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20 agosto 2011 – Buonabitacolo (Salerno)

casalnuovo

Massimo Casalnuovo muore il 20 agosto del 2011 intorno alle 21. Arriva all’ospedale di Polla agonizzante dopo la caduta dal motorino.

Il ragazzo viaggiava su uno scooter, era senza casco ma attenzione: non è morto per aver sbattuto la testa (come si tende a far credere) ma per la violenta botta al torace.

Massimo era appena uscito dall’officina in cui lavorava con il padre, non prendeva il motorino da un po’ di tempo. Lo aveva appena aggiustato. Era stato a fare un giro e stava tornando a casa. Non aveva indossato il casco. Lo fanno un po’ tutti a Buonabitacolo.

Quella sera la pattuglia dei carabinieri con a bordo il maresciallo Giovanni Cunsolo e l’appuntato Luca Chirichella decide di controllare i ragazzi senza casco, ne fermano due: Elia Marchesano e Emilio Risi. I carabinieri mettono la macchina di traverso sulla strada e formano una specie di posto di blocco. Peccato che lo facciano dietro una curva. La “scena” si svolge sulla strada principale della città, via Grancia, che porta a una piccola piazza dove di sera si ritrova la gente del paese. Cunsolo è seduto dentro la gazzella e sta redigendo la contravvenzione.

Massimo sta arrivando con il suo scooter Beta 50. Sin dal primo momento la versione dei due ragazzi fermati e quella del carabiniere sono opposte. Cunsolo dirà che Massimo, arrivato davanti al “posto di blocco”, accelera, quasi lo investe. Poi perde il controllo del ciclomotore e cade battendo la testa su un muretto a secco. I due ragazzi, interrogati la notte dell’”incidente” dal pm Sessa della Procura di Sala Consilina, hanno invece fornito un’altra versione: Cunsolo era dentro alla macchina, quando vede arrivare Massimo esce dall’auto e per fermarlo sferra un calcio sulla carena del motorino.

E’ quel calcio che fa perdere l’equilibrio a Massimo che cade, e muore.7236_359982404125200_1849957647_n Il 5 luglio 2013 la giudice Enrichetta Cioffi del tribunale di Sala Consilina assolve il maresciallo dei carabinieri Cunsolo Giovanni dall’accusa di omicidio preterintenzionale perchè “il fatto non sussiste” anche se con formula dubitativa.

A questa sentenza si è arrivati senza un vero processo in quanto l’imputato ha scelto il rito abbreviato. Con questa procedura è infatti quasi impossibile ascoltare i testimoni e la decisione dei giudici dipende unicamente dall’analisi dei documenti presentati dalle parti.

La modalità di verbalizzazione degli interrogatori non è stata adeguata perchè anziché trascrivere letteralmente le deposizioni si è proceduto a riassumere i contenuti dell’esame, lasciando ampio margine interpretativo sia al verbalizzante sia a chi poi è chiamato a giudicare e anche i periti,che hanno stilato perizie divergenti tra loro non hanno potuto spiegare nel dettaglio i risultati a cui sono giunti. La questione delle perizie, comunque, sembra essere fondamentale: in quella depositata dalle parti civili, si analizza una rietranza su un lato del motorino.

Quell’impronta, sarebbe stata prodotta da un violento calcio a seguito del quale Casalnuovo finisce a terra. Il pubblico ministero ha chiuso la sua requisitoria chiedendo che il vicecomandante fosse condannato per omicidio preterintenzionale con l’aggravante dell’abuso di potere, con una pena di 9 anni e 4 mesi.

Nel processo d’appello che si è svolto a Potenza, il maresciallo dei carabinieri Giovanni Cunsolo che comandava la stazione di Buonabitacolo, è stato condannato a quattro anni e mezzo, l’omicidio preterintenzionale di Massimo Casalnuovo e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici