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NO MUOS: indagati 24 attivisti. Ma a tagliare le reti c’eravamo tutt*

Pochi giorni fa, il Tribunale di Gela ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 24 attivisti e attiviste No Muos. Ad annunciarlo, il movimento No Muos tramite la sua pagina Facebook:

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I fatti contestati risalgono al 21 agosto 2016, quando gli attivisti organizzarono, al posto del tradizionale corteo intorno alla base della Marina Militare statunitense, un’escursione-trekking No Muos nella medesima zona. Una tranquilla “passeggiata” nella riserva naturale orientata di Niscemi, la Sughereta.

Tra le ipotesi di reato figurano le più assurde e disparate: per i promotori del trekking, l’accusa di aver organizzato tale riunione in luogo pubblico senza aver preventivamente avvisato il questore di Caltanissetta.

16 attivisti “in concorso tra loro e con altre 4 persone travisate” (al momento non identificate) sono accusati di danneggiamento aggravato per il taglio della rete metallica posta a recinzione della base, effettuato tramite cesoie. Altri 6 attivisti sono invece “colpevoli” di aver “coperto” gli autori del taglio delle reti al fine di renderne difficoltosa l’identificazione: “si stringevano ad essi srotolando e alzando striscioni e bandiere in modo da impedire il riconoscimento attraverso le riprese video degli operatori di polizia”.

Ma non finisce qui. L’accusa più assurda rivolta a un attivista è quella di essersi “travisato senza giustificato motivo” durante la passeggiata No Muos con OCCHIALI DA SOLE (addirittura! Indossare gli occhiali da sole in piena estate!) e altri “vari indumenti al fine di rendere difficoltoso il suo riconoscimento“.
Lo stesso compagno sarebbe colpevole di aver offeso “l’onore e il prestigio di tutti i pubblici ufficiali in servizio di ordine pubblico” in quanto, rivolgendosi all’agente che stava effettuando le riprese video dei manifestanti, pronunciava la frase “arripigghia chistu” (“riprendi questo”) abbassandosi i pantaloni e mostrando il proprio sedere all’agente in questione.
Sempre per questa deplorevole “offesa all’onore” (un concetto da feudalesimo) dell’agente di polizia, l’attivista era già stato condannato qualche mese fa a pagare una multa di 3000 euro.

Questo nuovo colpo giudiziario inflitto ai No Muos non è altro che l’apice di un susseguirsi incessante di ridicoli tentativi di reprimere il dissenso popolare e stroncare il movimento: già quest’anno un attivista, noto alla forza pubblica per la sua partecipazione alle iniziative No Muos, era stato multato per il possesso di alcuni CD masterizzati!

Mentre assistiamo da una parte alla continua “demonizzazione del manifestante” ad opera di tribunali e forze dell’ordine, dall’altra c’è un grandissimo movimento che è riuscito a radicarsi nel territorio e da esso trae la sua linfa vitale. Ora più che mai è necessario unire le lotte che attraversano il Paese contro le grandi opere inutili, dannose e imposte dall’alto: contro la TAP, il TAV e il MUOS, dalla Sicilia, passando per il Salento e arrivando alla Val Susa, la repressione non ci spaventa ma è uno stimolo per andare avanti, fino alla vittoria!

Se difendere la propria terra dalla devastazione è un crimine, allora siamo tutt* criminali.
Se tagliare le reti poste a protezione di un’opera abusiva e illegittima è un reato, siamo pronti a dire che a tagliarle c’eravamo tutte e tutti, forti di essere dal lato giusto.

Solidarietà ai compagni e alle compagne No Muos colpiti dalla repressione! LE LOTTE NON SI PROCESSANO!