Una manifestazione di disoccupati si trasforma in una vera e propria insurrezione. Le forze di polizia sparano uccidendo 4 dimostranti e ferendone un centinaio, ma infine vengono disarmate e tenute in ostaggio.
Il giorno successivo, 6 marzo, per l’intervento di rinforzi, le forze di polizia uccidono altri 3 dimostranti. Muoiono anche 1 appuntato dei carabinieri e 2 militi. L’insurrezione avrà termine la sera del 6 per l’arrivo di preponderanti forze militari e di polizia.
Racconterà nelle sue memorie il ministro degli Interni, Romita “Voglio i responsabili, tutti, nessuno escluso, dissi: nel volgere di poche ore furono fermate centinaia di persone…”.
La rivolta viene condannata dal segretario Cgil Di Vittorio, che invita i rivoltosi a rientrare nell’ordine. Andria è l’episodio culminante di una lotta pre-insurrezionale che serpeggia in centinaia di località in tutta la Puglia: da Bari a Foggia, da Lecce a Ceglie, da Spinazzola a Bisceglie, con decine di morti e centinaia di feriti.