Viene approvata la legge Basaglia che prevede – per la prima volta al mondo – la chiusura degli istituti manicomiali e un percorso terapeutico che non dovrebbe più essere basato sulla coercizione.
A distanza di quarant’anni purtroppo dobbiamo constatare come sia ancora molta la strada da fare: in parte a causa dei numerosi emendamenti che modificarono sensibilmente il testo approvato nel 1978 (ammettendo, ad esempio, il ricorso al TSO – trattamento sanitario obbligatorio – tuttora utilizzato), ma anche in conseguenza di un atteggiamento culturale ancora troppo diffuso che guarda con timore alle differenze e finisce con il patologizzarle.
Pensiamo ai percorsi di alimentazione forzata cui vengono sottoposte le persone anoressiche, pensiamo alla contenzione meccanica tuttora utilizzata nei confronti di pazienti con disagio psichico o di persone anziane, pensiamo infine a Francesco Mastrogiovanni e a Giuseppe Casu usciti morti dai luoghi in cui erano stati forzatamente ricoverati.
Proprio un brano dedicato a Francesco Mastrogiovanni (87 dei 99 Posse: https://youtu.be/7wVSmm0hgm8) ci ricorda come ad un modo anarchico di stare al mondo sia stata affibbiata l’etichetta del disagio psichico; proprio per garantire un’adeguata presa in carico di ogni forma di disagio, bisognerebbe chiedersi cosa sia davvero disagio e cosa no, e da cosa quel disagio derivi e quanta responsabilità abbia il contesto socio-economico nel determinarlo.
Speriamo che questo anniversario risvegli qualche coscienza e porti a guardare all’alterità e alle differenze con occhi meno giudicanti e meno superbamente “sani”.