Il 15 Febbraio 1966 muore a Patio de Cemento, nel Dipartimento di Santander, Camillo Torres Restrepo, ex sacerdote e leader dell’ Ejercito de Liberacion Nacional, combattendo armi in pugno contro l’esercito colombiano.
Camillo Torres (nato a Bogotà il 3 febbraio 1929) si era unito alle forze guerrigliere dell’ELN all’inizio del 1963.
Nel 1963 aveva iniziato viaggiare per il Paese, passando di villaggio in villaggio a predicare la Rivoluzione e smascherare l’inutilità delle elezioni:
“un cattolico, un sacerdote cattolico, non può essere spettatore inerte in un sistema sociale che nega alla maggioranza la possibilità di mangiare, di vestire, di avere una casa. Proprio perche sono colombiano, cattolico e prete, non posso non essere rivoluzionario. Se mi uccidono in montagna, la mia morte indicherà una strada“
Camillo Torres muore il 15 febbraio del 1966 insieme ad altri due militanti dell’ELN. Il suo corpo non fu mai più trovato, il luogo della sepoltura viene tuttora tenuto nascosto perchè “segreto militare”.
Queste sono le parole di Camillo Torres diffuse dall’ELN alla sua morte:
Per la presa del potere da parte delle classi popolari, fino alla morte, io sono entrato nella lotta armata. Dalle montagne colombiane penso di proseguirla fino a conquistare il potere per il popolo. Mi sono arruolato nell’Esercito di Liberazione. Vi ho trovato l’attuazione in un’unità, la base contadina, senza differenze, nè religiose, nè di partito. Senza “caudilli”. Cercheremo di liberare il popolo dallo sfruttamento, dalle oligarchie economiche e dall’imperialismo”
Da molti anni i poveri della nostra patria,
da molti anni attendono il grido di battaglia,
il grido per gettarsi nella lotta finale
contro l’oligarchia e contro il capitale.
contro l’oligarchia e contro il capitale.
A questo punto il popolo non crede a chi ha il potere
a questo punto il popolo non crede alle elezioni,
non c’è più via legale che possa esser tentata,
non resta altro al popolo che la lotta armata.”
Il popolo è deciso a offrir la propria vita
per dare ai propri figli un tetto e da mangiare,
per dare soprattutto a chi verrà domani
la patria non più schiava dei nordamerìcani.”
E devo dire al popolo che io non l’ho tradito,
son stato sulle piazze d’ogni città e villaggio
chiamando chi lavora ai campi e alle miniere
a unirsi e a organizzarsi per prendere il potere.”
Chiunque è un patriota stia sul piede di guerra
finchè possano sorgere i capi guerriglieri;
dobbiamo stare all’erta, scambiarci le opinioni,
raccoglier le provviste con armi e munizioni.”
La lotta è prolungata e i colpi all’oppressore
sian piccoli, se occorre, purchè siano sicuri;
proviamo cosa valgono di fronte agli avversari
coloro che si dicono dei rivoluzionari.”
Agisci senza sosta, ma agisci con pazienza,
la guerra sarà lunga e ognuno dovrà agire;
importa soprattutto che la rivoluzione
quando è il momento giusto ci trovi dall’azione”
Abbiamo incominciato perchè la strada è lunga,
però questa è la strada per la rivoluzione:
con noi fino alla morte a unire e organizzare.
con voi fino alla morte, la classe popolare.”
Con noi fino alla morte perchè siamo decisi,
con voi fino alla morte, a andare fino in fondo:
la presa del potere non è ormai più illusoria,
lottar fino alla morte vuoi dire la vittoria
Questa canzone di Fausto Amodei, “Proclama di Camillo Torres”, è una parafrasi assai fedele dell’ulitmo discorso di Camillo Torres al popolo colombiano “Dalle montagne, gennaio 1966”, considerato il suo testamento sprituale. (da InfoAut)