In Europa, dopo gli attentati a Parigi, spira un fortissimo vento di “stato di eccezione”, di regime giustizialista.
L’Europa sta varando il suo “patriot act“. L’Italia, con la recentissima proposta del ministro Orlando, fa la sua parte incostituzionale.Viene varato un regime di drastici limiti a libertà e diritti.
Detenzioni e limitazioni di libertà vengono decise dai poteri militari senza controllo giurisdizionale.
La Francia inserisce addirittura tale pratica in Costituzione. La scissione tra capitale e democrazia diventa completa.
I popoli europei diventano popoli di sospettati. Sappiamo dalla storia come va a finire: i “regimi d’eccezione”, che dovrebbero durare pochi mesi, diventano ordinario dirittto emergenziale.
Ma anche prima degli attentati di Parigi una prassi inquietante si faceva strada in Europa: la strada della sanzione amministrativa parallela allo strumento penale.
Una strada tesa, con ipocrisia, a spazzare via il diritto di resistenza dei movimenti conflittuali.
In Spagna è stata varata la “ley mordaza” (la legge “mordacchia”); la potestà sanzionatoria è affidata al Ministero dell’ Interno e commina sanzioni di molte migliaia di euro, anche solo per picchetti antisciopero,antisfratto,ecc..
Alfano va nella stessa direzione: sistematizza il reato mussoliniano di “devastazione e saccheggio”.
E, oltre all’arresto differito per reati commessi durante manifestazioni,propone l’introduzione del DASPO per i soggetti ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico.
In Italia viene già applicato alle avanguardie dei movimenti il “confino politico”, una misura particolarmente odiosa del codice fascista Rocco.
La nozione di “sicurezza” agita dai governi confindustriali sta soppiantando la nozione stessa di democrazia.
Lo “stato di eccezione” trasforma lo stato sociale in “stato penale globale”. Cresce un apparente paradosso: più liberismo padronale in economia, più controllo securitario sulla società (quello che chiamiamo,non a caso, ordoliberismo).
Pensiamo alla Val Susa, proclamata, di fatto, zona in stato di guerra, in cui viene applicata la legge marziale. Vi è una deriva, cioè, del potere moderno verso la biopolitica (uno Stato che si occupa della vita dei sudditi solo al fine di produrre corpi docili ed ordinati, adatti al mercato del lavoro precarizzato e schiavistico. Stiamo arrivando allo “stato del controllo”.
Pensiamo ai CIE,alle galere etniche,alla segregazione statale contro la società meticcia.Una grande battaglia unitaria con i migranti,per noi.
Perchè nessuno si salverà da solo. Se permetteremo, senza lottare, che esistano galere etniche che chiudono i migranti, contribuiremo a costruire anche l’ingabbiamento del nostro antagonismo.
Vi è un nesso tra austerità ed autoritarismo: il pugno di ferro dello Stato che riformula la propria operatività per stroncare il conflitto generato dalla diffusione dell’incertezza sociale.
Oggi più che mai, con la terza guerra mondiale in gestazione, vi è una simbiosi tra scenari di guerra e immaginario della sicurezza.
Il conflitto sociale viene ridotto a mera questione di ordine pubblico. Lo stesso diritto penale subisce una torsione: da sistema giuridico basato sulla responsabilità personale a sistema fondato prevalentemente sulla “ragion di stato”.
Per questo, in tutta Europa, le organizzazioni anticapitaliste, contro le misure eccezionali ed i provvedimenti restrittivi, hanno storicamente fatto ricorso a campagne per l’ AMNISTIA sociale, per l’indulto.
E’, certo, solo un appoggio istituzionale alle lotte, al diritto di resistenza, (di cui rivendichiamo il valore costituzionale ) ma serve e servirà.
Anche in Italia dovremmo riaprire il dibattito. Perchè lotte sociali e lotta democratiche saranno sempre più indissolubilmente legate.
Giovanni Russo Spena