Tra la notte dell’ 8 e il 9 dicembre un gravissimo incendio è scoppiato all’interno del “ Ghetto dei bulgari”, un insediamento di baracche e rifugi di fortuna nelle campagne di Rignano tra Borgo Tressanti e Borgo Mezzanone, a circa 20 chilometri da Foggia. Nel rogo, un ragazzo di vent’anni che si chiamava Ivan Miecoganuchev. ha perso la vita: il cadavere completamente carbonizzato, infatti, è stato recuperato nella baracca che divideva con il padre. Il concentrato di baracche ricorda molto le favelas. Sorge tra baracche ammucchiate l’una accanto all’altra, in un concentrato di miseria senza acqua, luce, gas e servizi igienici al di fuori di una fossa scavata nella nuda terra. Un degrado accettato dai suoi abitanti quasi come necessario. Nei momenti di picco il “ Ghetto dei bulgari” raggiunge i 400 abitanti.
Provengono in gran parte da Sliven, una città della Bulgaria orientale. Ricorda un campo rom, e molti dei suoi abitanti lo sono. Vengono a marzo e lasciano il ghetto a ottobre, e sono impiegati in molti dei lavori agricoli. Gli uomini non arrivano da soli. Si portano dietro anche mogli e figli. Ma la crisi si fa sentire e il lavoro nei campi dove primeggia il caporalato scarseggia sempre di più. La regione Puglia ha il primato dei ghetti: almeno 55 e sono 50 mila i lavoratori al nero nelle campagne pugliesi.
L’Arci denuncia: ‘ Solo una settimana fa avevamo lanciato un grido d’allarme subito dopo l’incendio del “ Grande Ghetto”, la baraccopoli in cui sopravvivono, in condizioni disumane, centinaia di lavoratori migranti’. Ora dopo gli ultimi eventi ‘ chiediamo un incontro urgente al Prefetto, di fronte alla latitanza delle istituzioni pubbliche il cui intervento abbiamo già chiesto da tempo affinchè vengano finalmente chiusi questi ghetti e sostituiti con alloggi dignitosi. Questa situazione vergognosa deve finire. Per questo facciamo appello anche al Presidente della Regione, che in più occasioni ha dichiarato di voler intervenire contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro.
Intervenga con urgenza per trovare soluzioni dignitose, rispettose dei diritti dei lavoratori sia sul piano della condizione giuridica che di quella alloggiativa’. Sempre l’Arci poi denuncia: ‘ Non solo le istituzioni non intervengono, tace anche gran parte del terzo settore. Da parte nostra, come abbiamo sempre fatto, siamo pronti a fare la nostra parte per individuare soluzioni che garantiscano la dignità del lavoro e delle persone’.
Il caporalato è un’attività che mira allo sfruttamento a basso costo di manodopera fatta lavorare abusivamente e illegalmente a prezzi inferiori rispetto a quelli del tariffario regolamentare e senza alcun versamento dei contributi. Il fenomeno è molto diffuso in Italia, spesso collegato ad organizzazioni malavitose e colpisce le fasce più deboli della popolazione, soprattutto gli immigrati.
Damiano Aliprandi da il dubbio