Il ministro di polizia e il prefetto di Roma gareggiano a chi la spara più grossa. E Alfano rispolvera una vecchia idea stile Germania anni ’30
Il capo della Polizia Pansa ebbe a dire a proposito degli scontri del 12 aprile a Roma alla manifestazione per la casa e dell’agente che calpesta una ragazza per terra inerme “Un cretino da identificare”. Alessandro Pansa rispondendo ai giornalisti a margine del congresso nazionale delle Silp-Cgil a Perugia, ha esattamente così declinato il suo pensiero “Abbiamo avuto un cretino che dobbiamo identificare e va sanzionato perché ha preso a calci una ragazza che stava per terra”.
L’identificazione dello scalciatore non era certo difficile visto lo scoop di Popoff Globalist il 13 aprile che forniva elementi precisi di identificazione del funzionario di PS che cercava di fermare il poliziotto PS scalciatore e calpestatore.
Tre giorni dopo il fattaccio l’agente scalciatore si è presentato alla Questura di Roma rilasciando la seguente dichiarazione ” Non ho visto la manifestante, ho sentito di aver calpestato qualcosa, pensavo fosse uno zainetto”; degna del titolo appunto del film di Troisi: forse però non era uno zainetto, ma un calesse!
Al quinto giorno dal fattaccio il Prefetto di Roma, Pecoraro Law and Order, afferma invece «Il poliziotto che ha calpestato la ragazza a terra un cretino? Io userei un’altra parola, direi che il comportamento di quell’artificiere è apparentemente inspiegabile».
Quindi Pecoraro smentisce di fatto il Capo della Polizia. Certamente non ci deve esser un grande amore tra i due in quanto Pansa fu preferito a Pecoraro nelle scelta a capo della Polizia. Pecoraro Law and Order ha però una strana idea della Law: sono più che noti i suoi rapporti col pregiudicato Bisignani in relazione a notizie coperte da segreto di Stato, quel Bisignani, oggi riarrestato e ricondannato! Bisignani quello della maxitangente Enimont: ma Pecoraro come Bruto è uomo d’onore.
Al sesto giorno si sveglia il ministro Angiolino Alfano che romanescamente parlando la butta in caciara. Alfano è un fiume in piena con le sue roboanti dichiarazioni.
Il ministro Alfano sempre più russificato, nel senso del putinismo e delle satrapie dell’Asia centrale ex sovietica, vuole impedire il diritto di manifestare, come a Mosca o a Almati. Alfano quello che ha nel bel suo partito moderato in uomo di rango come Scopelliti, il condannato in primo grado a pene severe e che per la legge Severino deve decadere da Presidente della Calabria (ma Scopelliti non si dimette mai e dice di essere un perseguitato dagli inquirenti; ma come i poliziotti di Polizia Giudiziaria non sono santi come quelli che manganellano i manifestanti?.). Alfano quello che ha nel suo partito come capogruppo alla Camera la De Girolamo, quel ministro costretto rocambolescamente alle dimissioni per i noti fattacci benevantani? Alfano quello che ha nel partito il fior fiore di vecchi esponenti fascistoni romani? Alfano quello del caso Shalabayeva con la illegal rendition al Kazakistan di una donna e di una bambina?
“E’ inaccettabile che il centro storico di Roma sia sottoposto a rischio di saccheggio ogni due o tre mesi, non vorremmo che ci costringessero a vietare in queste manifestazioni l’accesso al centro storico della capitale”. Sul numero identificativo sul casco degli agenti, Alfano è categorico: “sono contrario. Se questi sono i manifestanti, io il numero identificativo lo metterei a loro…vengano loro alla manifestazione con il numero identificativo”.
Alfano, che risulta laureato in giurisprudenza, finge di non sapere o ha una pessima preparazione in diritto costituzionale: Cossiga come ministro dell’interno impedì per mesi il diritto di manifestare a Roma a fine anni ’70 ricevendo clamorose censure dalla Corte Costituzionale. Da ultimo Alemanno un paio di anni fa provò a interdire le manifestazioni nel Centro di Roma, venendo pesantemente sconfessato dal TAR.
Il diritto a manifestare è sacro in una democrazia, al contrario che nei paesi autoritari e fascisti o nelle satrapie asiatiche; se questo è il modello di Alfano, quello è il suo modello che non è quello delle democrazie liberali. Si può perseguire, secondo il criterio e il principio della proporzionalità, l’aggressività durante una manifestazione di piazza, ma mai l’espressione del diritto a manifestare! Si raggiunge inoltre l’acme dell’insulto ultrà reazionario nella boutade di Angiolino Alfano quando propone il numero identificativo ai manifestanti di piazza: visto che i manifestanti di norma non hanno il casco, il numero identificativo se lo devono tatuare sulla fronte o sull’avambraccio come ad Auschwitz? Oppure pensa all’iniezione di un microchip?
La sola idea del numero identificativo su ogni manifestante è soltanto caciara di impianto nazista. Dalla caciara torniamo ai fatti.
Bisogna tornare a chiedersi tante domande. In primo luogo, cosa ci fanno agenti in borghese con funzioni di ordine pubblico in piazza, con manganelli e casco che non siano funzionari della Digos? Lo scalciatore di Piazza Barberini era un artificiere: col manganello intercettava per aria le bombe carta con un colpo di baseball?
I commissariati di Polizia che dal Governo non hanno i fondi per la benzina delle vetture del 113 e i soldi per comprare la carta igienica e i toner delle stampanti, sono generosamente riforniti di manganelli con cui di tanto in tanto i poliziotti vengono inviati in ausiliaria alla Celere per funzioni di ordine pubblico. Chi non ricorda la squadretta dei magnificent seven, non della Celere, ma di provenienza da Commissariati, che pestarono il ragazzo Gugliotta massacrandone i denti e la bocca in una poltiglia di sangue a Roma qualche anno fa?
E’ ammissibile la presenza di queste squadrette speciali di PS, che non sono né della Celere né della DIGOS? Tralasciando la questione delle squadrette speciali, è ammissibile che in Italia, unico paese al mondo non fascista, coesistano in piazza “Celeri” di cinque ordini di Polizia (PS, CC, GDF, Forestale, Penitenziaria)? Nel resto del mondo sono al massimo due! E’ possibile che le reclute di PS, CC e GDF negli ultimi anni devono aver compiuto obbligatoriamente una ferma militare precedente, in barba alle norme europee (stavolta il principio l’Europa ce lo chiede non deve proprio valere)? Perché in Italia non c’è una SEZIONE DISCIPLINARE forte e indipendente, per esempio come in Francia, all’interno della Polizia? Infine in relazione ai numeri identificativi sui caschi perché si fa caciara e ideologia miserabile, quando esistono tali codici sui caschi addirittura in Turchia, il paese fascistoide di Erdogan?
Omnia munda e mundis.
Federigo Borromeo da popoff
[…] #12a, Alfano: marchiare i manifestanti Il ministro di polizia e il prefetto di Roma gareggiano a chi la spara più grossa. E Alfano rispolvera una vecchia idea stile Germania anni ’30 […]