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Stato di Polizia in Francia

Il governo annuncia il divieto di manifestare mentre la polizia è libera di uccidere e mutilare nei quartieri come nelle mobilitazioni di piazza.

Hollande considera l’ incontro con l’unione inter-sindacale “una perdita di tempo”, questa dichiarazione è stata fatta alla vigilia della manifestazione del 14 giugno. Il 15 giugno il governo ha informato il fronte sociale che si oppone alla Legge sul Lavoro del proposito a non autorizzare le prossime manifestazioni «se la sicurezza dei beni e delle persone non vengono garantite».

Senza una parola per la massa dei feriti a causa delle violenze poliziesche in piazza, il primo ministro Valls ha chiesto alla CGT di non organizzare più manifestazioni a Parigi, ritenendo i sindacati responsabili dei “disordini” e dei “danni” causati dai “casseurs”. Quello che in realtà è accaduto, il 14 giugno come nelle precedenti mobilitazioni, sono decine di migliaia di manifestanti, tra i quali anche la base dell’unione intersindacale, in particolare i ferrovieri ed i portuali CGT, che hanno respinto le cariche della polizia insieme agli studenti, agli intermittenti ed ai precari che abitualmente compongono una sempre più imponente testa dei cortei.

La CGT respinge al mittente le richieste di «un governo alla frutta» e considera “inaccettabile” la minaccia di vietare le manifestazioni. Un governo che difende le vetrine, più importanti delle persone lasciate a terra in coma, dei manifestanti finiti in urgenza all’ospedale con crani fratturati dalle manganellate o con gli arti spappolati da grappoli di granate e tiri continui di flashball ad altezza uomo.

In realtà il divieto di manifestare è già in atto da mesi. La libertà di esprimere il proprio dissenso in piazza, di scioperare e di denunciare le violenze della polizia viene cancellata ad ogni manifestazione brutalmente repressa. Il bilancio dell’ultima manifestazione è di una sessantina di fermi e una quarantina di arresti mentre centinaia di feriti si aggiungono ad altre precedenti centinaia e le persone mutilate a vita sono ormai decine.

L’arsenale di armi speciali antisommossa, l’uso massiccio e sproporzionato di sostanze chimiche estremamente nocive e irritanti, gas lacrimogeni pericolosamente intossicanti, flashball e granate che esplodono a frammentazione, provocando ferite gravi e menomazioni permanenti, vengono utilizzati per “dissuadere” i cittadini dal partecipare alle manifestazioni.

Il metodo collaudato è quello di tirare nella folla allo scopo di creare il panico, di provocare i manifestanti con continue cariche e aggressioni corpo a corpo con l’obiettivo di dividere gli spezzoni e disperdere i manifestanti nel tentativo di colpire e catturare più persone possibile.

Da tre mesi i manifestanti, che siano poche centinaia o migliaia nelle manifs sauvages oppure centinaia di migliaia nei cortei indetti dai sindacati, reagiscono e rifiutano di andarsene, si organizzano per respingere le intimidazioni, per proteggersi dalle aggressioni o per difendersi dalle cariche poliziesche .

Tutto è stato pensato e predisposto per impedire od ostacolare lo svolgimento delle manifestazioni: i cambiamenti di percorso all’ultimo minuto e gli orari anticipati o ristretti. Ancora prima di ogni appuntamento in piazza ogni manifestante è costretto ad organizzarsi sapendo che l’accesso alle manifestazioni è reso difficile, dato che la società dei trasporti metropolitani, RATP, collabora con la prefettura. Numerose fermate di metrò vengono infatti chiuse sia alla partenza che all’arrivo delle manifestazioni, comprese le fermate intermedie lungo il percorso che può variare tra i 5-7 e 10-12 km.

Poi la presenza massiccia e invasiva delle forze dell’ordine già prima che inizino i cortei diventa una condizione di forte rischio, infatti i cordoni pronti all’assalto cercano l’attrito con i manifestanti disponendosi in prossimità della testa dei cortei, talvolta facendo intrusioni allo scopo di perquisire e arrestare con ingiustificata violenza. Questi “interventi preventivi” avvengono nell’ arbitrarietà più assoluta.  L’impatto fisico immediato aumenta la tensione che poi esplode. Queste provocazioni cominciano da subito con uso di manganelli e gas urticanti o lanci di granate e tiri di flasball in mezzo alla folla che sta sfilando e che viene improvvisamente caricata e asfissiata da un numero impressionante di lacrimogeni.

Poi intervengono i mezzi della polizia, anche gli idranti, che di solito vengono utilizzati per sfondare gli spezzoni dei cortei, per le cariche o per bloccare le folle di manifestanti – persone di ogni età, bambini compresi –  precedentemente intrappolate sotto una spessa nube di gas. Le successive cariche divengono estremamente violente, piovono manganellate e i corpi di feriti o di persone indifese a terra vengono calpestati o addirittura presi a calci da squadre di poliziotti.

Per tutto il tempo che precede e segue le manifestazioni, squadre di poliziotti armati, in divisa e in abiti civili, filtrano i passanti e bloccano i manifestanti – o delle persone a caso – per perquisirli sequestrando ciò che ritengono sospetto, come innocui occhiali di protezione, fialette di siero fisiologico, caschi e maschere anti-gas. I manifestanti vengono spesso inseguiti da polizia e agenti RATP nei corridoi del metro dove vengono gasati anche i viaggatori. Con gli stessi metodi CRS (corpo speciale anti-sommossa) e Bac (brigata anti-criminalità in civile) effettuano rastrellamenti nelle vie adiacenti alle manifestazioni, entrando nei locali o negli immobili, picchiando e arrestando chi ha la sfortuna di essere individuato o “riconosciuto” da poliziotti. Le liste segnaletiche di manifestanti o di partecipanti alle “nuits debout”, costituite anche sulla base di foto e riprese video che circolano in rete, sono una riserva di caccia che serve a prendere di mira e ad accusare qualcuno/a di aver commesso reati, di cui i soli testimoni ammessi in sede giudiziaria appartengono alle forze dell’ordine.

Innumerevoli testimoni, alcuni giornalisti, attivisti, medici e infermieri, avvocati o giuristi, ma anche semplici cittadini, che da subito hanno formato i gruppi di soccorso volontari, denunciano la gestione estremamente pericolosa della piazza da parte dello Stato e dei suoi rappresentanti. Persino i soccorritori vengono regolarmente minacciati, aggrediti, gasati, manganellati e arrestati.

Nonostante la grande campagna di informazione per fornire assistenza durante e dopo le manifestazioni, le azioni e i blocchi, siamo tutti in grado di constatare che il numero registrato di feriti è infinitamente minore a quello reale.

I media tradizionali, in mano ai grandi gruppi editoriali e industriali che difendono la Legge El-Khomri insieme al Medef, censurano le violenze della polizia. Questo avveniva anche prima dello Stato d’emergenza: il ruolo delle forze dell’ordine nella gestione del territorio metropolitano e in particolare nei quartieri popolari è paragonabile ad un’occupazione coloniale con tutte le prerogative sia amministrative che giudiziarie dell’eccezione permanente, la prima delle quali è la legge dell’impunità.

Marina Nebbiolo da GlobalProject