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Roma. Piste nere nella “guerra di mala”

Pistole ritrovate. Nelle indagini sulla guerra di mala a Roma spuntano fuori continuamente fascisti e malavitosi. Le telefonate e gli affari tra Mokbel e il boss di Ostia Carmine Fasciani. Uomini neri sempre disponibili per il “lavoro sporco”. Negli ultimi delitti e ferimenti c’è sempre qualche “cuore nero”. L’inchiesta prosegue.
A Tivoli, dove lo scorso 3 gennaio è stato ferito a colpi di arma da fuoco il neofascista Francesco Bianco, è stata ritrovata un’altra pistola, una calibro 9 e cinquanta munizioni. L’arma è stata rinvenuta nei pressi di un cassonetto ed è stata sequestrata. L’arma sarà ora esaminata dai tecnici della scientifica per accertare se sia stata utilizzata nei recenti agguati di sangue. “La pressione esercitata sul territorio nelle ultime ore ha probabilmente indotto il possessore a disfarsene” si legge in un comunicato della Questura. Proprio a Tivoli Terme lo scorso 3 gennaio è stato ferito in un agguato Francesco Bianco, 51enne in passato vicino al gruppo terroristico di destra Nuclei armati rivoluzionari e coinvolto nella vicenda di Parentopoli all’Atac.
Prende corpo intanto nelle ipotesi di Ris e Ros dei carabinieri che la pistola che ha ucciso il commerciante cinese e la sua bambina a Torpignattara qualche giorno fa, possa essere stata acquistata dagli assassini, poche settimane prima del colpo, nell’arsenale della mala trovato per caso il 17 dicembre sulla Casilina, solo cinque chilometri più a est del luogo del delitto”. Lo scrive oggi su Liberazione online Checchino Antonini. Si tratta di un arsenale composto da tredici pistole, quattro fucili da guerra, una mitraglietta, cinque giubbotti antiproiettile, 2.500 munizioni, due uniformi dei carabinieri e una della polizia forse rubati in una lavanderia, una paletta segnaletica della protezione civile e la riproduzione di una placca di riconoscimento dell’Arma, passamontagna, parrucche e alcune dosi di erba. “Era l’armeria di Claudio Nuccetelli, 48 anni, passato alla storia criminale per la “spaccata” a Bulgari, il fallito colpo del 2007 quando un carro attrezzi assalì la nota gioielleria del centro di Roma. I carabinieri potrebbero chiedere lumi proprio a Nuccetelli, il quale – come ha spiegato su Liberazione una ricostruzione di Ercole Olmi -che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi anche su Contropiano – è considerato dagli inquirenti uno dei punti di contatto tra la mala romana, con la galassia neofascista e la mafia catanese. Con lui, nella rapina da Bulgari, c’erano infatti anche Fabio Giannotta, con alle spalle un curriculum di rapine ma anche di partecipazione alle commemorazioni presso la sede di Acca Larentia di cui la sua famiglia sembra essere “tenutaria”. Un padre segretario di sezione dell’antico Msi, un fratello Mirko, condannato con rito abbreviato a un anno e otto mesi nel 2005 per rapine a banche e gioiellerie ed infine Fabio noto per essere un altro dei capitoli inquietanti della cosiddetta Parentopoli nera a Roma. Dirige, per conto delll’Ama e il comune di Roma, il settore Decoro urbano.
Le connessioni tra organizzazioni criminali nella capitale, i neofascisti e la guerra di mala che si è scatenata a Roma nel 2011, riportano a galla episodi apparentemente scollegati ma che hanno come costante la presenza di ex militanti neofascisti dei Nar.
Nella guerra di mala che sta insanguinando la capitale, a novembre ci sono stati due omicidi “mirati” a Ostia: quelli di Giovanni Galleoni – noto come “Bafficchio” – e di Francesco Antonini conosciuto come “Sorcanera”. I due sono stati uccisi a Nuova Ostia la sera del 23 novembre scorso. I due uccisi erano legati in passato alla Banda della Magliana e in particolare a Paolo Frau – detto “Paoletto” – a sua volta ucciso a Ostia nel 2002 e coinvolto anche nel processo per l’assassinio di Mino Pecorelli, il giornalista ucciso nel marzo del 1979. A fare il suo nome era stato Antonio Mancini, altro elemento di spicco della banda della Magliana ed ora “collaboratore di giustizia”. Nel 2008 invece era stato ucciso ad Acilia, un altro boss come Salomone.
Per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, titolare delle indagini assieme al pm Carlo La Speranza, il duplice omicidio di Ostia “È stato uno scontro evidente tra due gruppi criminali molto forti, uno scontro di un certo livello”. “Le due vittime – prosegue Capaldo – erano due personaggi profondamente inseriti nel contesto della criminalità organizzata di un certo significato, non marginale, insediata anche a Roma nel traffico di droga e usura, già coinvolti in episodi di sangue e conflitti tra bande”.
Ma proprio a Ostia, esattamente due anni prima (dicembre 2009), i carabinieri avevano condotto una vasta operazione denominata Los Moros 2008-Madara 2008 – in cui vennero effettuati 36 arresti, di cui 31 italiani, 4 spagnoli e un bulgaro, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish e cocaina. Questa operazione e i successivi sequestri di beni, hanno assegnato un durro colpo all’organizzazione crminale del boss di Ostia Carmine Fasciani. Tra gli arrestati figuravano Silvia Bartoli, la moglie del boss di Ostia, e un certo Alberto Piccari. Quest’ultimo è noto come esponente neofascista dei Nar. Piccari viene ritenuto un “membro importante” nel gruppo originario dei Nar, alla pari di Gilberto Cavallini, Luigi Ciavardini, Massimo Carminati, Franco Anselmi, Walter Sordi ed altri. Picccari venne arrestato il 23 ottobre del 2001 e accusato di porto e detenzione illegale di armi. Le armi erano in ottimo stato di efficienza. Quando nel dicembre del 2009, i carabinieri lo fermano nel quadro dell’indagine “Los Moros”, si trovano di fronte ad una vecchia conoscenza ma più nell’ambito dei gruppi neofascisti che in quelli della criminalità. Ma non è l’unica sorpresa. C’è qualcosina di ancora più importante. La telefonata intercettata tra il boss di Ostia, Carmine Fasciani e lo spregiudicato “imprenditore-finanziere” nero Gennaro Mokbel è ormai nelle cronache. Nella telefonata con Fasciani, Mokbel si vanta di aver speso più di un milione di euro per far uscire dal carcere la coppia nera per eccellenza: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, tra i fondatori dei Nar. Non solo. Il Ros dei Carabinieri ha accertato “i contatti del Mokbel con Carmine Fasciani, noto esponente della criminalità organizzata romana, dal quale ha ricevuto l´assicurazione di poter svolgere in modo indisturbato la campagna politica nella zona di Ostia”. E’ ampiamente documentato poi il “cameratismo” tra Gennaro Mokbel (al quale, per importanza, dedicheremo un’altra puntata della nostra inchiesta) e il killer fascista Antonio D’Inzillo, coinvolto nella sanguinosa resa dei conti dentro la Banda della Magliana e “misteriosamente” morto nel 2008 in Kenya.
Si potrebbero poi mettere in fila poi altri recenti fatti di cronaca: l’uccisione del broker Roberto Ceccarelli l’8 aprile; il ferimento di Andrea Antonini consigliere municipale di Casa Pound il 14 aprile; il ferimento del fascista Francesco Bianco ai primi di gennaio a Tivoli, il coinvolgimento dell’ex fascista dei Nar Pierfrancesco Vito nella vicenda del broker nero Gianfranco Lande (Il “Madoff” dei Parioli).
Diventa dunque sempre più difficile tenere separate le piste “criminali” da quelle sugli ambienti neofascisti nella Capitale. Nella capitale nella seconda metà del 2010 è saltato qualche equilibrio nelle attività delle organizzazioni criminali ed è scoppiata la guerra. Questo ci dicono i fatti e la cosa, francamente, non è una sorpresa. L’inchiesta prosegue.
Federico Rucco da Contropiano