Domenica 11 ottobre circa 150 hanno sfilato per le vie del capoluogo sardo nel corteo conclusivo della tre giorni di mobilitazione convocata contro l’occupazione militare. L’apertura del campeggio nell’ex zona militare di Monte Urpinu, nel pieno centro cittadino, ha inaugurato diversi momenti di lotta contro l’imminente esercitazione NATO denominata Trident Juncture, funzionale a preparare i futuri scenari di guerra nella zona siriana e dislocata in vari poligoni e aeroporti militari tra cui quello di Decimomannu (CA).
Il corteo di oggi partito da piazza d’Armi ha raggiunto poi la parte base della città dove in via Mameli, nel quartiere di Stampace, è stato caricato da dietro da diversi reparti di polizia che per tutto il percorso hanno circondato la manifestazione. La carica scomposta si è protratta per diverse decine di metri sfociando in aggressioni a singoli manifestanti. Non sembrano esserci fermi ma i contusi sono diverse decine.
Un clima di tensione era stato preparato ad hoc in questi giorni: città blindata e ambulanze precettate dalla questura in occasione della manifestazione di oggi. Nella giornata di ieri alcuni fermi e controlli di polizia avevano raggiunto i partecipanti al campeggio. Tra giovedì e venerdì dodici fogli di via erano stati notificati al momento dello sbarco in Sardegna ad alcune persone dirette al campeggio con la ridicola ingiunzione di rientrare nel proprio comune di residenza entro 24 ore. La macchina di alcuni giovani no tav, giunti sull’isola in solidarietà alla lotta contro le basi, era infine stata danneggiata con la foratura delle gomme. Un inaccettabile clima di rappresaglia poliziesca ha insomma accompagnato la tre giorni di mobilitazione. I no basi non si sono però fatti piegare perseguendo con determinazione le proprie iniziative di lotta, forti del coraggio che ha portato a più riprese nel corso dell’ultimo anno ad avvicinarsi alle basi tagliandone le reti e togliendo così la “necessaria serenità” allo svolgimento delle attività militari.
da InfoAut