Hanno sfidato il divieto a manifestare imposto da Erdogan e sono stati duramente repressi.
Per il secondo anno consecutivo, il Gay Pride di Istanbul si è trasformato in un incubo per migliaia di manifestanti che sono comunque scesi nelle strade della metropoli sul Bosforo fermati dai proiettili di gomma e dagli idranti della polizia. 35 le persone arrestate e che non sono state ancora rilasciate, tra loro un giornalista dell’Assiciated Press
Gli agenti hanno impedito l’accesso a piazza Taksim, ma quando gli attivisti sono cominciati ad ad aumentare hanno cominciato a sparare proiettili di gomma per disperdere la folla. Decine i feriti. Ricostruiamo quanto accaduto con il giornalista Murat Cinar. Ascolta o scarica.
Con lui parliamo anche della marcia per la giustizia che da oltre 10 giorni, a piedi, sta raggiungendo Istanbul dopo essere partita da Ankara per chiedere più libertà e giustizia per tutti. L’iniziativa è nata in seguito all’arresto di Enis Berberoglu, deputato del partito socialdemocratico Chp.
Il parlamentare è stato arrestato dopo una condanna in primo grado a 25 anni per “rivelazione di segreto di stato” nel processo sulla fuga di notizie relativa al passaggio di armi in Siria su tir dei servizi segreti turchi nel 2014, un traffico illegale rivelato da un’inchiesta del quotidiano Cumhuriyet. Ben presto però la marcia è diventata sempre più partecipata e le rivendicazioni si sono ampliate appunto con la richiesta di maggiore libertà e giustizia per tutti.