siamo solidalmente “complici” degli studenti che protestarono il 14 dicembre del 2010, a Roma, quando uno squallido mercimonio di voti tenne in piedi un governo sfiduciato dal basso, e degli studenti al fianco dei quali abbiamo manifestato, a Milano e a Napoli, il 13 novembre 2015, quando i manganelli di un potere antidialettico e ottuso hanno colpito le nostre schiene e spezzato i denti dei nostri ragazzi.

    Per i fatti della piazza romana del 2010, la magistratura ha erogato complessivamente 12 anni di galera a carico dei contestatori, accusati, tra le altre cose, di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Per la protesta dello scorso novembre è stata parimenti aperta, a carico di uno studente napoletano “colpevole” di aver cercato di proteggere compagni più giovani dalle cariche della polizia, un’indagine per lo stesso reato, utilizzato come passepartout giudiziario della repressione, atto a stigmatizzare e criminalizzare ogni azione di protesta, come quella portata avanti, il 28 maggio 2015, nel corso di una blindata passerella del ministro Giannini, da studenti universitari milanesi anch’essi oggi inquisiti.
    Respingiamo e proscriviamo le condanne già inflitte e auspichiamo la rapida archiviazione di tutti i procedimenti avviati contro gli studenti di Napoli e Milano. La resistenza è un dovere morale e civile, non un reato: è da noi che i giovani lo apprendono. Siamo noi che siamo stati “lesi”, nelle persone e nei diritti; siamo noi che siamo stati offesi dal tradimento della Costituzione antifascista; è a noi che si dovrebbe riparazione!
    Gli studenti continueranno a resistere alla distruzione della Scuola pubblica e all’azzeramento dei diritti dei lavoratori, e insieme a loro, a difendere la legalità costituzionale, da cui procede l’incoercibile diritto a manifestare, scenderemo in piazza anche noi, gli insegnanti, i pubblici ufficiali dell’Istruzione, consapevoli che ci troveremo di fronte le forze di un “ordine” che non vuole più contemplare il dissenso.
    Non temiamo le condanne dei tribunali, perché tremiamo al pensiero di quelle che la nostra coscienza ci infliggerebbe se restassimo muti o indifferenti.

    I docenti, “pubblici ufficiali” dell’istruzione statale

    Coordinamento Precari Scuola Napoli
    Cobas Napoli
    Coordinamento regionale campano Lavoratori Scuola