La storia è di Davide Delogu. La sua esperienza è quella di un compagno che per via di alcune rapine finisce nelle patrie galere, nonostante quest’oggettiva limitazione impostagli dal carcere egli non ha mai perso un attimo nel distinguersi per essere un portatore di iniziative di lotta all’interno proprio di quel sistema. Questa sua “attività” è stata più volte motivo di trasferimento da e per altre strutture carcerarie, oggi si trova ad Agrigento nel carcere di “Petrusa”, sottoposto al regime del 14 bis, proprio a causa del suo non voler piegare la testa. L’articolo 14 bis del codice penitenziario prevede che se il detenuto pone in essere dei comportamenti che a detta della direzione possano in qualunque modo “compromettere la sicurezza della struttura, ovvero turbano l’ordine degli istituti”, egli può essere sottoposto ad un regime di sorveglianza particolare. Le maglie larghe che regolano l’applicazione di quest’articolo lasciano in sostanza alla sola amministrazione penitenziaria la sua regolamentazione, rendendo i/le detenuti/te facilmente ricattabili da essa.
La prima restrizione riguarda la permanenza all’aperto dei detenuti, le cosi dette “ore di passeggio”, a seguire le restrizioni riguardanti il numero di colloqui concessi nel corso del mese, ovvero la possibilità di usufruire di colloqui con terze persone, estranee alla famiglia o con operatori volontari che operano negli istituti. Sulla natura giuridica dell’attività di concessione dei colloqui si è molto dibattuto in dottrina, la tesi prevalente è quella di riconoscere la sua natura amministrativa, considerando tali permessi un interesse legittimo e non un diritto del detenuto; questa concezione ha dato la possibilità alle autorità competenti alla concessione dei colloqui di restringere la loro frequenza per le persone considerate particolarmente pericolose: non essendo previsto alcun limite dal regolamento, la decisione sul numero di colloqui di cui possono usufruire i detenuti sottoposti al regime di sorveglianza particolare è lasciata all’arbitrio dell’amministrazione penitenziaria. Altre restrizioni che può disporre il provvedimento di sorveglianza particolare riguardano: la ricezione di pacchi; le comunicazioni telefoniche; la lettura di periodici e riviste; la detenzione in cella di oggetti normalmente consentiti dal regolamento. Anche le attività interne al carcere, ovvero tutte quelle attività che vengono concepite come funzionali e/o integranti il trattamento penitenziario, es: scuola, attività culturali, ricreative e sportive, sono di fatto escluse dal circuito della sorveglianza particolare. Infatti, se la ratio della legge 663/86 è quella di applicare il regime di sorveglianza particolare a quei soggetti che rifiutano ogni forma di trattamento, gli operatori penitenziari, durante l’applicazione di tale regime, dovranno limitare le loro attività soltanto ad osservare la personalità del soggetto e alla verifica della sua pericolosità.
Questo articolo 14 bis non ha piegato la schiena di Davide, che anzi continua nella sua lotta, esprimendogli tutta la nostra solidarietà, invitiamo tutti e tutte a sostenerlo. Cercando di mettere in atto una corrispondenza che, nonostante le limitazioni del citato articolo, possa fargli sentire tutta la nostra vicinanza. Cartoline, lettere, libri, giornali, opuscoli, potranno essere un semplice ed efficace modo di sostegno alla sua lotta e di messa in “difficoltà” dell’amministrazione penitenziaria agrigentina.
Di seguito una lettera di Davide; l’indirizzo per inviargli la corrispondenza è: Davide Delogu, Casa Circondariale contrada Petrusa 92100 Agrigento.
Isolamento di Petrusa 25/3/2016
Saluti ai “senza pazienza!“
Anch’io ne sono privo da ormai tanto tempo. Circostanza che è stata repressa per l’ennesima volta, ma in questo giro mi hanno applicato nuovamente il regime di tortura del 14 bis dal 14 Febbraio per svariate lotte individuali e collettive che sono state realizzate qui dentro nell’ultimo periodo. Classificando il mio comportamento che “ compromette l’ordine e la sicurezza dell’istituto- art. 14 bis, comma 1. Nonostante questo vado comunque avanti a testa alta con le mie scelte. Vi ringrazio per le cartoline che ho ricevuto da parte vostra, ma purtroppo altre cose non mi sono state consegnate perché “non consentite” e questo vale per tutti quei libri, periodici, giornali, opuscoli che non rientrano nel circuito commerciale fuori, non essendo in libera vendita. Da una parte è un sopruso, dall’altra si sostengono con cavilli permessi dai loro codici e dalla compiacenza del magistrato. Sto cercando di porvi rimedio, considerando anche che non ho più da leggere da un bel po’, ed è pesante.
Riguardo al progetto che vi accennai la prima volta che vi scrissi purtroppo è naufragato ancor prima che avvenisse un vissuto concreto della situazione. Ma non è dipeso da noi, ma da chi invece doveva presumibilmente occuparsi delle pubblicazioni, alla fine le cose bisogna farsele da sé e dai più affini. Contare su altri/e mai più! E’ stata persa un’occasione e chissà se e quando si ripeterà.
Cari “senza pazienza” (come me!) mi auguro che queste righe vi possano trovare più impazienti che mai.
Un abbraccio di lotta a tutti/e!!!
Davide
da InfoAut