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Disabile grave muore in carcere a 27 anni: “ragionava come un bambino di 3 anni”…

Fernando Paniccia avrebbe terminato di scontare la pena il 31 dicembre del 2011. Invalido al 100%, affetto da ritardo mentale, epilettico e semiparalizzato, pesava 186 chili. Era entrato in carcere per la prima volta a 19 anni, per il furto di 3 palloni di cuoio in una palestra, e da allora era stato più volte arrestato per piccoli reati di cui probabilmente non era nemmeno consapevole, poiché la sua capacità di comprensione era quella di un bambino di tre anni.

Sanremo: la morte in cella e le “indagini” sul caso…
Fernando Paniccia, 27enne di Frosinone, è morto nella cella del carcere di Sanremo dove era detenuto, ucciso probabilmente da un arresto cardiaco. Le sue condizioni di salute erano critiche da tempo a causa dell’obesità. Fernando pesava 186 kg e nonostante l’interessamento dei sanitari non era riuscito a dimagrire. Il giorno di Natale aveva accusato un malore. Ieri mattina il suo compagno di cella lo ha chiamato, ma inutilmente. Il sostituto procuratore Antonella Politi ha disposto che venga effettuata l’autopsia. Paniccia avrebbe terminato di scontare la pena il 31 dicembre del 2011.
Ha rubato tre palloni: in carcere un invalido… La cronaca del suo primo arresto (La Stampa, 31 gennaio 2003)

Diciannove anni, completamente invalido, incapace di muovere le mani, di parlare correttamente e di controllare gli stimoli fisiologici, provvisto di assistenza continua da parte dell’azienda sanitaria locale. Eppure, nonostante l’evidente deficit mentale, Fernando Paniccia, un ragazzo di Frosinone, è stato arrestato per avere caricato su un furgoncino tre palloni di cuoio trafugati nel piazzale antistante un centro sportivo della città.
L’episodio è avvenuto sabato e da allora, nonostante l’invalidità, il ragazzo è rinchiuso in una cella del carcere di via Cerreto. L’episodio, per l’esattezza, è avvenuto nel pomeriggio di sabato. Fernando Paniccia era con il fratello di 17 anni e un vicino di casa. I tre ragazzi erano andati in un centro sportivo per effettuare dei lavori di manutenzione. Poi il giovane, che ragiona come un bambino di tre anni, nonostante sia alto un metro e novanta e pesi oltre 150 chilogrammi, di nascosto dagli altri due ha preso i palloni e li ha chiusi nel furgone.
La scena è stata però notata da uno degli addetti alla sorveglianza del centro sportivo che ha chiamato i carabinieri. Il furgone è stato bloccato pochi minuti dopo e quando i militi hanno trovato i palloni hanno arrestato tutti e tre gli occupanti del mezzo.
“Non mi permetto di giudicare l’operato di nessuno, e non mi permetto di contestare ciò che i carabinieri per legge hanno dovuto fare, ma quello che mi domando” racconta la madre del ragazzo, la signora Teresa Tiberia, “è come sia possibile che Fernando sia stato rinchiuso in carcere nonostante il suo evidentissimo deficit mentale. Mio figlio non è in grado di muovere le mani, di parlare correttamente e soprattutto non riesce a distinguere gli stimoli fisiologici e per questo ha bisogno di continua assistenza. Posso immaginare in che condizioni dovrà presentarsi mercoledì dinanzi al giudice”. Gli avvocati difensori hanno preannunciato un esposto per far chiarezza sull’intera vicenda.
La risposta non ufficiale degli inquirenti è che il codice è dalla loro parte: a dover essere garantito anche in caso di reato è il diritto alla salute. Questo significa che le persone detenute devono usufruire dello stesso servizio sanitario del resto della cittadinanza, e significa che va tutelata la continuità terapeutica a tutte quelle persone che prima dell’arresto hanno stabilito un rapporto con strutture sanitarie o seguono terapie che necessitano di costante controllo medico.
Dunque il giovane handicappato continua a ricevere in questi giorni in carcere la stessa assistenza che riceveva fuori. Domani, nell’udienza davanti ai giudici, si deciderà su quanto accadrà nei prossimi giorni.
Disabili in carcere (inchiesta di SuperAbile.it)
Quasi 500 i detenuti disabili nella carceri italiane
Il dato, fornito dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, riguarda la disabilità motoria e sensoriale ed è fermo al dicembre 2008. La maggioranza di detenuti disabili è in Lombardia (121), seguita da Campania (96) e Lazio (51). A Fossombrone, nelle Marche, sono detenuti 28 ipovedenti.
Nel dicembre del 2008 nelle carceri italiane erano presenti 483 detenuti con disabilità motoria o sensoriale. Questo il dato più recente sulla presenza della disabilità in carcere in possesso dell’Ufficio Servizi sanitari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Un’identica rilevazione per il 2009 manca: “Le schede destinate alla compilazione erano state inviate anche lo scorso anno alle direzioni degli istituti di pena – spiegano dall’ufficio – ma l’indagine non è stata realizzata”.
La regione italiana con il maggior numero di detenuti disabili risulta essere la Lombardia: alla fine del 2008 negli istituti di pena della regione risultavano reclusi 121 detenuti con disabilità fisica e motoria, di cui 13 a San Vittore e 82 a Opera. Fra le regioni più “affollate” anche la Campania con 96 detenuti, il Lazio (51), le Marche (34, di cui 28 ipovedenti detenuti nella struttura di Fossombrone) e la Toscana (31). Seguono Sicilia (34), Piemonte e Valle d’Aosta (23), Veneto, Trentino e Fvg (20), Puglia (17), Emilia-Romagna (16), Sardegna (16), Calabria (14), Umbria, Abruzzo-Molise, Liguria (tutte con 3 detenuti) e, infine, Basilicata (1).
Parzialmente diversi gli esiti di una seconda indagine relativa alla sola disabilità motoria, svolta sempre nel 2006 ma in cui periodo dell’anno non specificato. Con 65 detenuti, la Lombardia resta la prima regione nella classifica della numerosità, ma è stavolta seguita dalla Sicilia, con 51 detenuti disabili, dalla Sardegna, con 42 detenuti, e poi da Campania (37), Lazio (36), Emilia-Romagna (30), Puglia (26), Piemonte e Abruzzo-Molise (25), Marche (17), Toscana (15), Basilicata (11), Veneto (10), Umbria (6), Calabria (4) e Liguria (1).
I luoghi, le norme e i numeri
Non si sa quanti siano esattamente i disabili detenuti nelle carceri italiani, visto che non esiste un sistema di monitoraggio nazionale sulle condizioni di salute dei carcerati. Quattro le sezioni attrezzate per i “minorati fisici”, 143 posti in tutto, di cui 90 ancora inagibili. 7 le sezioni per disabili motori, per un totale di 32 posti. 1.238 gli “internati nei 6 Opg italiani, la cui capienza complessiva è di 951 posti.
La malattia e la disabilità non sono incompatibili con la detenzione. Anzi accade spesso che chi varca la soglia del carcere porti con sé gli esiti di un trauma o di una malattia che hanno ridotto le sue capacità motorie o mentali. Non si sa quanti siano esattamente i disabili detenuti nelle carceri italiani, visto che non esiste un sistema di monitoraggio nazionale sulle condizioni di salute dei carcerati.
Si sa però che “non esiste in Italia una normativa specifica per i detenuti disabili”, afferma Francesco Morelli, di Ristretti Orizzonti. “Uno dei principali riferimenti normativi per la disabilità in carcere – spiega Morelli – è l’articolo 47 ter dell’Ordinamento Penitenziario, relativo alla detenzione domiciliare”: in base al comma 3, “la pena della reclusione non superiore a quattro anni, anche se costituente parte residua di maggior pena, nonché la pena dell’arresto, possono essere espiate nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora ovvero in luogo pubblico di cura, assistenza o accoglienza, quando trattasi di persona in condizioni di salute particolarmente gravi, che richiedano costanti contatti con i presidi sanitari territoriali”.
È però necessaria la perizia di un medico, che – spiega Morelli, “può essere smentita dal perito peritorum, cioè dal tribunale di sorveglianza.
Un’altra norma di riferimento è quella che riguarda il differimento della pena, che però viene utilizzata soprattutto per le detenute incinte. Infine c’è l’articolo 11 dell’Ordinamento penitenziario, che contempla i casi in cui il detenuto entri sano e si ammali all’interno del carcere. In questa eventualità, il direttore, prima del magistrato, può disporre il ricovero in ospedale con articolo 11. Se quindi è vero che non esiste una normativa precisa per la disabilità in carcere, va però detto anche che la legislazione italiana è l’unica che prevede l’incompatibilità con la detenzione per motivi di salute.”
Nei casi in cui la perizia medica evidenza una disabilità che richiede un’assistenza specifica, i detenuti sono destinati ad alcune strutture specifiche. Per la precisione, esistono gli Ospedali psichiatrici giudiziari e alcune sezioni di osservazione per i detenuti con disabilità mentale; le sezioni attrezzate per “disabili” e le sezioni attrezzate per “minorati fisici”.
Quest’ultima distinzione tra disabili e minorati, dal suono arcaico, è in realtà destinata a scomparire in tempi brevi ma ancora sopravvive per ragioni organizzative. In particolare, il termine “minorato” è utilizzato nei casi in cui la disabilità motoria sia più lieve rispetto alla vera e propria disabilità.
Per passare dalla parole ai numeri, riportiamo le cifre riferite dall’Amministrazione penitenziaria, aggiornata al 3 ottobre 2008 e relative alla capienza di queste “sezioni speciali” e al numero di presenze effettive al loro interno. Non dimenticando il fatto che non tutti, ma anzi probabilmente solo una minoranza di detenuti con disabilità si trova all’interno di queste sezioni, mentre molti altri sono nelle sezioni comuni.
Minorati fisici. Sono quattro, in tutta Italia, le strutture con sezioni attrezzate per accogliere minorati fisici, per una capienza complessiva di 143 posti e 21 presenze oggi registrate: per la precisione, Castelfranco Emilia, con una capienza di 90 posti ma attualmente inagibile; Parma, con una capienza di 25 posti e 6 presenze; Ragusa, con capienza 14 e 12 presenze; Turi, con 14 posti e 3 presenze.
Disabili. Per i detenuti con disabilità fisica esistono sezioni attrezzate in 7 istituti, per una capienza complessiva di 32 posti e 16 presenze: Udine, con 3 presenze, pari alla sua capienza; Pescara, con 4 presenze e due posti; Parma, con 9 posti e 9 presenze. A queste si aggiungono 4 strutture le cui sezioni attrezzate risultano attualmente vuote: Perugia, Fossano, Castelfranco Emilia e Brindisi.
Internati in Opg. Oggi gli Ospedali psichiatrici giudiziari funzionanti sono in tutto 6, per una capienza complessiva di 951 posti e una presenza effettiva di 1.238 persone: Aversa (Ce), con una capienza regolamentare di 259 posti e 265 ospiti; Barcellona Pozzo (Me), con una capienza di 186 posti, 204 il limite tollerabile e ben 265 le presenze attuali; Castiglione Siviere (Mn), con una capienza regolamentare di 193 posti (223 tollerabili) e 208 presenze; Montelupo Fiorentino, con una capienza tollerabile di 80 posti e 101 presenze attuali; Napoli Sant’Eframo, con una capienza di 103 posti, 117 tollerabili e 109 presenze; infine Reggio Emilia, con una capienza di 130 posti, 252 tollerabili e 290 presenze. Va tenuto presente che gli Opg sono deputati ad accogliere non soltanto i detenuti prosciolti per vizio di mente (a causa cioè di disturbi psichiatrici), ma anche i detenuti che, pur avendo scontato la pena, sono assegnati alla misura di sicurezza dell’internamento.
Internati in sezioni di osservazione. Nelle sezioni di osservazione, destinate a detenuti con problemi psichici e funzionanti presso alcuni istituti: precisamente, Bologna (2 presenze), Castelfranco Emilia (76), Favignana (37), Firenze Sollicciano (19), Isili (21), Livorno (8), Milano San Vittore (14), Modena Saliceta S. Giuliano (100), Monza (5), Napoli Secondigliano (9), Palermo Pagliarelli (5), Reggio Calabria (4), Roma Rebibbia (13), Sulmona (108), Torino Lorusso e Cutugno (35).
fonte: Ristretti Orizzonti