A poche ore dalla visita del ministro della Giustizia Paola Severino e del Capo del Dipartimento Franco Ionta, un detenuto algerino di 25 anni si è tolto la vita, questa notte, nel carcere cagliaritano di Buoncammino. Feres Fabachb si è impiccato nella propria cella del centro clinico. Lo ha reso noto il segretario generale della UIL Penitenziari, Eugenio Sarno nel sottolineare che “sia il personale di polizia penitenziaria sia quello sanitario sono intervenuti con immediatezza” ma purtroppo ogni “tentativo di soccorso e’ stato vano”. Si tratta del secondo suicidio, dopo quello di Monica Bellofiore, avvenuto a Cagliari nel 2011, mentre il totale nazionale dei suicidi in cella sale a 62. Sarno torna sulla condizioni dell’istituto di pena cagliaritano, ricordando come il sindacato ne aveva gia’ dato un giudizio di inadeguatezza. “Piu’ volte i vari livelli della Uil Penitenziari hanno segnalato come l’Istituto del capoluogo sardo non sia in grado di tollerare una grave situazione di sovraffollamento. Al Buoncammino – sottolinea il Segretario Generale – sono presenti 540 detenuti, a fronte di una capienza di 324 ( 67% indice di affollamento). Ad aggravare la situazione lo stato di degrado della struttura e la carenza organica del personale di Polizia Penitenziaria, che consta di 54 unita’ in meno rispetto alla tabella decretata”. Ma se il sovraffollamento nelle carceri “è un’emergenza in tutta Italia la situazione in Sardegna, dove oggi a Cagliari si è ucciso il sessantaduesimo detenuto dall’inizio dell’anno, è tra le più gravi, ribadisce Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri. “Quella dei detenuti suicidi è una tragedia infinita. Ognuno dei 62 morti avrà pur deciso di ammazzarsi per motivi propri ma la disperazione individuale trova una indiscussa concausa nelle condizioni disperate e indegne di vita a cui i detenuti sono costretti” dice Gonnella. “Chiusi nelle celle per 20-22 ore al giorno, senza potersi lavare quando lo desiderano, a volte senza un letto a disposizione – prosegue – Ci si ammazza nella indifferenza di chi ha il potere di cambiare i loro destini. Ogni mille detenuti uno si toglie la vita. Altri tre ci provano. Altri dieci si auto lesionano con lamette e oggetti vari. Da un lato è urgente, un decreto legge sarebbe quindi ammissibile, prendere provvedimenti che agiscano in tempi rapidissimi sul sovraffollamento”. Dall’altro lato – dice ancora Gonnella – “ci vuole una commissione di inchiesta parlamentare che abbia poteri giudiziari di indagine e che faccia luce sulle morti e sulle violenze”. Oggi è stata ammessa la costituzione di parte civile dell’associazione Antigone in un procedimento penale per violenze avvenute negli anni scorsi nel carcere fiorentino di Sollicciano: “Lo stesso – conclude il presidente di Antigone – abbiamo fatto ad Asti dove il processo è in fase di conclusione”.
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