Bologna: Pioggia di condanne per la protesta davanti Bankitalia
- dicembre 21, 2015
- in misure repressive
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In primo grado pene dai tre ai 15 mesi per 15 manifestanti per la giornata del 12 ottobre 2011 in piazza Cavour. I commenti di Tpo, Làbas e Vag61.
In questi giorni sono arrivate le sentenze di primo grado del processo contro i manifestanti che nell’ottobre 2011 protestarono davanti alla sede di Bankitalia in piazza Cavour.
Molti delle 15 condanne emesse colpiscono il Tpo, che commenta: “Di fronte all’impoverimento collettivo, alla svendita, ai ricatti sulla vita di tutti e tutte avevamo scelto di protestare e di farlo davanti a Bankitalia. In piazza Cavour ci sono state ripetute cariche, di una violenza brutale, nonostante il cancello fosse serrato, nonostante dicessimo semplicemente ‘prima la dignità del 99%, non i profitti dell’1%’. Oggi veniamo raggiunti da condanne che vanno dai 3 ai 16 mesi e ci viene chiesto un risarcimento di 500 euro a testa.Uno dei poliziotti a cui andrebbe questo denaro è stato condannato per aver manganellato in faccia Martina, procurandole la perdita di 4 denti. Sembra una pièce da teatro dell’assurdo, invece è ciò che accade nel tribunale di Bologna. La procura procede spedita: da agosto ci dipinge come pericolosi e violenti, comminando misure preventive e distribuendo condanne.Il 12 ottobre 2011, come in tante altre occasioni, abbiamo scelto di stare dalla parte della giustizia sociale – ben diversa dalla cieca applicazione della legge. Le condanne di oggi hanno il sapore della vendetta, ma la rivalsa di piccoli uomini non ci interessa. Dalla stessa parte ci troverete sempre. Continuiamo a sorridere”.
E Làbas: “I nostri compagni sono stati condannati per aver manifestato contro Bankitalia. L’accanimento giudiziario continua. Evidentemente non bastava rompere i denti di Martina a manganellate”.
Infine, Vag61: “Il 12 ottobre 2011 eravamo davanti alla sede della Banca d’Italia, con Santa Insolvenza, per rispedire al mittente la lettera con cui la Bce dettava al Governo italiano la ricetta attraverso cui costruire la gabbia dell’austerity, per dire un chiaro no al fatto che precarie e precari dovessero pagare un debito creato da altri. La risposta furono cariche dure e insensate e oggi, in primo grado, la magistratura vorrebbe far pagare il conto di quella giornata di lotta e resistenza con condanne dai tre ai 15 mesi (pene in molti casi perfino più alte di quelle richieste dall’accusa e senza condizionale, anche per chi era al primo processo) nei confronti di 15 manifestanti, con l’aggiunta di un risarcimento nei confronti di alcuni poliziotti (compreso quello già condannato per aver rotto quattro denti, nella stessa occasione, ad una ragazza; sarà un caso?). A distanza di cinque anni subiamo anche noi il peso di questa reazione scomposta, ma siamo convinti che eravamo quel giorno e che continuiamo ad essere oggi dalla parte giusta. Anche le cronache più recenti, se ce ne fosse bisogno, ancora una volta ci mostrano la violenza del sistema bancario e dei processi di finanziarizzazione. Solidarietà a tutte le persone condannate, sempre a testa alta la rabbia precaria!”
da zic.it