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25 luglio 1943 La caduta di Mussolini

E’ la notte tra il 24 ed il 25 Luglio del 1943, quando Mussolini, alla seduta del Gran Consiglio del Fascismo prende la parola.

Dice di aver convocato il Gran Consiglio non per discutere la situazione interna, ma bensì per informarlo della situazione bellica del momento e poter prendere una decisione a livello di strategia militare, da applicare in seguito allo sbarco degli alleati anglo-americani in Sicilia e alle difficoltà riscontrate.

Mussolini, che appare fiducioso e sicuro di sé, da tempo però cova il malcontento di alcuni gerarchi, che trovano in Dino Grandi il loro portavoce.

La situazione è grave e richiede decisioni chiare e capaci di creare una reale svolta nella guida del governo.

Terminata la relazione introduttiva, seguita da non poche critiche, prende la parola Grandi che si appresta a leggere il documento preparato e firmato dai dissidenti.

Si tratta di un attacco diretto alla persona di Mussolini e di sfiducia nel suo operato, che si trova così con le spalle al muro, costretto ad ammettere tutta la sua colpevolezza.

Si apre la frattura: si parla di abolizione del regime totalitario, ritorno allo Statuto, ripristino del Parlamento e restituzione alla corona di tutte le sue prerogative.

L’errore più grave che gli viene imputato è quello d’aver accettato la germanizzazione del partito e del paese, avviando l’Italia a intraprendere l’ascesa in guerra.

Nel dibattito interviene anche Galeazzo Ciano.

Mussoline viene quindi disarmato dagli stessi appartenenti al PNF, tenta un ultimo misero tentativo di riabilitazione della sua immagine, ma ormai la sorte è certa, non può evitare la messa in votazione del documento.

L’esito dello scrutinio avviene all’alba del 25 luglio ed è senza appello: diciannove sì contro sette no.

I favorevoli sono: Grandi, Bottai, Federzoni, Ciano, De Vecchi, De Marsico, Albini, Acerbo, Alfieri, Marinelli, Pareschi, De Bono, Rossoni, Bastianini, Bignardi, De Stefani, Gottardi, Balella, Cianetti.

Nonostante l’esito della votazione, Mussolini crede ancora di poter ottenere la fiducia del re; ma questi lo fa arrestare, mentre sale al potere come nuovo capo del governo Pietro Badoglio.

La radio trasmette il seguente comunicato: “Sua Maestà il re e imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del governo, primo ministro e segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato capo del governo, primo ministro e segretario di Stato S.E. il Cavaliere Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio”.

Alle ore 22.45 il maresciallo legge alla radio un proclama alla nazione nella quale dichiara che “la guerra continua”.

Vi è una confusione generale ma il popolo non può fare a meno di esultare e riversarsi nelle piazze per festeggiare.

Non possono immaginare quello che di lì a poco accadrà.

Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso, viene liberato da un commando nazista tedesco e trasportato in Germania dove darà vita alla Repubblica sociale italiana.

Coloro che avevano firmato l’ordine del giorno Grandi saranno processati e condannati a morte nel processo di Verona dell’8-10 gennaio 1944.

I 5 arrestati (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi), giudicati colpevoli d’alto tradimento, saranno giustiziati mediante fucilazione.

Mussolini fece la storia degli avvenimenti militari gettando la colpa dei suoi crimini e delle sue sconfitte su tutti, salvo che su se stesso.

La liberazione da lui si sancì solamente con la sua uccisione il 28 Aprile del 1945.

Ma quel 25 Luglio rimane nella memoria per la caduta definitiva del suo governo.

Guarda “La caduta del fascismo, l’armistizio e l’8 settembre 1943“:

da InfoAut