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3 Maggio 2005

Dopo 11 processi, il 3 maggio 2005 la Corte di Cassazione chiude definitivamente l’iter giuridico relativo alla strage di Piazza Fontana confermando le assoluzioni (decise in Appello l’anno precedente) di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, e condannando i ricorrenti (parti civili, Provincia di Milano e Lodi, Comune di Milano) al pagamento delle spese legali.

La strage di Piazza Fontana rappresenta così un buco nero emblematico anche per quanto riguarda i suoi svolgimenti processuali: Zorzi e Maggi – noti alle aule di tribunale anche per la strage di Piazza della Loggia – vengono scagionati per insufficienza di prove, Rognoni per non aver commesso il fatto.

E gli altri nomi emersi attorno ad una delle pagine più buie dello stragismo italiano?

Franco Freda e Giovanni Ventura – che alcuni magistrati avevano individuato come possibili responsabili della strage – erano stati processati e assolti in appello nel 1987, con una sentenza passata in giudicato: per questo non era più possibile sottoporli ad un nuovo processo relativo al medesimo crimine.

Carlo Digilio era stato condannato come colpevole in primo grado: le sentenze successive non hanno modificato questo esito, ma la prescrizione ha fatto il suo lavoro.

Gli indagati emersi apparterrebbero tutti a Ordine Nuovo – cellula neofascista fondata nel 1956 da fuoriusciti dal MSI e guidata da Pino Rauti – ma di nessuno sono state individuate le responsabilità specifiche, perlomeno non fino in fondo.

Nel frattempo molte vite sono state frantumate: quelle dei 17 morti nel corso della strage e quelle dei loro familiari, quelle degli oltre 80 feriti, quella di Giuseppe Pinelli.

Io so. Ma non ho le prove” scriveva Pasolini: se le istituzioni della legalità non riescono a svolgere i loro compiti, non possiamo che ribadire la necessità di essere autenticamente e quotidianamente intellettuali, capaci “di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace”, di ristabilire “la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.