I fascisti di Casa Pound vogliono allargarsi. Il tentativo di crearsi un insediamento stabile a Napoli, è un passaggio nel progetto di strutturazione di un movimento reazionario militante al servizio degli interessi della borghesia italiana meno “dinamica”.
I fascisti del “terzo millennio”, così si definiscono quelli di Casa Pound, puntano a costruire anche in una metropoli socialmente devastata e conflittuale come Napoli, un insediamento stabile per la loro presenza, così sono riusciti a fare in questi anni in numerose città italiane. La manifestazione convocata per sabato a Napoli e poi trasformata dalla questura in un presidio a piazza Carlo III, doveva servire ai fascisti per occupare un edificio e stabilizzare così la loro presenza. La pronta e decisa reazione degli antifascisti napoletani ha complicato parecchio la tabella di marcia dei fascisti. Ma, dalle notizie che circolano, questi non sembrano aver rinunciato alla loro “marcia su Napoli”. Come si spiega questa determinazione a voler mettere le mani e i piedi anche in una emblematica area metropolitana come Napoli?
Casa Pound, in questi anni, ha varato un sistema che somiglia molto ad una sorta di franchising, aprendo in molti centri urbani di grandi e piccole dimensioni proprie sedi e coordinandone le attività a livello centrale. Una diffusione capillare che rivela l’estensione della rete nera e la consistenza degli appoggi economici, istituzionali e politici di cui gode.
Ma a cosa possono essere utili i fascisti “nel terzo millennio”? Non essendoci all’orizzonte rivoluzioni proletarie o l’Armata Rossa pronta ad abbeverare i cavalli nelle fontane di piazza San Pietro, come si spiega l’esistenza, il rafforzamento, il sostegno ai gruppi neofascisti da parte di settori non irrilevanti della borghesia italiana?
Il primo dato che occorre non trascurare mai è la continuità dell’intreccio tra gruppi neofascisti , apparati dello stato, gruppi economici ben inseriti dentro gli interstizi remunerativi dei mercati.
Potremmo segnalare, solo per fare un po’ di cronaca, gli intrecci e gli affari comuni emersi tra un faccendiere neofascista come Gennaro Mokbel con Lorenzo Cola, uomo dei servizi all’interno di Finmeccanica e società legate all’intelligence statunitense. Oppure gli affari comuni tra il “Madoff dei Parioli”, cioè il broker neofascista Gianfranco Lande, con l’altro ex Nar Pier Francesco Vito e una serie di società che hanno rastrellato soldi a palate rifilando una serie di fregature ai Vip del ricco quartiere dei Parioli a Roma, operazioni dentro le quali si è verificato l’omicidio del broker neofascista Roberto Ceccarelli. Potremmo tornare a documentare l’occupazione dei neofascisti di intere aziende municipalizzate nella Roma Capitale amministrata da Alemanno. Per non dimenticare lo strano ferimento del consigliere municipale neofascista Andrea Antonini mentre a Roma impazzano gli omicidi di una violenta “guerra di mala”. Oppure le storiche e rilevanti connessioni tra neofascisti e gruppi finanziari e imprenditoriali lombardo-veneti che hanno sempre il loro epicentro nel “cuore nero” di questo paese, ossia Verona.
Casa Pound è in qualche modo il braccio culturale-militare principale di una rete nera a volte conflittuale e mutevole al suo interno. Lo è, perchè ha costruito un modello efficace di radicamento e penetrazione nel territorio che si fonda sulla estetica del gesto (a metà tra l’azione dannunziana e Nietzsche), occupazioni e stabilizzazione di sedi pubbliche, rastrellamento di cospicui finanziamenti pubblici o “privati” che consentono di avere gruppi di attivisti a tempo pieno, attività culturali spregiudicate e trasversali (alle quali abboccano, a volte e come cretini, anche personaggi noti nella “sinistra”).
In sostanza Casa Pound sta operando e si sta candidando ad essere il nerbo di un movimento reazionario di massa che un pezzo di borghesia italiana – travolta e indebolita dalla crisi e dalla gerarchizzazione in corso nell’Unione Europea – potrebbe voler scatenare nel paese sia contro le forze della sinistra (ritenute nemiche per storia, dna e principi) che contro un altro pezzo di borghesia che invece punta ad agganciarsi al nucleo duro franco-tedesco sacrificando non solo i diritti sociali e dei lavoratori ma anche gli interessi di una parte della borghesia stessa, quella più debole e inadeguata a reggere la competizione globale.
Avere a disposizione una rete organizzata a e diffusa di uomini neri a tempo pieno, pronti a fare il lavoro sporco in tutti i sensi, capace di esercitare un minimo o un massimo di egemonia culturale sui settori sociali colpiti dalla crisi, è il ruolo che è stato affidato ai fascisti di Casa Pound. Per questo vanno contrastati in ogni città e in ogni luogo. Lo abbiamo fatto – e a ragion dovuta – nei decenni scorsi. Dobbiamo continuare a farlo anche dentro questa fase politica caratterizzata da una crisi di civiltà del sistema capitalistico del quale – checchè ne dicano nei loro documenti – i fascisti si sono sempre rivelati uno strumento.
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