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Roma: Cinque denunciati per l’occupazione del Rialto

Anche Eleonora Forenza, eurodeputata dell’Altra Europa, tra i denunciati per la rioccupazione del Rialto Sant’ambrogio. “Spero che le trattative con la giunta Raggi continuino e contribuiscano a trovare una soluzione. Aspettiamo fatti, non solo le parole. La partecipazione è fondamentale”

Sono cinque i denunciati per la rioccupazione del Rialto Sant’Ambrogio, avvenuta a Roma lo scorso 24 febbraio, dopo la chiusura da parte dei vigili su impulso delle procedure avviate dalla Corte dei Conti che oggi mettono a rischio più di 800 tra centri sociali e interculturali, teatri, presidi sanitari, onlus, associazioni di sostegno ai malati, organizzazioni di volontariato nella Capitale.

Il Rialto è la sede del comitato nazionale per l’acqua pubblica e quel giorno, insieme alla rete Decide Roma, agli esponenti delle associazioni ospitate al portico d’Ottavia e della sinistra cittadina e nazionale (da Sandro Medici a Stefano Fassina di Sinistra Italiana e Paolo Ferrero di Rifondazione) il comitato lo ha riaperto. Dopo un incontro con l’assessore al bilancio Andrea Mazzillo è stata intavolata una trattativa per individuare una nuova sede per il Rialto che oggi ospita, tra l’altro, il circolo Gianni Bosio, l’Associazione per il rinnovamento della sinistra, il Forum ambientalista, Transform.

Dopo la manifestazione di venerdì 10 marzo, organizzata da Decide Roma, la giunta Raggi sembra avere recepito alcune richieste del movimento: scrivere un regolamento sui «beni comuni urbani» in maniera partecipata. Su molti altri punti – a cominciare dallo strumento del bando e sugli sfratti in corso – ci sono ancora distanze. Sabato 18 marzo è previsto un incontro tra movimento e giunta. In questa partita complessa, dove a rischio è la vita sociale e culturale della Capitale, è inserito anche il Rialto.

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Eleonora Forenza, eurodeputata dell’Altra Europa

Con altri quattro attivisti Eleonora Forenza, deputata europea dell’Altra Europa, ha ricevuto la notifica della denuncia. «Quel giorno ero al mio posto – racconta – con gli attivisti che si battono per il diritto all’acqua bene comune, che hanno vinto il referendum del 2011, e hanno restituito uno spazio come il Rialto alla città. Come ero al mio posto, tra chi lotta, nel giugno scorso all’occupazione simbolica del teatro Valle, uno spazio chiuso da quasi tre anni. Lì ho ricevuto una denuncia per resistenza e occupazione».

Cos’è successo quel giorno?
Dopo la riappropriazione del Rialto, peraltro senza che fossero tolti i sigilli, c’è stato un intervento delle forze dell’ordine che hanno impedito il passaggio delle persone. Ci hanno detto che non ci sarebbero state conseguenze, qualora l’incontro con l’assessore fosse andato a buon fine.

Ora si è aperto un tavolo…
Proprio grazie a quel gesto di riappropriazione da parte delle associazioni. Mi auguro che la negoziazione continui e possa allargarsi, contribuendo a risolvere la situazione degli spazi che sono sotto sfratto o sgombero. Aspettiamo i fatti e non solo le parole.

La giunta sostiene di non potere intervenire sulle decisioni della Corte dei conti, se non entro certi limiti. Cosa ne pensa?
La cosa che più mi stupisce è che un partito che ha quasi il 30 per cento dei consensi si trinceri dietro la burocrazia contro la quale sostiene di non potere fare nulla. Al Rialto l’assessore al bilancio Mazzillo lo ha ripetuto più volte. La politica deve invece prendere una decisione e trovare soluzioni. Il movimento 5 stelle sostiene di fare della partecipazione dei cittadini una bussola. In realtà, da quando è al governo a Roma, continuano sgomberi, chiusura di spazi e la limitazione della partecipazione attiva di donne e uomini.

Tra molte difficoltà, la giunta Raggi sembra comunque intenzionata a intervenire. Non crede?
Mi sembra che ci sia ancora un divario enorme tra le parole e i fatti. Continueremo a chiedere che i fatti vadano in direzione di una maggiore partecipazione. Fin’ora l’unico spazio a cui hanno dato via libera è la costruzione dello stadio della Roma.

Roberto Ciccarelli

da il manifesto