Menu

Cosenza: Ruspe e polizia per demolire i centri di iniziativa politica

Dopo la militarizzazione dell’Ateneo avvenuta in occasione della visita del Presidente Napolitano e la comparsa della Celere per «difendere» l’aula magna da un’assemblea degli studenti, all’Università della Calabria sono tornate le forze dell’ordine. Questa volta, però, accompagnano ruspe e addetti alla manutenzione: è agosto, il campus è deserto. Obiettivo: tre sgomberi, normalizzazione.
Seppur in maniera differente, Lsa Assalto, P2 Occupata e Filorosso rappresentano gli unici luoghi di libero confronto all’interno di una Università fiaccata da riforme aziendaliste, tagli ministeriali e burocrazia delle caste accademiche. Luoghi di aggregazione, di confronto e soprattutto centri delle lotte studentesche, contro i Governi e contro le manovre del prof. Latorre, Rettore dal 1999, che ha richiesto e ottenuto la modifica dello Statuto d’Ateneo.
Il primo a farne le spese è il capannone del Filorosso, centro sociale occupato dal 1995, punto di riferimento della socialità universitaria, che la mattina del 4 Agosto ha ricevuto la visita delle ruspe accompagnate da una trentina di uomini in divisa: «il rettore normalizzatore demolisce un’anomalia positiva per l’Unical, che ha sempre praticato la socialità, l’autoformazione, la qualità della vita in un campus deturpato dalle gru e dal cemento», scrivono i ragazzi del «filo».
E mentre le ruspe demoliscono 16 anni di storia, liberando polvere di lana di vetro in aria (tutt’altro che un toccasana), è il turno delle aule sul Ponte Pietro Bucci. Lsa Assalto era nato a gennaio, proprio dopo la comparsata del reparto Celere di fronte all’Aula Magna. Gli studenti hanno trovato il proprio spazio completamente sgombro delle proprie cose (senza nessuna ordinanza di sequestro) e già in fase di tinteggiatura: il vuoto bianco delle altre aule universitarie si era già impossessato del luogo che fino a qualche settimana prima ospitava incontri e dibattiti su beni comuni e rivoluzioni del nord Africa. Sono proprio loro che si accorgono che l’ondata repressiva non ha intenzione di fermarsi, e avvertono gli altri. Il Laboratorio Politico P2 nasce nel novembre 2008, in occasione delle proteste contro i tagli di Tremonti, quando gli studenti dell’Unical occuparono tutte le presidenze dell’ateneo. Da allora l’Aula P2 è punto di riferimento per gli studenti, ma anche per i movimenti territoriali calabresi, ed è qui che si riuniscono i ricercatori precari e si sono svolte molte iniziative sul referendum di giugno. Quando arrivano sul posto, gli studenti trovano il “fattaccio” soltanto iniziato: sopralluogo e cambio delle serrature. Rientrano nello spazio tramite un accesso secondario, controllano che tutto sia rimasto dove l’avevano lasciato e non si schiodano più: «la repressione del Rettore finisce qui. L’unico occupante di questa Università è proprio lui che, come un rais o un sultano, occupa la poltrona più alta dell’ateneo da 12 anni, attraverso relazioni particolari e leggi ad personam». Comincia una vera e propria guerra tra i collettivi ed il Rettore, che tenta di riposizionarsi dicendo che si sarebbe trattato soltanto di lavori di manutenzione, ma mentre nessuno solidarizza col Magnifico, gli interventi a favore degli studenti arrivano a pioggia: comitati, associazioni, persino docenti e presidi di facoltà. Il preludio di una vittoria politica: il Rettore si accontenterà di vedersi concessa la manutenzione dell’aula, che pure nessuno aveva negato, e gli studenti ironizzano «se era uno sgombero, sarà una tinteggiata», chiosando «si tratta di un episodio rilevante, conquistato grazie alla determinazione degli studenti i quali hanno sempre dimostrato radicalità a tutela dei propri diritti e del bene pubblico».
Vittoria parziale però: alle porte di un autunno di austerità, che sarà critico anche tra le aule universitarie, l’Unical, colpita dalla violenta smania normalizzatrice del Rettore, si ritrova privata di due spazi fondamentali di confronto e di incontro. Un atteggiamento autoritario che non potrà che alzare ulteriormente la tensione ed il livello dello scontro tra gli studenti, colpiti profondamente dalle manovre finanziarie degli ultimi anni, e le istituzioni dell’Università e del Paese. Qualcuno, evidentemente, se ne assumerà la responsabilità.

Flavio Stasi, Laboratorio politico P2 occupata (da Il Manifesto)