L’ordinanza che ha convalidato gli arresti di Paolo Di Vetta e degli altri attivisti, assume i contorni di un teorema molto pericoloso per i movimenti sociali e i sindacati. Una chiave di lettura che “viene dall’alto”. Un appello di attivisti immigrati chiarisce: “A noi non ci strumentalizza nessuno perchè lottiamo fianco a fianco”
Ha colpito molto – e negativamente – la motivazione con cui il giudice Di Maio dopo dieci ore di udienza ha convalidato l’arresto di Paolo Di Vetta e di altri tre attivisti che venerdi scorso avevano manifestato davanti al Cipe chiedendo che i soldi pubblici venissero stanziati per l’emergenza abitativa piuttosto che per la Tav.
Nell’ordinanza infatti, il giudice afferma che Paolo Di Vetta sarebbe un agitatore politico che “strumentalizza i bisogni degli immigrati”. Una tesi che somiglia molto a quella che diversi ministri utilizzano contro i sindacati che “strumentalizzano i lavoratori” o a quella di Marchionne che accusa la Fiom di “strumentalizzare gli operai”.
Ma questa chiave di lettura, che si presta ad un teorema valido contro tutte le organizzazioni che praticano il conflitto sociale producendo l’organizzazione di settori sociali – dai lavoratori ai senza casa, dagli immigrati agli studenti – non è un pensiero partorito autonomamente dal singolo magistrato.
Se andiamo a vedere la recente “Relazione al Parlamento sulla politica di informazione e per la sicurezza” (elaborata di servizi segreti e dalle forze di polizia), nel secondo capitolo – interamente dedicato a “La minaccia eversiva tra conflittualità sociale e strumentalizzazioni estremiste”, possiamo verificare come questo concetto venga veicolato ripetutamente. Ne segnaliamo due passaggi significativi: “Nel contesto delineato si conferma alto il potenziale di contestazioni focalizzate su realtà aziendali che soffrono momenti di difficoltà, per strumentalizzare il malcontento dei lavoratori, condizionare l’andamento delle vertenze e rilanciare la conflittualità sindacale. Nella medesima ottica, l’attenzione delle componenti antagoniste si è rivolta alle situazioni di disagio vissute soprattutto dalle fasce sociali più deboli e dai soggetti emergenti dello sfruttamento salariale. Tra di essi i lavoratori extracomunitari, considerati un potenziale bacino di riferimento da indirizzare verso forme di protesta organizzata, anche in sinergia con le maestranze italiane” …. “La protesta ha manifestato un potenziale di espressione anche attraverso forme diverse da quelle consuete: è il caso di talune esperienze di “conflittualità atipica” (presidi sui tetti, azioni simboliche etc.) che, finalizzate a richiamare l’opinione pubblica su specifiche problematiche occupazionali, hanno guadagnato ampia risonanza mediatica catalizzando, nel contempo l’interesse delle formazione antagoniste, che in più occasioni hanno fattivamente sostenuto la “battaglia” dei manifestanti”.(p.36). Per vedere tutto il documento potete andare su http://www.sicurezzanazionale.gov.it/web.nsf/pagine/relazione_al_parlamento
E’ decisamente impressionante la perfetta coincidenza tra il teorema espresso dal magistrato che ha convalidato i quattro arresti per la manifestazione davanti al Cipe e l’analisi dei servizi segreti presentata al Parlamento. C’ è abbondante materia su cui riflettere, ma c’è anche altra materia su cui riflettere, ed è l’appello che delegati, attivisti, sindacalisti “immigrati”, hanno lanciato a sostegno di Paolo Di Vetta e che grida chiaro e forte come gli immigrati che lottano nel nostro paese non si lasciano affatto strumentalizzare da nessuno, al contrario sono ormai protagonisti in prima persona di un conflitto sociale che riguarda loro come tutti i lavoratori, i precari, i disoccupati e i senza casa italiani. Forse è questa la preoccupazione dell’ordinanza che ha convalidato l’arresto di Paolo Di Vetta e di altre tre attivisti “immigrati”. A pensarla male dicono che si commetta peccato ma ci si azzecchi sempre, a unire le forze dicono invece che ci guadagni l’emancipazione della società.
Sergio Cararo da Contropiano
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Qui di seguito l’appello
No alla repressione! Libertà per Paolo Di Vetta!
Paolo Di Vetta è una persona impegnata da anni a fianco dei “senza voce, senza casa, migranti, richiedenti asilo” nonché dirigente dell’Unione Sindacale di Base (USB) espressione di difesa e tutela dei lavoratori, precari e disoccupati.
Succede che il 9 marzo 2012 a Roma, Paolo Di Vetta viene fermato insieme ad altri 4 attivisti dei movimenti sociali durante una manifestazione pacifica davanti alla sede del CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica.
Paolo Di Vetta, dopo essere stato malmenato, viene prelevato dalla Polizia dal pronto soccorso dell’Ospedale Santo Spirito di Roma dove aveva ricevuto una prognosi di tre giorni per i colpi subiti, e successivamente processato per direttissima il 10 marzo.
Noi cittadini migranti, richiedenti asilo, associazionismo impegnato contro razzismi/discriminazioni, ritenendo vergognosa l’accusa a lui rivolta di strumentalizzare i migranti, esprimiamo la nostra convinta solidarietà a Paolo Di vetta, persona da sempre impegnata al nostro fianco, ne chiediamo la sua liberazione.
No alla repressione! No alla criminalizzazione delle lotte! Libertà per Paolo Di Vetta!!!
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