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Di nuovo in cella la detenuta più anziana d’Italia

È tornata da qualche giorno nel carcere dopo circa un mese di ricovero, la detenuta più vecchia d’Italia.

Stefanina Malu ha 83 anni, soffre di gravi disturbi tra cui cardiopatia ipertensiva e aneurisma dell’aorta addominale, vive in uno stato confusionale ed è rinchiusa nel carcere cagliaritano di Uta. Si muove con una sedia a rotelle perché non è in grado nemmeno più di camminare. Non è la prima volta che va in ospedale. Alla fine del mese scorso era tornata in cella dopo quindici giorni di cure ospedaliere, perché le sue condizioni sembravano stabili. Invece è stata nuovamente ricoverata in ospedale per una bradicardia.

A denunciarlo è Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che con i volontari ha incontrato più volte la donna trovandola “malferma sulle gambe e assai confusa nel ricostruire fatti e situazioni, con palesi vuoti di memoria”. La sua vita è un continuo spostarsi dalla cella ad un letto dell’ospedale, e viceversa. All’inizio dell’anno l’anziana signora fu ricoverata perché colta da un malore mentre faceva la doccia ed era caduta sbattendo fortemente la testa. Ma ad oggi è ancora detenuta, nonostante la sua vecchiaia e l’evidente incompatibilità con il carcere a causa delle sue gravi condizioni di salute. Nel 2009 era finita in carcere per spaccio di stupefacenti, nel 2012 aveva ottenuto i domiciliari per accudire suo figlio non autosufficiente, poi deceduto. È stata però ricondotta in carcere, perché non avrebbe tenuto un comportamento corretto.

C’è un luogo comune secondo il quale si pensa che dopo una certa età non si vada più in carcere. Un luogo comune che nasce, molto probabilmente, dal buon senso. Le patrie galere creano disagi, malattie e turbe psichiche ai detenuti giovani, figuriamoci nei confronti di persone che superano i 70 anni. Eppure non sono pochi coloro che vi sono ristretti. Secondo i dati più recenti del ministero della Giustizia, su un totale di 58mila e 92 detenuti ben 3572 sono anziani. La composizione della popolazione carceraria è il riflesso della crisi sociale che stiamo vivendo. Sempre più anziani si danno al crimine, perché la necessità di superare le ristrettezze economiche può spingere a commettere reati. Si arriva così a casi drammatici ai limiti del grottesco, come quello del pensionato genovese che, per arrotondare il suo reddito, si era ridotto a custodire un chilo di cocaina per conto di una gang di spacciatori albanesi.
Al di là degli episodi di cronaca, le dimensioni sociali del fenomeno sono notevoli: nel 2011, ultimo anno per cui sono disponibili i dati Istat, gli over 65 hanno commesso circa 38mila reati in Italia, con una distribuzione quasi omogenea tra Nord e Sud, a riprova del fatto che si tratta di crimini dovuti alla condizione di necessità individuale più che alla diffusione della criminalità sul territorio. Le cifre fornite dall’istituto di statistica indicano che 4mila persone in età pensionabile sono state denunciate per “minacce e ingiurie” e circa 2mila per “lesioni dolose e furti”. La maggior parte, circa 16mila, però, rientra nella categoria degli altri delitti, per esempio la detenzione di stupefacenti. E questo perché, per via dell’età, è un reato più accessibile, non richiedendo un’elevata prestanza fisica. In Italia, è sempre più facile che un ultrasettantenne finisca in carcere e spesso il giudice di sorveglianza non conceda gli arresti domiciliari.

Come accaduto appunto nel caso della vecchietta sarda, che dovrebbe essere accudita presso una residenza sanitaria, invece rischia di morire dentro una cella condivisa con altre due persone. L’istanza di scarcerazione presentata dal legale è stata però respinta dal magistrato di sorveglianza.

Forse sarebbe il caso che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conceda la grazia a Stefanina Malu. Sarebbe un gesto forte, che permetterebbe di affrontare uno dei tanti problemi legati al sistema giudiziario -penitenziario. Un sistema indubbiamente privo di anima ed esclusivamente vendicativo che non risparmia nemmeno una vecchietta di 83 anni.

Damiano Aliprandi da il Dubbio