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Carcere: Il sottosegretario Ferri “giustifica” le violenze sul detenuto Rachid Assarag

Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri nel rispondere all’interrogazione presentata dall’on. Vittorio Ferraresi e altri deputati del Movimento 5 Stelle a riguardo il caso del detenuto Rachid Assarag,  che da anni denuncia i maltrattamenti e gli abusi che ha subito, in modo particolare nel penitenziario di Parma, ha quasi giustificato il comportamento della polizia penitenziaria in quando Assarag è “condannato in via non definitiva ed è imputato per altri procedimenti’.

Le contraddizioni di Ferri sono palesi, per esempio dice che il rapporto sulla situazione di Rachid è arrivato a via Arenula il 24 febbraio, cioè in coincidenza guarda caso con l’interpellanza urgente di Ferraresi! Inoltre sul poliziotto penitenziario coinvolto nella vicenda Rachid nulla dice sul fatto che praticamente ora è promosso a una funzione importante a Roma a Via Arenula, senza neanche l’ipotesi di una sospensione cautelare o quanto meno il trasferimento a una funzione meno importante

Quindi per il sottosegretario Ferri i detenuti in “quando condannati in via definitiva” possono essere minacciati e massacrati.

Il caso di Rachid Assarag  inquadra invece un sistema omertoso e di “spirito di corpo” che domina all’interno delle carceri, e nonostante i continui casi di violenze il governo, di fatto,  continua a “giustificare” e garantire impunità sugli abusi che i detenuti subiscono.

Il testo della risposta all’interrogazione del  sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri:

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, signor Presidente, buongiorno. Con l’interpellanza indicata in oggetto vengono segnalati i gravi episodi di violenza e maltrattamenti denunciati all’autorità giudiziaria dal signor Assarag Rachid, attualmente detenuto presso il carcere di Torino, che il predetto cittadino marocchino avrebbe subito nelle diverse sedi penitenziarie dove è stato ristretto.

Ho ascoltato come sempre con interesse l’onorevole Ferraresi, che ha illustrato l’interpellanza firmata da lui e da altri parlamentari; e devo dire, voglio subito sottolineare un aspetto che mi trova d’accordo con l’onorevole Ferraresi e che è la stella polare del nostro Dicastero, del Ministero della giustizia: dentro le nostre carceri dobbiamo lavorare per far rispettare e per garantire i principi e tutto quello che è contenuto nell’articolo 27 della Costituzione. Rafforzare, quindi, la tutela dei diritti, garantire la dignità umana, che è giusto sia garantita anche a chi è ristretto e a chi ha sbagliato, e lavorare poi su tutto il percorso rieducativo all’interno delle strutture. Rafforzare, insomma, la tutela dei diritti !

E su questi punti – voglio sottolinearlo e rivendicarlo – questo Governo, questo Ministero sta lavorando, e tanti sono i provvedimenti che sono stati assunti: la complessiva azione del Ministro della giustizia in materia di esecuzione penale è prioritariamente orientata attraverso articolate, incisive iniziative normative ed organizzative finalizzate ad assicurare l’effettività della tutela dei diritti e della dignità delle persone detenute, nella prospettiva della piena attuazione dei principi costituzionali e sovranazionali. E quando si parla di principi sovranazionali, tutti guardiamo alla giurisprudenza della Corte CEDU, a quanto ci è stato chiesto in quelle sentenze: a tutto il tema del sovraffollamento carcerario, che è uno dei punti che però è stato risolto da questo Governo, che ha inoltre istituito gli «Stati Generali delle carceri». Sul sito del Ministero si possono trovare le relazioni dei diciotto tavoli che hanno lavorato sul tema degli «Stati Generali delle carceri», tavoli aperti alla società civile, a esperti, a educatori, a psicologi, a esponenti del mondo del volontariato, a giuristi, a esponenti dell’accademia, magistrati, avvocati, a tutela del diritto di difesa: tutti esperti del settore che potevano portare un contributo, sul quale il Ministero vuole lavorare, vuole andare avanti con delle proposte concrete, che si aggiungono a ciò che è stato fatto già fino ad oggi, e che secondo noi è invece significativo.

In questa direzione il Governo ha improntato la sua azione, così come ampiamente testimoniato dalle iniziative normative succedutesi appunto negli ultimi due anni. Vorrei ricordare a tutti, anche in questa sede, qual era la situazione carceraria allorquando l’Esecutivo si è insediato: una situazione insostenibile, al punto che la stessa CEDU, come tutti sapete, aveva condannato l’Italia per l’eccessivo sovraffollamento in cui le stesse versavano. Prima citavo la CEDU, la sentenza Torreggiani; e in risposta a questa situazione mi permetto di citare, seppur brevemente, alcuni degli interventi adottati, che nell’insieme illustrano la reale dimensione dell’azione intrapresa.

Immediata è stata per esempio l’adozione di specifiche misure riparatorie in favore di detenuti che hanno scontato la pena in una condizione di sovraffollamento: cito il decreto-legge n. 92 del 2014. L’adeguamento e il potenziamento, poi, che stiamo cercando di realizzare per quanto riguarda anche gli spazi pensati in funzione della tipologia dei detenuti che sono nelle nostre strutture penitenziarie: lavorare nell’ampliamento degli spazi, e anche nella ristrutturazione di tutte le sedi carcerarie per garantire una maggiore efficienza sull’area trattamentale; perché è chiaro che anche gli spazi sono necessari per effettuare un rafforzamento dell’area trattamentale all’interno delle strutture.

Ulteriori interventi del 2014 e del 2015 sono stati finalizzati inoltre, grazie al lavoro di Camera e Senato, a nuove pene detentive non carcerarie e all’istituto della messa alla prova, in cui i dati sono incoraggianti, ed è poco che è entrato in vigore; fino al recente decreto legislativo sulle depenalizzazioni, che vuole snellire l’esercizio dell’azione penale per quei fatti che non sono di grave allarme sociale, e rafforzare invece la tutela penale, nel rispetto del principio di obbligatorietà dell’azione penale, di tutti quei fatti gravi che servono per garantire sicurezza dei cittadini. Si tratta di un altro tema che va sottolineato, la sicurezza dei cittadini, come pure quella certezza della pena a cui faceva riferimento anche l’onorevole Ferraresi, che da quanto egli ha detto è un tema che sta a cuore anche agli interpellanti, così come al Governo. Sono azioni concrete, con cui si sta disegnando un nuovo modello detentivo: una profonda e complessiva riorganizzazione del sistema penitenziario per realizzare una più razionale distribuzione dei detenuti nelle strutture e per favorire la vita dei detenuti stessi nelle strutture, nella relazione con gli operatori, con gli altri detenuti, riducendo quindi il disagio dei detenuti che troppo spesso conduce a volte anche ad azioni non opportune.

Il tema è quindi quello di migliorare la vita dei detenuti, di garantire la tutela dei diritti; e nello stesso tempo però dobbiamo dare atto che nell’analizzare il mondo delle carceri, dobbiamo ringraziare tutto il mondo del volontariato, gli operatori, gli educatori, la Polizia penitenziaria, che lavora quotidianamente e garantisce la sicurezza all’interno, e molte volte partecipa anche all’area trattamentale, e quindi a quel percorso rieducativo che è importante. È una premessa che va fatta, perché quando si parla di un mondo complesso, occorre fare anche queste premesse e specificare questi punti. Ciò non ci esime però dall’entrare nello specifico di situazioni che vanno monitorate e su cui è giusto intervenire: perché un’altra circostanza su cui il Ministero è d’accordo con l’onorevole Ferraresi – e arrivo al tema concreto, però questa premessa va fatta, perché bisogna essere obiettivi nell’analizzare i fatti, e anche dare atto di quello che è stato fatto – è che nelle nostre carceri non devono esistere lezioni di vita carceraria, e la stella polare è la tutela dei diritti, come ho affermato prima e come desidero risottolineare.

Venendo ora alla vicenda del detenuto Assarag Rachid, sin dal settembre 2014 essa è al centro dell’attenzione del Ministero: su impulso del Ministro sono state immediatamente disposte acquisizioni mirate di informazioni, anche in ordine allo sviluppo delle indagini seguite alle denunce del detenuto, ed avviati accertamenti ispettivi negli istituti indicati come luoghi di violenza in danno di persone detenute. Il Ministero ha dunque acquisito informazioni, disposto ispezioni, e si è subito preoccupato di verificare la gravità dei fatti denunciati; e l’amministrazione penitenziaria ha con nota del 25 febbraio trasmesso al Gabinetto del Ministro la relazione del servizio ispettivo, comunicando anche di aver richiesto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Parma la trasmissione di copie di atti di informazioni ostensibili e riferibili alle indagini svolte in ordine ai fatti denunciati dal detenuto. È evidente che ci sono due profili che devono esser tenuti distinti. Il primo di essi è l’accertamento penale, e quindi il lavoro della magistratura, l’autonomia, l’indipendenza della magistratura nell’accertare i fatti sui quali, come sa bene l’onorevole Ferraresi, il potere esecutivo non può e non deve intervenire; e quindi il profilo penale dell’accertamento della responsabilità, di fronte al quale vi è grande rispetto e di fronte al quale il potere esecutivo e il Ministero della giustizia attendono gli esiti.

L’altro profilo è invece quello disciplinare, quello ispettivo, del Ministero. Parlo di quello ispettivo, perché chiaramente, a monte, anche dal punto di vista disciplinare, devi prima valutare i fatti, verificarli, acquisire le documentazioni, ed è utile anche poi sapere come vadano a finire gli accertamenti dell’azione penale della responsabilità, perché sono comunque fatti che, se pure da essi partono due azioni diverse e due profili diversi, disciplinare e penale, occorre appunto capire e acquisire la fondatezza e l’accertamento dei fatti. Tenendo ben distinti questi due profili, a seguito dell’atto ispettivo in discussione, sono state acquisite presso il tribunale di Parma informazioni in merito alla richiesta di archiviazione del procedimento iscritto in seguito alla denuncia del signor Assarag, e il predetto ufficio ha riferito come il procedimento sia attualmente pendente in fase di opposizione della persona offesa, con udienza di trattazione fissata per il prossimo 10 maggio 2016. Quindi, il 10 maggio 2016 si terrà la camera di consiglio di fronte al giudice per le indagini preliminari di Parma, che avrà ad oggetto la decisione se accogliere o no quella richiesta di archiviazione, che comunque è un atto processuale che è a disposizione anche del Ministero e che deve però avere questo vaglio del giudice a seguito di un’opposizione che è stata presentata. Tutto ciò premesso, all’esito dell’azione ispettiva svolta, l’amministrazione penitenziaria, con nota del 25 febbraio, ha comunicato quanto segue….

  VITTORIO FERRARESI. Di ieri ?

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, ho letto «25 febbraio». Leggo passi della relazione ispettiva pervenuta al Gabinetto del Ministero: «Nel corso della verifica, la Commissione ha sentito, tra gli altri, anche il dirigente sanitario della ASL referente per l’istituto e il garante del comune. Il primo, sentito in merito alla situazione relativa alle possibili forme di violenza in istituto ipotizzate dagli organi di informazione e da recenti denunce di detenuti, ha negato categoricamente l’esistenza di un sistema che possa in qualche modo coinvolgere anche il personale medico e ha precisato che, quando occasionalmente si sono verificate situazioni in cui i detenuti hanno dichiarato percosse, la situazione è stata regolarmente segnalata all’autorità giudiziaria. Gli accertamenti effettuati, le audizioni con il Garante, il personale sanitario, i volontari, il cappellano e gli stessi detenuti – quindi tutti soggetti che sono stati auditi nel corso dell’ispezione – portano ad escludere un sistema di abusi e violenze. Dalla stessa relazione, tuttavia, emerge che la vita detentiva e le relazioni interne sono gestite quasi esclusivamente dall’area della sicurezza, in continuità con il passato». Quindi, segnalano anche delle criticità, dal punto di vista delle relazioni interne della vita detentiva, appunto; criticità che comunque sono all’attenzione del Ministero e sulle quali il Ministero sta lavorando per anche migliorare, così come in tutte le strutture penitenziarie, tutto quello che riguarda i nuovi indirizzi che il Dipartimento ha dato su indicazione del Ministero in tema di qualità della vita detentiva e di rafforzamento della tutela dei diritti. Queste ultime sono parole mie e non più virgolettate; le virgolette chiudono con le parole «in continuità con il passato». L’amministrazione penitenziaria sta seguendo con attenzione il sistema organizzativo e operativo inerente alla gestione dell’istituto di Parma, caratterizzato da una rete di concreti interventi volti ad implementare, tra l’altro, la formazione e l’inserimento lavorativo dei detenuti, nonché per migliorare le condizioni detentive. Quindi, anche sulla struttura di Parma, che è un carcere che comprende più aree di alta sicurezze e dove quindi ci sono anche i «distretti 41-bis», occorre e stiamo lavorando per migliorare, anche in quella struttura, tutto ciò che riguarda le condizioni.

Su questo tema ben vengano idee, ampliamenti, perché noi crediamo nella certezza della pena, ma nello stesso tempo vogliamo che anche all’interno delle strutture, anche in quelle più complesse, dove ci sono detenuti di alta sicurezza e anche del 41-bis, siano rispettati quei diritti umani e quella dignità che tutte le persone devono avere senza distinzione. Si segnala, inoltre, come da informazioni acquisite risulta che il Garante dei detenuti del comune di Parma, con cadenza quasi giornaliera, acceda all’istituto in questione al fine di verificare le condizioni detentive. Quindi, ci sono dei controlli anche del Garante, dei volontari, di tutto il mondo della polizia, di tutto il mondo della società civile che quotidianamente, previa autorizzazione, entra presso le strutture. Il Ministro valuterà con la massima attenzione gli esiti documentati delle verifiche ispettive, in attesa di conoscere le valutazioni riservate all’amministrazione penitenziaria e ai fini dell’eventuale esercizio delle prerogative ad essa spettanti in materia disciplinare. Non mancherà altresì, il Ministro, di seguire con analoga attenzione anche l’attuazione delle annunciate misure di innovazione gestionale. In considerazione della delicatezza della questione e dell’interesse prioritario riservata alla tutela della dignità delle persone detenute, posso rassicurare gli interpellanti che il Ministro della giustizia continuerà a seguire con la massima attenzione gli esiti delle attività ministeriali ancora in corso e dei procedimenti penali in cui il signor Assarag è a vario titolo coinvolto. A tal proposito – lo risottolineo –, senza che ciò posso ovviamente incidere sulla materialità dei fatti oggetto degli accertamenti penali e disciplinari in corso, non può essere sottaciuto, per completezza delle informazioni, che dalla corposa documentazione in possesso dell’amministrazione penitenziaria emerge che Assarag ha sporto svariate – ben cinque – denunce per episodi di lesioni, minaccia, maltrattamenti e abuso d’autorità subiti nei diversi istituti penitenziari dove è stato ristretto, che hanno dato luogo a procedimenti penali, due dei quali versano in fase di indagini, mentre per gli altri tre sono state presentate richieste di archiviazione, in quanto secondo l’accusa i fatti non risulterebbero riscontrati così come esposto dal denunciante. Quindi, io mi limito a riferire cosa dicono tre richieste di archiviazione delle cinque denunce presentate. Chiaramente ci sarà anche in questo caso – se c’è opposizione o comunque anche senza opposizione – il vaglio del GIP. Sotto altro connesso profilo risultano sette procedimenti penali per fatti di reato contestati ad Assarag, di cui uno sfociato in condanna dello stesso Assarag per il reato di oltraggio e per altri due è stato disposto il rinvio a giudizio per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Sempre per esigenza di completezza e trasparenza, non posso sottacere che la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero dà atto che subito dopo l’episodio denunciato dall’Assarag è stata intrapresa una corposa e decisa attività investigativa, senza che ciò – lo ridico e lo risottolineo – possa ovviamente comportare una sovrapposizione all’attività della magistratura. Dalla richiesta di archiviazione ciò si legge, così come ha letto l’onorevole Ferraresi, che ha stigmatizzato giustamente la parte finale della richiesta di archiviazione, che io ho voluto riprendere nella mia risposta, per dire come il Ministero guardi alla tutela dei diritti e lavori per evitare che ci siano – non esiste ! – nelle nostre carceri lezioni di vita carceraria, quindi bene ha fatto a stigmatizzare questa cosa. Però, la richiesta di archiviazione va letta nel complesso e quindi va esaminata, va approfondita.

Se uno la legge interamente, con quelle sottolineature e quelle stigmatizzazioni che ho già fatto, emerge dalla richiesta di archiviazione una discordanza, una discrasia tra la ricostruzione offerta da Assarag e una nutrita serie di risultanze oggettive e documentali di segno contrario.

Quindi, il pubblico ministero, ha esaminato il caso; dopo la denuncia ha fatto tutta una serie di verifiche documentali e oggettive, non avendo riscontro con quanto era stato denunciato, è arrivato a chiedere l’archiviazione. Questo è l’atto processuale che può essere esaminato e che è all’oggetto, comunque, dell’attenzione di tutti gli organi. Con riferimento alle censure mosse all’operato della magistratura inquirente nell’atto di sindacato ispettivo, la competente articolazione ministeriale è stata, comunque, immediatamente investita dei necessari approfondimenti, al fine della valutazione di eventuali profili di rilevanza disciplinare di competenza del Ministero, del Guardasigilli. Quindi, stiamo valutando, stiamo acquisendo gli atti, tenendo distinti i due aspetti e, chiaramente, anche il nostro Ministero, una volta forniti e avuti tutti gli atti, arriverà alle proprie conclusioni e valuterà cosa fare. Quanto, infine, alla posizione dell’ispettore della polizia penitenziaria Lionello Catini, attualmente in servizio presso il reparto sicurezza del Ministero, si rileva anzitutto come il predetto abbia assunto la qualità di persona indagata in epoca successiva all’assegnazione del suo attuale incarico che era stata già disposta nel giugno del 2012 e, quindi, ripristinata nell’aprile 2014. Ciò precisato, si pone in evidenza che la valutazione di ogni profilo, anche di opportunità, circa quella posizione, sarà compiuta non appena conosciuto l’esito dell’attuale fase giudiziale del procedimento penale in parola. Mi preme altresì segnalare che il Ministero ha recentemente adottato nuovi e più stringenti criteri di selezione del personale addetto a quel reparto, cui compete anche lo svolgimento dei servizi di protezione dall’autorità di sicurezza.

Quindi, concludendo, penso di aver dato le risposte all’onorevole Ferraresi e il tenere i due profili distinti impone, anche al Ministero, di verificare e di accertare i fatti e una volta accertati, anche dal punto di vista disciplinare, il Ministero prenderà le decisioni, però i fatti devono essere accertati, perché, come l’onorevole Ferraresi parlava di certezza della pena, è giusto che ci siano tutte le garanzie anche per chi è incolpato per potere spiegare e poter dire come si sono svolti i fatti. Quindi, occorre certamente, così come ha fatto il Ministero, muoversi tempestivamente e ora stiamo valutando e aspettiamo anche l’esito del procedimento penale per capire quali siano le circostanze su cui intervenire, se intervenire e che decisioni prendere. L’onorevole Ferraresi ha fatto nella sua illustrazione riferimento anche alla mancanza di personale della polizia penitenziaria, al principio della certezza della pena e a tanti altri aspetti; è chiaro che nell’evidenziare questo episodio, su cui il Ministero sta facendo chiarezza, dobbiamo, nello stesso tempo, dare atto del lavoro che tutti gli operatori fanno all’interno delle strutture penitenziarie, con serietà e anche professionalità, Ringrazio e scusate se ho rubato qualche minuto in più.