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#19O: ad assediare i palazzi c’eravamo tutti/e!

Hanno preso vita i presidi di solidarietà per i compagni e le compagne fermati durante la giornata di ieri: al carcere di Rebibbia per le due compagne napoletane e al Regina Coeli per i compagni. 

 Durante il corteo di sbato le forze dell’ordine hanno fermato 15 manifestanti, per i 6 dei quali, tra cui anche un minorenne, sono scattati gli arresti.  In qualche modo si doveva trovare dei mostri da sbattere in prima pagina per giustificare il clima di paura e terrore creato dai media mainstream nei giorni precedenti al corteo.

Dato che, secondo i giornalisti, Roma si stava preparando “al peggio”, “all’assedio da parte degli spaccavetrine, infiltrati e No Tav (ormai diventati l’incarnazione dei black block) ”, servivano degli elementi per poter applicare la solita dicotomia tra manifestanti “buoni” e “cattivi” e raccontare la storia del corteo pacifico rovinato dalle solite teste calde. 
Ed ecco che per i 15 fermi la Procura apre un fascicolo con accuse che vanno dalla resistenza aggravata ai danneggiamenti.
Ciò di cui non si sono accorti i media, assorti nel criminalizzare e decostruire, con scarso successo, una giornata di lotta senza precedenti, è che il corteo era unito, e per quanto essi provino a incantare con lo spauracchio dei balck block, ieri in piazza c’era una composizione sociale molto variegata: i movimenti No Tav, No Muos, movimenti per la casa, tanti migranti e rifugiati che hanno espresso la propria rabbia per le politiche omicide del governo in materia di immigrazione. 
I 15 fermati non erano gli unici ad assediare i palazzi del potere, insieme a loro c’erano altre 100 mila persone. A dimostrare ciò sono stati anche i primi interventi durante l’assemblea a Porta Pia di domenica, in cui si è rifiutata con determinazione la dicotomia tra buoni e cattivi, ribadendo l’unità del corteo e la condivisione degli obiettivi preposti. 
In seguito è stato lanciato un presidio per la giornata di domani a Piazzale Clodio davanti al tribunale, dove si terrà il processo per direttissima contro i compagni fermati.

Tutti/e liberi/e, liberi/e subito!