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Bologna: detenuto suicida al carcere Dozza

È il secondo suicidio nel carcere bolognese in pochi mesi. In Italia dati allarmanti, denuncia Uil-Pa Penitenziari, sottolineando le gravi condizioni dei carcerati.
Si è legato le mani, per evitare ripensamenti, poi si è stretto un cappio intorno al collo: così si è suicidato ieri un detenuto nella sua cella alla Dozza di Bologna. Un gesto disperato e volontario, come lo stesso suicida ha lasciato scritto in alcune missive indirizzate ai familiari.
L’uomo, Pastor Chavarro Antonio, 48enne colombiano, si trovava in carcere perché coinvolto nell’operazione “Due Torri connection” che aveva portato all’arresto di una quindicina di persone mettendo in luce una sorta di intrigo internazionale allestito da esponenti di una ‘ndrina calabrese e narcotrafficanti colombiani, per fare arrivare a Bologna una tonnellata e mezzo di cocaina, valore sul mercato 50 milioni di euro.
L’uomo oggi aveva rifiutato l’ora d’aria e quindi era rimasto da solo nella cella, che in queste situazioni viene richiusa a chiave. Delle indagini si occupano la Squadra Mobile e il Pm Alessandra Serra, che è di turno.
Con questo la conta dei suicidi in cella, nel solo 2011, ammonta a 59: due avvenuti a Bologna, l’ultimo pochi giorni fa, all’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Un dato allarmante, come denuncia il segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno: “È del tutto evidente che il bilancio di questo 2011 – ha aggiunto – è “solo” di 59 suicidi solo perché in almeno 370 casi la polizia penitenziaria è riuscita ad intervenire in extremis per salvare detenuti che avevano messo in atto tentativi di suicidio.
Purtroppo aver evitato, parzialmente, un’ecatombe da numeri spropositati, forse, contribuisce al silenzio e all’indifferenza della quasi totalità dello schieramento politico rispetto al dramma che si consuma ogni giorno nelle nostre prigioni. Purtroppo anche in queste ore durante il dibattito al Senato ed alla Camera per la fiducia al Governo Monti, non una sillaba sulle criticità del sistema penitenziario è stata pronunciata dal Presidente del Consiglio e dai gruppi parlamentari di opposizione e di maggioranza”.
“A Bologna – ha ricordato Sarno – sono ristretti circa 1.070 detenuti, in spazi in cui regolarmente ne dovrebbero essere ospitati circa 480. Al grave, evidente, certificato sovrappopolamento della Dozza occorre coniugare anche le gravi condizioni strutturali che conseguono alla mancata manutenzione degli ambienti”. Tra le misure che Sarno caldeggia, anche “rivedere gli organici del personale, a cominciare dalla polizia penitenziaria. Non si può continuare ad aprire padiglioni ed istituti nuovi senza assumere una sola unità in più”.