18 maggio processo d’appello al Sud Ribelle. Breve storia
- aprile 20, 2010
- in appello, appuntamenti, G8 Genova, lotte sociali, ros
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Queste le tappe dell’inquisizione sul Sud ribelle:
– 15 Novembre 2002: 18 attivisti del movimento meridionale sono tratti in arresto per vari reati associativi .
– 23 Novembre 2002: Centomila persone scendono in piazza a Cosenza per chiedere la liberazione immediata di tutte e tutti gli arrestati.
– 2 Dicembre 2002: Il Tribunale della libertà di Catanzaro produce una sentenza che, oltre a rimettere in libertà tutti gli arrestati, demolisce dalle fondamenta l’impianto accusatorio del provvedimento. “Esprimere il dissenso non è reato” è il messaggio cardine delle motivazioni di quella sentenza.
– 9 Maggio 2003: Nonostante la richiesta dello stesso Procuratore Generale di rigettare il ricorso presentato dal Pm titolare dell’indagine, la Cassazione annulla la sentenza del Tdl di Catanzaro per esclusivi vizi di forma, mentre i contenuti della sentenza contestata non sono minimamente messi in discussione.
– Luglio 2003: Il Pm Fiordalisi presenta una “memoria” in cui ribadisce la volontà di arrestare nuovamente tutti e 20 gli indagati, ed estende all’intero movimento le accuse già formulate contro il Sud Ribelle. Fiordalisi chiede di depositare decine di migliaia di pagine contenenti “nuove” prove: si tratta essenzialmente di altre intercettazioni telefoniche riciclate (e molte di queste palesemente manomesse dalla digos di Cosenza) da altre procure che le avevano dichiarate inutili e insignificanti, ma per Fiordalisi sono una conferma: le contestazioni al G8 di Genova erano un attacco al governo Berlusconi. Secondo lui, gli indagati volevano “turbare l’esecuzione delle funzioni del governo italiano, sovvertire violentemente l’ordinamento economico costituito dello Stato, sovvertire la globalizzazione economica”.
– Novembre 2003: Nuova sentenza del tribunale della libertà di Catanzaro. A carico di cinque su diciotto già scarcerati, rimangono i gravi indizi di colpevolezza. A tre di loro viene addirittura imposto l’obbligo di firma (Caruso, Cirillo, Santagata) che durerà fino all’inizio del processo per oltre 1 anno; per tutti gli altri cade ogni contestazione.
– Aprile 2004: Richiesta di rinvio a giudizio per tredici degli indagati, due dei quali completamente estranei fino a quel momento a tutta la vicenda giudiziaria (Luca Casarini e Alfonso De Vito). Le posizioni di altri 41 indagati vengono archiviate. Solo per 11 dei 18 arrestati nel novembre 2002, è stata presentata richiesta di rinvio a giudizio; cinque di quelli che finirono nelle carceri speciali vedono cadere ogni contestazione a proprio carico. Fiordalisi aggiunge il reato di “associazione a delinquere”. Quindi, non solo sovversivi e cospiratori, ma anche delinquenti.
– Maggio 2004: Prima udienza preliminare. I legali si oppongono alla costituzione di parte civile presentata dalla Presidenza del Consiglio e dai Ministeri dell’Interno e della Difesa, che è stata però accolta. Il governo chiede cinque milioni di euro di risarcimento per i danni non patrimoniali, cioè d’immagine, subiti in occasione dei vertici di Napoli e di Genova. Ma il Gup Giusi Ferrucci, respinge questa e tutte le altre eccezioni della difesa, e prim’ ancora fissa il calendario del dibattimento, stralciando la perizia sulle intercettazioni (che sono il cuore del “teorema Fiordalisi”). Gli imputati, dinanzi a questo atteggiamento del Gup, che mostra già di aver deciso l’esito dell’udienza, chiedono la ricusazione del magistrato.
– Giugno 2004: La corte di appello rigetta la ricusazione del Gup fatta dagli imputati e ristabilisce il collegio. Gli imputati che hanno firmato la richiesta di ricusazione vengono anche multati di 1500 euro ciascuno.
– Giugno 2004: La Corte di cassazione rigetta il ricorso presentato da Caruso e Santagata contro l’obbligo di firma che li costringe ormai da nove mesi a firmare in caserma. Oltre al rigetto, i due imputati sono condannati ad una multa di 500 euro ciascuno.
– Luglio 2004: A Roma nasce l’Osservatorio parlamentare sul diritto al dissenso: seguirà il processo di Cosenza. I firmatari sono 12 deputati e due senatori. Il Gup rinvia a giudizio 13 indagati. Le pene previste per i reati contestati, vanno da 12 a 15 anni di carcere.- Agosto 2004: La Cassazione respinge i ricorsi sulla presunta incompetenza territoriale del tribunale di Cosenza. La Procura presenta una “integrazione d’indagine”. I mezzi di informazione locali annunciano che tra i testi d’accusa il Pm Fiordalisi ha inserito il capo della polizia De Gennaro.
– 27 Novembre 2004: Cosenza si mobilita di nuovo in vista dell’inizio del processo con tre giorni di mobilitazion, assembleee, musica ed un corteo con 10.000 persone scese di nuovo in strada a dare sostegno
– 2 Dicembre 2004: Inizio del processo con le revoche degli obblighi di firma a Caruso, Cirillo e Santagata. Volutamente il clima all’interno del Tribunale viene reso pesante dalla Digos con continue perquisizioni a cittadini e compagni che vogliono assistere al processo. Lo stesso non avviene in altre aule del tribunale a processi contro ndranghetisti. In una delle tante udienze addirittura un poliziotto aggredisce due compagni sulla soglia dell’aula. La pausa processuale e una sentenza della Corte Costituzionale fanno riprendere il processo a Ottobre 2005. Si inizia ascoltando i testi dell’accusa. Intanto anche la difesa si organizza, facendo entrare in aula il G8 nella sua gestione complessiva dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico, proiettando i video e visionando le foto. L’interazione tra avvocati genovesi e cosentini e segreterie legali è alta, proprio mentre si ascoltano dei testi molto importanti in entrambi i filoni processuali, i famigerati Mortola, Mondelli e Bruno. Il trio è molto conosciuto nelle aule genovesi: -Mortola sostiene diverse cose: che il corteo dei “disobbedienti” (una delle aree politiche italiane)era autorizzato, ma non riesce a spiegare perché sia stato attaccato dai Carabinieri (confronta Processo ai 25, su Via Tolemaide)–Bruno (capitano dei Carabinieri di Carrara a comando della Compagnia CCIT Alfa del III Battaglione Lombardia) ricorda molotov e lanci di materiale vario dappertutto, ma nelle numerose immagini visionate su richiesta del PM e delle difese non riesce a indicare neppure uno spillo lanciato contro i Carabinieri. Notevole poi che colui che ha diretto le cariche in via Tolemaide, abbia candidamente ammesso di non sapere e di non aver saputo allora se i cortei fossero autorizzati o meno (il corteo di Via Tolemaide ERA autorizzato!). I tonfa in dotazione ai suoi uomini poi, guardando bene le immagini mostrate durante l’udienza, si trasformano in manganelli, mazze, bastoni. A quel punto Bruno è costretto comunque a dire che non aveva una spiegazione a questo armamentario in quanto aveva personalmente passato in rassegna i suoi uomini la mattina. -Mondelli (funzionario della Polizia di Stato di Cuneo, distaccato a Genova, a capo del plotone dei Carabinieri del capitano Bruno) dichiara di non aver partecipato agli scontri, anzi di aver fatto di tutto per metter pace tra i due “contendenti” e di non aver dato l’autorizzazione al capitano Bruno di attaccare deliberatamente i manifestanti autorizzati, dando la colpa ai Carabinieri. Il successivo “teste eccellente” che viene ascoltato è il capo della Digos di Cosenza, Alfredo Cantafora, che si permette dalla sua posizione di testimone di emettere sentenze non richieste (“Sono colpevoli”), deridere i testi, addebitare agli imputati la morte di Carlo Giuliani per finire, subito zittito dalla Corte, a fare un pindarico collegamento con le Brigate Rosse . Ma i momenti migliori sono quelli di ilarità generale in aula quando Cantafora dichiara che alcuni imputati armati di verdure e scolapasta avrebbero usato violenza sulle forze dell’ordine. È stata poi la volta di Eugenio Astorino, anch’egli agente Digos di Cosenza che ha deposto sull’utilizzo (pe¬raltro perfettamente legale) di sistemi di criptazione della posta elettronica da parte di alcune persone non imputate nel procedimento odierno, nonché sul “pericoloso” sistema di comunicazione tra manifestanti: nientemeno che Radiogap, il progetto radiofonico nato durante il G8 a copertura delle manifestazioni. A questo punto, un colpo di scena: scompare il PM Fiordalisi, trasferito o meglio ritornato nella “sua” procura di origine, che viene sostituito da una staffetta di diversi colleghi. Il processo continua con l’escussione di diversi testimoni della difesa. Molti, quasi tutti lavoratori e sindacalisti di base, interrogati sulle giornate del Global Forum del 2001 a Napoli, hanno raccontato ciò’ che e’ avvenuto nel “sacco” di piazza Municipio; la mattanza attuata dalle forze dell’ordine nei confronti dei ma¬nifestanti: teste rotte, rastrellamenti negli ospedali, deportazione nella caserma Raniero, lacrimogeni a gogò’, pestaggi gratuiti, fughe generalizzate, scene di panico, intere famiglie terrorizzate e quant’altro. Terminata l’escussione dei testimoni della difesa la novità più grossa dell’autunno ce la riserva l’udienza n. 35, con il ritorno in aula di Fiordalisi assieme al suo fedele factotum, perche’ non c’erano altri pm disposti a sporcarsi le mani con questa spazzatura, in vista della sentenza che era stata calendarizzata per il 19 dicembre, in perfetta sincronia con le aule genovesi, ma rinviata al 31 gennaio. Il 10 gennaio 2008 il testimone dell’accusa, l’ispettore capo Rosario D’Agostino della Digos di Cosenza, è stato ascoltato nel processo Diaz. Doveva fugare, una volta per tutte, ogni dubbio rispetto alla presenza di soggetti pericolosi all’interno della Diaz, che avrebbero dato il via al pestaggio dei presenti. La sua trascrizio¬ne è stata depositata anche a Cosenza. Il 15 gennaio, invece, la città di Cosenza è stata omaggiata del trasferimento e promozione a vicequestore e capo della mobile, Fabio Ciccimarra. Il nuovo arrivato è molto conosciuto nell’ambiente del G8 per essere stato processato a Genova per i pestaggi avvenuti a Napoli durante il Global Forum del 2001.
– 24 gennaio 2008– Il PM Fiordalisi chiede 50 anni per tutti gli imputati
– 2 febbraio 2008– La città si mobilita ancora in vista della sentenza. Ancora 10 mila persone in piazza in solidarietà agli imputati.
– 24 aprile 2008 fine del processo con l’assoluzione piena per tutti gli imputati.
– Dicembre 2008 la Procura generale di Cosenza presenta appello
– 18 maggio 2010 – Catanzaro Inizio Processo d’Appello
Per tutto questo è di nuovo necessario mobilitarsi . Essere presenti vicino agli imputati far sapere allo Stato, ai magistrati, alla gente , che il movimento è ancora presente nei nostri territori, e soprattutto attivo contro le ndranghete di stato, i partiti corrotti, i politicanti che giocano sulla pelle della gente con false promesse e soprattutto mentre tutte le problematiche aperte nel lontano 2000, sui nostri territori sono ancora aperte e vive oltre che peggiorate. Ancora le scorie nucleari sono depositate a Poliporo, ancora si continuano le sperimentazioni OGM , ancora si è aggravata la richiesta del lavoro ed è peggiorata la precarietà, ancora le agenzie del lavoro giocano sui disoccupati, ancora si muore nei cantieri sul lavoro, ancora le devastazioni ambientali proseguono lungo le nostre coste , ancora si pensa di regalare il Ponte sullo stretto alla finanza ndranghetista, ancora si vuole nascondere la verità sulle navi dei veleni, ancora si vogliono riempire i nostri territori di diossina con nuove discariche e inceneritori, ancora sulle morti della Marlane non c’è giustizia, ancora……..
Per tutto questo, VENERDI’ 30 APRILE ALLE ORE 17 NEL CSOA RIALZO DI COSENZA ci sarà un ASSEMBLEA MERIDIONALE DI DISCUSSIONE ED ORGANIZZAZIONE aperta ai comitati di lotta, i centri sociali, le realtà di territori, i sindacati di base, le associazioni, i soggetti liberi perché il Processo d’Appello al Sud Ribelle non passi inosservato e porti ad una nuova piena assoluzione di tutti gli imputati ed al pieno riconoscimento della LIBERTA’ DI MANIFESTARE E FARE OPPOSIZIONE NEI TERRITORI