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Per la morte di Andrea Soldi 4 indagati per omicidio colposo

Il Tso che subì Andrea Soldi non era né necessario né urgente e non è stato ordinato rispettando le normative vigenti in materia. Per questo lo psichiatra che lo ordinò deve rispondere di omicidio colposo, insieme ai tre vigili urbani che immobilizzarono il paziente provocandone il soffocamento e la morte. Sono le conclusioni a cui è giunto il procuratore Raffaele Guariniello, che ha chiuso l’inchiesta sulla morte del 45enne malato di schizofrenia avvenuta il 5 agosto 2015. Andrea era stato prelevato in piazza Umbria a Torino. Strappato via di peso dalla sua panchina preferita, quella che dà verso l’Ari’s bar. I quattro indagati sono sotto inchiesta per omicidio colposo in concorso e e avranno la possibilità di farsi interrogare nei prossimi venti giorni.

L’inchiesta di Guariniello

Il ragionamento del procuratore ( uno degli ultimi atti della carriera di Raffaele Guariniello, al suo ultimo giorno di lavoro) è chiaro: secondo le leggi attuali, il trattamento sanitario obbligatorio può essere ordinato in condizioni eccezionali, di emergenza, perché il principio basilare che sorregge la nostra sanità è che «gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono di norma volontari». Anche se è vero che Andrea Soldi rifiutava di prendere le medicine e di farsi visitare dal Centro di salute mentale che lo aveva preso in carico da almeno sette mesi, questo non costituirebbe un motivo sufficiente, secondo l’accusa, per autorizzare il Tso. Innanzitutto, esisteva una misura alternativa extraospedaliera. Come confermato da alcuni testimoni, Andrea, «il gigante buono», così lo chiamavano i vicini di casa, si era dichiarato disponibile a farsi portare al centro diurno della propria Asl, dove conosceva una dottoressa di cui si fidava, pur di evitare il trattamento forzato. La sua volontà sarebbe stata del tutto ignorata.

I tre vigili e il medico psichiatra

I tre vigili urbani che presero Andrea Soldi con la forza sono secondo Guariniello tutti e tre responsabili riguardo al presunto strozzamento, perché, ha scritto l’accusa, anche se era soltanto uno ad averlo preso da dietro il collo col braccio e ad averlo stretto, gli altri due nel frattempo tenevano fermo il paziente, contribuendo all’azione. Anche il medico sarebbe responsabile di non avere impedito questa tecnica, pericolosa da adottare e inopportuna e soprattutto «non necessaria». Andrea dopo essere stato schiacciato al collo cadde a terra e da lì non si riprese più. Venne trasportato in ambulanza a pancia in giù, ammanettato dietro alla schiena, senza che nessuno tentasse di rianimarlo. Lasciato da dolo a soffrire gli ultimi minuti di una vita difficile, ma che, come raccontano i suoi familiari, amava tanto.

da Corriere.it