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Livorno: un appello per la libertà di espressione e manifestazione

Quanto avvenuto in questi mesi, rende necessario denunciare la stretta autoritaria, l’attacco alla libertà di espressione e all’agibilità politica in corso in città. A Livorno, come in tutta Italia, sono colpiti coloro che sul lavoro, nella scuola e nelle piazze, lottano e decidono di non chinare la testa di fronte a delle condizioni di sempre maggiore sfruttamento ed oppressione, di fronte ad una crescente riduzione dei diritti e degli spazi di espressione, di fronte a tagli alla scuola e al sociale, di fronte all’attacco al mondo del lavoro.
E’ ormai da un anno che con provocazioni, intimidazioni, identificazioni, denunce ed altri provvedimenti, si tenta di criminalizzare ogni forma di conflitto sociale. Infatti nella maggior parte dei casi questi provvedimenti sono relativi a manifestazioni studentesche e sindacali, come nel caso dello sciopero generale del 28 gennaio 2011 o del corteo studentesco del 16 dicembre 2010.
Più volte negli ultimi tempi associazioni, collettivi, realtà politiche e sindacali, partiti e soggetti sociali, hanno denunciato questa grave situazione.
L’inasprimento del clima repressivo risponde alla volontà di soffocare ogni malcontento sociale, sia da parte di Questura e Procura, sia da parte della Giunta comunale, che con le scelte politiche intraprese si è resa responsabile della stretta autoritaria in città.
A tale proposito vale la pena ricordare l’assurda militarizzazione delle scale del Municipio, allo scopo di impedire l’esposizione di striscioni, a cui puntualmente si assiste quando si svolgono manifestazioni evidentemente non gradite all’amministrazione. Esempio ancora più chiaro e molto più concreto è la delibera del consiglio comunale di Livorno per dotare i vigili urbani di manganello e spray urticante. Quest’ultimo fatto chiarisce il modo in cui si intendono gestire le future situazioni di tensione sociale. Già abbiamo visto l’uso che è stato fatto negli ultimi tempi di quella che ormai viene chiamata “Polizia locale”, dall’uso della forza negli sfratti, alla persecuzione dei migranti al mercato e nelle zone del centro. Questa stretta autoritaria, sia a livello nazionale che locale, mira a colpire ogni malessere sociale e costituisce l’ennesimo attacco a chi già subisce sulla propria pelle gli effetti della manovra finanziaria, dell’accordo sindacale, dell’emergenza abitativa, della politica di guerra, della devastazione ambientale, dell’attacco alla salute, delle leggi razziste, dei tagli ai servizi e all’istruzione.
Nelle ultime settimane il clima in città si è fatto ancora più pesante.
11 persone denunciate per un totale di 17 denunce relative al corteo studentesco del 16 dicembre 2010, una manifestazione che si inseriva nel contesto della grande mobilitazione studentesca dello scorso autunno, animata dalla contestazione simbolica alla sede di confindustria e che non ha registrato particolari momenti di tensione. Fra le accuse l’accensione di lamperogeni o fumogeni durante i cortei (fatto fra l’altro usuale in ogni corteo), oppure deviazioni di cortei perseguite applicando il “democratico” art. 18 del TULPS, Regio Decreto del 1931, legge fascista meglio conosciuta come “assemblea non autorizzata”.
Una persona denunciata per essere salita sulle famigerate scalinate del Comune. Lo scorso 28 gennaio, durante lo sciopero generale dei sindacati di base, la polizia cercò di impedire agli autisti Atl in sciopero, ai lavoratori Asa e agli studenti di salire sulle scalinate per attaccare alcuni striscioni durante il comizio finale di lavoratori e rappresentanti sindacali. Alla fine lavoratori e studenti salirono ugualmente sulla scala.
Ad altre 6 compagni e compagne sono state prelevate le impronte digitali e sono state scattate foto segnaletiche, oltre che denunciate per “imbrattamento di cose altrui” e per “apologia di reato”. Tutto questo a causa di semplici adesivi attaccati in città.
Questi provvedimenti sono stati notificati tutti insieme nelle prime settimane di luglio.
Ma questo clima si prepara già da oltre un anno. Si ricordino i decreti penali di condanna (sempre per “accensione pericolosa”) recapitati a tre studenti per il corteo studentesco del 6 novembre 2009. Si ricordino le denunce a due studenti dell’Istituto Nautico per un tentativo di occupazione che si concluse con una trattativa che portò alla convocazione in quella scuola di un’assemblea permanente contro la politica scolastica del Governo. In quell’occasione le forze dell’ordine, tra minacce e provocazioni, identificarono decine e decine di minorenni. Si ricordi la militarizzazione della città a cui abbiamo dovuto assistere più volte in questi ultimi due anni, sia per manifestazioni studentesche e sindacali, sia in altri casi. Come in occasione dell’incontro sulla “sicurezza” organizzato a marzo di quest’anno tra il sindaco di Livorno Cosimi ed il sindaco di Verona Tosi, uno degli esponenti leghisti più legati alla destra neofascista ed al tradizionalismo cattolico. La militarizzazione di una città completamente blindata, rese in modo chiaro l’idea di cosa significa per il sindaco Cosimi la “sicurezza”.
Dall’estate del 2009 decine e decine di denunce, 4 arresti, varie condanne.
Questa è la situazione a Livorno.
Denunce a chi spontaneamente contestava la presenza dei fascisti di Forza Nuova alla processione dei cattolici tradizionalisti a Montenero. Una montatura e 4 persone agli arresti per diversi mesi, per chi partecipava a Pistoia ad un’ assemblea sull’incostituzionalità delle ronde. Denunce e condanne a chi partecipa a manifestazioni studentesche e sindacali.
Questi provvedimenti sono del tutto pretestuosi. L’intenzione in questi casi è quella di colpire determinati compagni e compagne, di colpire certe posizioni politiche, di colpire percorsi unitari e legami di solidarietà che si sono costruite in questi anni. Che i fatti contestati non siano che dei pretesti è chiaro sia da come certi provvedimenti risultino quasi ridicoli, sia dal fatto che vengano colpiti, con particolare accanimento, quei compagni e quelle compagne più impegnati. Vengono prese di mira infatti quelle persone che spesso costituiscono le cerniere tra i vari collettivi e soggetti politici, che hanno un ruolo importante in quei meccanismi di solidarietà, collaborazione e confronto, che hanno permesso che in questa città si sviluppassero importanti percorsi di lotta.
Questa stretta autoritaria mira quindi a reprimere ogni forma di dissenso, costituendo un attacco diretto alla libertà di espressione e manifestazione. Un attacco diretto a chi lotta, ma soprattutto diretto a studenti, lavoratori, migranti, un attacco ad ogni malcontento sociale.
Per questo è necessario spezzare questa morsa ed estendere le maglie della solidarietà. Sostenere coloro che vengono colpiti da provvedimenti repressivi e rivendicare l’agibilità politica e la libertà di manifestazione. Contrastare la stretta repressiva ha bisogno di una specifica campagna politica che non può essere slegata dai percorsi di lotta che vedono protagonisti i lavoratori, gli studenti, i migranti.
Va infatti ricordato che quando si parla di stretta autoritaria, si parla dell’azione delle Questure e delle Procure, ma si parla anche della riduzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, della precarietà, delle leggi razziste che ricattano e perseguitano i lavoratori immigrati, del militarismo e delle politiche di guerra. Lo si può vedere in Val di Susa, dove il governo ed il PD usano continuamente la violenza, giungendo fino a schierare l’esercito contro un movimento di resistenza popolare in difesa della salute. Lo si può vedere a Firenze, dove con una enorme montatura da oltre 90 indagati, si cerca non solo di affossare il movimento studentesco fiorentino ma di bloccare ogni forma di dissenso in città.
Con questo attacco, anche a Livorno si cerca di organizzare la repressione del malessere sociale.
Ma questa stretta autoritaria non può fermare il malcontento ormai diffuso. Non può spezzare la solidarietà che lega movimenti sociali, collettivi, soggetti politici e sindacali, né tanto meno potrà fermare le mobilitazioni dei prossimi mesi.




Coordinamento Studentesco Livornese, Collettivo Studentesco Universitario Livornese, Comitato di lotta per il lavoro, Unicobas Livorno, Confederazione Cobas Livorno, C.S.A. Godzilla, Officina Sociale Refugio,
Teatrofficina Refugio, Sinistra Critica, Collettivo Anarchico Libertario, Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.