Un altro grave omicidio di ambientalisti, in Honduras. A rimetterci la vita, questa volta è stato Nelson Garcia, 39 anni, dirigente del Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras (Copinh).La stessa organizzazione che aveva fondato Berta Caceres, uccisa il 3 marzo nella sua casa di La Esperanza.
Garcia è stato ammazzato dieci minuti dopo un attacco della polizia contro i contadini indigeni che difendono i loro territori ancestrali dalle rapine delle grandi multinazionali. Anche in questo caso, le autorità hanno negato che si sia trattato di delitto politico, ma il Copinh e le organizzazioni per i diritti umani, che denunciano costanti minacce e persecuzioni, hanno nuovamente puntato il dito sulle forze di repressione.
E la Banca olandese per lo sviluppo (Fmo) ha sospeso le attività.
«Berta non è morta, si è moltiplicata», gridano gli ambientalisti riprendendo uno slogan usato in Venezuela dopo la morte di Chavez. Berta faceva parte dei movimenti dell’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America ideata da Cuba e Venezuela, e le mobilitazioni si ripetono nel continente. Si è fatta sentire anche la Ue per chiedere un’inchiesta internazionale indipendente e la protezione dell’ambientalista messicano sopravvissuto, Gustavo Castro. Anche papa Bergoglio, che aveva ricevuto Berta in Vaticano, ha chiesto un’indagine indipendente e ha definito quello di Berta «un lavoro straordinario per un mondo migliore».
Geraldina Colotti da il manifesto