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Detenuto di 21 anni si impicca nel carcere di San Vittore: aveva più volte denunciato di aver subito violenze

Da inizio anno sono 10 i detenuti che si sono tolti la vita e 24 il totale dei decessi avvenuti nelle carceri (di cui 10 per cause ancora da accertare).
Alessandro Gallelli era accusato di violenza sessuale. Da quattro mesi era in carcere in attesa di giudizio. Aveva più volte denunciato di aver subito violenze. Dal carcere garantiscono comunque che il giovane era in isolamento e che quindi non poteva essere vittima di pestaggi o percosse. Aveva compiuto 21 anni da poche settimane.
Quattordici i capi di imputazione, tra cui violenza sessuale e molestie ai danni di ragazze minorenni. Dalla sua cella del carcere milanese di San Vittore gridava disperato la sua innocenza e raccontava ai genitori di presunte percosse subite da altri detenuti poco inclini ad accettare con loro carcerati accusati di reati che ritengono infamanti: il pestaggio è infatti un triste “classico” del codice che vige in prigione nei confronti di chi è imputato di reati sessuali. Alla fine Alessandro Gallelli, residente a San Vittore Olona, non ha retto a tanta disperazione. Non ha avuto la forza di andare avanti. Si è tolto la vita sabato sera, impiccandosi.
“Sono sconcertato per quanto di terribile è successo – ha detto visibilmente affranto l’avvocato Giuseppe Lauria, del foro di Milano. I genitori mi avevano affidato l’incarico di difenderlo ed io, fin da subito, avevo presentato istanza di scarcerazione con richiesta di arresti domiciliari a casa dei nonni. Ma era stata respinta. Dopo l’emissione di rigetto, datato metà gennaio, il padre mi aveva revocato il mandato di conferimento, ma questa vicenda giudiziaria mi era rimasta a cuore. Non vi erano, a mio parere, gravi indizi di colpevolezza e Alessandro era incensurato. Il non aver concesso un provvedimento cautelare meno restrittivo, tra l’altro con motivazioni non condivisibili, ha significato agire con troppa leggerezza”.
I genitori, il fratello e la sorella di Alessandro non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione, ma lo stesso Lauria ha rimarcato come “tutta la sua famiglia lo abbia sempre considerato innocente, lottando per la sua scarcerazione: era una ragazzo dal temperamento non facile, ma non certo un delinquente. Era commuovente vedere la disperazione dei suoi genitori che gli sono sempre stati vicino”. Da quanto riferito comunque dal carcere, il giovane era seguito da medici specialisti e si sarebbe ucciso subito dopo una seduta psichiatrica. Un gesto repentino, avvenuto di fronte ad altre persone che però non sarebbero riusciti a fermarlo. Come avviene sempre in questi casi, si è aperta un’inchiesta: sul corpo è stata disposta l’autopsia. “Mi chiedo come possano avvenire queste cose – ha aggiunto il legale – e, qualora fosse vero, è inaccettabile che venisse picchiato da altri detenuti. Alessandro sarebbe dovuto essere controllato a vista”. Dal carcere garantiscono comunque che il giovane era in isolamento e che quindi non poteva essere vittima di pestaggi o percosse. “Quel che è certo – ha concluso l’avvocato – è che Alessandro è una delle tante vittima di questo malcostume giudiziario di italica abitudine: si ricorre alla carcerazione in maniera del tutto indiscriminata”.

fonte: Ristretti Orizzonti