Nella notte di ieri, 8 dicembre 2017, centinaia di No Tav, di donne e uomini giovani e “attempati”, sono tornati a far sentire la propria voce al cantiere Tav. Le ricorrenze sono importanti quando appartengono a una storia collettiva in cui non si rinuncia a lottare per ciò che è giusto, in cui non ci si arrende a combattere un’opera simbolo della mafia della politica che divora le risorse della collettività.
Mentre gran parte dei manifestanti si trovavano la strada sbarrata da un jersey rinforzato con il famoso filo spinato israeliano, altri piccoli gruppi sfidavano il freddo della notte valsusina per inerpicarsi sui sentieri e arrivare fino alle reti poste a protezione del tunnel geognostico. Il cantiere è stato quindi attaccato in più punti con cesoie e fuochi d’artificio mentre la polizia cercava di disperdere senza successo i notav presenti lanciando pietre e lacrimogeni.
La polizia politica, imboscata chissà dove, è riuscita però a fermare a ridosso delle reti due ragazzi e una ragazza: Alice, Umberto e Cesare.
Oggi i giornali li descrivono come pericolosissimi facinorosi. Noi ci teniamo a dirvi chi sono. Non per chissà quale feticismo sulle loro personalità ma perché sono i nostri compagni e gli vogliamo bene.
Umbe e Alice sono due studenti che, negli anni, hanno dovuto sempre arrangiarsi per pagarsi gli studi. Autista, cameriere, imbianchino, magazziniere, commessa e tutto quello che il fantastico mondo del lavoro in Italia riserva ai giovani. Nonostante questo hanno sempre trovato il tempo di impegnarsi a Torino e in Val di Susa a fianco di chi lotta, nei comitati di quartiere, nello sportello contro gli sfratti, nei picchetti degli operai della grande distribuzione o in università.
Cesare è un giovane operaio pisano dell’indotto Piaggio che ha lottato duramente un anno fa insieme ai suoi colleghi di fabbrica contro il ricatto dei contratti interinali che, per gli interessi delle grandi aziende, lo costringevano a condizioni di lavoro inaccettabili e alla precarietà perenne.
Sono tre figli della Val Susa, cresciuti sui sentieri della Valle e innamoratisi, manifestazione dopo manifestazione, di un territorio messo in pericolo da un’opera scellerata e senza senso.
Oggi i giornali tengono a specificarne nome, cognome e residenza. Non sono violentatori per cui bisogna usare riserbo e le iniziali. Non sono blasonati politici per cui vale la presunzione d’innoncenza. Sono solo tre ragazzi che hanno deciso di lottare. Una bassezza portata avanti su indicazione della polizia politica DIGOS, la vendetta extra-giudiziale messa in campo una banda di vigliacchetti che sperano cosi d’impedire a tre giovani lavoratori di ritrovare casa e lavoro. Ma ciò che facciamo, che lo si faccia alla luce del sole o al chiaro di luna, lo abbiamo sempre fatto a testa alta, con la tranquillità e l’ostinazione di chi sa che le cose in questo paese cambieranno quando inizieremo tutti a lottare per ciò che è giusto invece di abbassare la testa.
La stampa, poi, continua anche stavolta nell’insulsa operazione dell’etichettare come “leader di askatasuna” i compagni più attivi e generosi nei conflitti in questi ultimi anni. Evidentemente che si possa fare politica senza incarichi, senza voler cercare visibilità, una poltrona o un tornaconto personale è qualcosa di inconcepibile per questi signori. Semplicemente, al tempo dell’ipocrisia assunta a valore universale un’anomalia del genere è insopportabile per chi comanda.
Siamo sicuri che i nostri compagni, se non fossero rinchiusi dietro le sbarre, anche oggi ci direbbero di andare avanti, convinti delle nostre ragioni. Non per sconsideratezza né per calcolo ma perché, come ce lo ha insegnato in questi anni il movimento notav, ormai sappiamo che A SARA DÜRA!
CI VEDIAMO DOMENICA 9/12 ORE 18:00 SOTTO LE MURA DEL CARCERE DELLE VALLETTE PER PORTARE CALORE E SOLIDARIETÀ AI NOTAV ARRESTATI
Forza Umbe, forza Cesare, forza Alice! Avanti notav!