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26 febbraio 1977 – Roma

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L’aula di economia e commercio è stracolma di studenti universitari, lavoratori, precari, disoccupati. Si respira l’aria di rivolta ed insurrezione che invade le piazze e le strade di quest’incredibile anno: il 1977.

Una grande assemblea del movimento, che si inserisce in un contesto che vede come eventi salienti la cacciata di Lama, la maggior parte delle università occupate, cortei e studenti arrestati, da il nome alla grande ondata rivoluzionaria di quell’anno: movimento ’77.

Nonostante ci sia una grande dimensione di mobilitazione in tutta Italia, l’epicentro è Roma e d è proprio qui che il movimento ’77 decidere di riunirsi; per fare il punto sulle lotte antecedenti il 26 e per rilanciare attraverso un momento nazionale di analisi politica e confronto contro la riforma Malfatti della scuola.

Quelli del 26 e del 27 sono due giorni di discussioni, interventi e dibattiti, resi possibili anche grazie al lavoro dei compagni che già dal 5 febbraio lavoravano in commissioni per preparare l’assemblea nazionale.

Ciò che ne esce segnerà la storia, e marcherà in modo decisivo le differenze e le novità del movimento ’77.

I punti principali della mozione approvata a stra grande maggioranza dal movimento furono i seguenti:

  1. “L’ assemblea afferma il carattere proletario del movimento di lotta sviluppatosi nelle università,
  2. rivendica l’antifascismo militante di Piazza Indipendenza, e si batte per la libertà dei compagni Daddo, Paolo, D’Arcangelo, Loiacono, per tutti i rivoluzionari prigionieri e per tutte la avanguardie colpite dai licenziamenti.
  3. Denuncia l’intervento di Lama all’università, il tentativo di divisione del movimento proletario, l’organicità con l’intervento della polizia e le leggi speciali di Cossiga.
  4. Si mobilita affinchè si rilancino nell’immediato la lotta sul salario e sul reddito, per la riduzione dell’orario di lavoro, contro la politica dei sacrifici, contro il lavoro nero e lo sfruttamento nelle fabbriche e nei quartieri.
  5. Il dibattito deve avvenire nei comitati di fabbrica, di scuola e di quartiere, non è tempo oggi, di mediazioni tra rappresentanze… Diciamo no al tentativo di dividere il movimento tra una parte violenta ed intimidatrice, ed una parte che sarebbe disposta all’apertura e al confronto. No al tentativo di reintrodurre all’interno del movimento organizzazioni giovanili e di partito.Il giudizio del movimento sui fatti di Roma (cacciata di Lama dalla Sapienza) è chiaro: la provocazione è partita dal servizio d’ordine del PCI. Chi si è contrapposto all’autonomia del movimento è stato Lama.
  6. L’assemblea si impegna ad organizzare per il 12 Marzo una grande manifestazione contro l’attacco al reddito proletario e all’occupazione…per l’organizzazione autonoma degli operai, degli studenti, dei disoccupati e di tutti gli sfruttati.”

Questo stralcio di documento, preso dal primo numero di “Materiali comunisti per il movimento” edito il 12 marzo 1977, dà l’idea del calibro e della portata del dibattito politico dell’assemblea del 26 febbraio, e fa capire bene come essa abbia contribuito a far crescere la coscienza del movimento ’77.

Il rifiuto della rappresentanza, delle istituzioni dello Stato, il riconoscere al movimento il ruolo di autorganizazzione e ricomposizione della classe operaia, fece sì che la lotta non si fermasse alla sola resistenza contro le aggressioni del sistema capitalistico, ma che il movimento stesso diventasse una fucina propositiva e rivoluzionaria in cui creare la società comunista. (da InfoAut)