Da mercoledì 19 luglio a domenica 23 luglio 2017, a Genova, si tengono le iniziative per ricordare le giornate del G8 del luglio 2001: le centinaia di migliaia di persone in piazza contro i cosiddetti 8 grandi, una sfida radicale e di massa alla kermesse neoliberale per eccellenza.
E poi gli scontri di strada, l’omicidio di Carlo Giuliani, la mattanza della Diaz, le torture di Bolzaneto.
Una storia articolata e complessa, che la narrazione mainstream tende oggi a ridurre a pochi flash indistinti, sempre e solo declinata con il linguaggio dell’”OP”, l’ordine (?) pubblico.
Invece Genova 2001 è stata tante cose assieme, un’irriducibilità alla semplificazione che emerge chiaramente da questi audio di archivio, recuperati dall’esperienza di comunicazione di movimento chiamata Radio GAP, di cui anche Radio Onda d’Urto ha fatto parte.
Che la storia del G8 di Genova, a 16 anni di distanza, non sia ancora chiusa lo dimostrano, oltre alla memoria collettiva di chi era in piazza nel capoluogo ligure, a chi si trova anche nelle carceri dello Stato, come Marina e Francesco, ancora in carcere (a fondo articolo i riferimenti per potere scrivere a loro), anche due notizie mainstream delle ultime 24 ore.
MORTOLA & CO. – La prima riguarda l’imminente fine dell’interdizione dai pubblici uffici scattata con le pene inflitte cinque anni fa ad alcuni poliziotti condannati dopo i fatti della scuola Diaz di Genova e la vicenda dell’introduzione nell’edificio delle false molotov durante il G8 del 2001. Alcuni sono già in età pensionabile, mentre altri potranno essere reintegrati. Tra questi l’ex capo dello Sco Gilberto Caldarozzi, l’ex dirigente della Digos genovese Spartaco Mortola e il funzionario di polizia Pietro Troiani mentre Massimo Nucera, il poliziotto che raccontò di aver ricevuto una coltellata: una colossale bugia, ma lui è già stato reintegrato. Dei 16 condannati la metà ha potuto andare in pensione, mentre per gli altri è concreta la possibilità di rientrare in servizio.la fine dell’interdizione dai pubblici uffici per 16 poliziotti condannati. La metà è già in pensione, gli altri, invece, torneranno in servizio.
GABRIELLI – La seconda notizia, invece, è il monologo in prima pagina di Repubblica affidato mercoledì 19 luglio al capo della Polizia, Gabrielli, che per ripulire l’immagine delle forze dell’ordine ammette che quei giorni “furono una catastrofe” e che “se fossi stato in De Gennaro, all’epoca capo di polizia, mi sarei dimesso”. Subito dopo, però, Gabrielli sostiene “uno scenario del genere non si ripeterebbe”. Sull’intervista di Gabrielli sentiamo Lorenzo Guadagnucci, che nel 2001 dormiva dentro la scuola Diaz – come inviato del quotidiano Il Resto Del Carlino –, subendo così sulla sua pelle la mattanza poliziesca.
Da allora Guadagnucci ha scritto, e molto, di e su Genova, oltre che essere parte del Comitato Verità e Giustizia G8 Genova. Ascolta o scarica qui.
LA PRIGIONE DELLA MEMORIA – Su Genova e il G8 del 2001 da segnalare l’editoriale diffuso da Infoaut.org sui 16 anni dal G8 di Genova 2001, dal titolo “Anno 16 dopo Genova: in fuga dalla prigione della memoria”.
Ne abbiamo parlato con Martino, della redazione di Infoaut.org Ascolta o scarica qui
“In questi sedici anni non si è riflettuto a sufficienza”, il capo della polizia Gabrielli esordisce così in un’intervista che campeggia in apertura su Repubblica e che occupa poi le prime due pagine interne del quotidiano: “il G8 di Genova fu una catastrofe”.
Se le gioca tutte, lo sbirro. Tira in ballo il valore dell’autocritica inseguendo il senso comune. Come si dice di solito? “Vedete, un uomo di potere è all’altezza del suo ruolo se ammette i suoi errori”, “se davanti a una cattiva gestione ci si dimette, ne va della credibilità delle istituzioni”… “al posto di De Gennaro mi sarei dimesso”, fa rima alla vox populi Gabrielli.
I più onesti sbotteranno contro l’ipocrisia, i più ingenui apprezzeranno. Noi vorremmo dire che siamo stanchi della loro ossessione. Genova fu una sfida collettiva, risolta in una battaglia e in una sconfitta. Non la fiera dei carnefici su vittime inermi. A sedici anni di distanza la ferita che resta aperta è prima di tutto quella dello strappo tra polizia italiana e compatibilità democratica. Questo preoccupa chi sta a presidio delle istituzioni o chi crede alla dialettica politica da queste articolata. Allora quel velo strappato va ricucito alimentando il rammarico per la macelleria, la condanna dei comportamenti “sopra le righe”della polizia impazzita, la condanna della catastrofe. Certo, ci fu violenza ed efferatezza, ma soprattutto come verità disvelata dentro un conflitto, quello dello scontro delle giornate di Genova. È questo ciò che va rimosso per ricucire lo strappo: la resistenza, la risposta, la battaglia che ci fu attorno alla rappresaglia poliziesca.
È il labirinto della memoria dove la rincorsa a ristabilire una credibilità del gioco democratico a tutela dell’ordinarietà dei rapporti di potere vigenti si accompagna alla costruzione delle vittime degli eccessi della polizia e della loro (e nostra) impotenza come eredi di una sconfitta. Tanti dirigenti di polizia hanno fatto carriera su Genova. Non insistiamo neanche troppo su questo dato che ratifica un meccanismo normale in ogni corpo di servizio: chi rischia merita la promozione. Perché questo è in fin dei conti l’altro lato delle violenze poliziesche a Genova: oltre la sevizia ci fu il suo uso per ribaltare un equilibrio saltato. Corsero il rischio di farla grossa ma per averla vinta. Insomma, gira e rigira, lo dice anche Gabrielli: “a Genova saltò tutto, a partire dalla capacità – anche da parte del Movimento lamenta il capo della polizia – di poter in qualche modo governare e garantire per l’intera piazza”. Questa facoltà andava ristabilita.
Il fantasma di Genova per i tutori dell’ordine è il timore del ritorno di questa minaccia smarrita, l’eventualità che un governo di quella e di ogni contestazione saltasse. Per cacciare i nostri di fantasmi bisogna tornare a riconquistare la carne dei loro fantasmi, iniziando a non essere le figurine delle vittime nella scatola di ricordi di Gabrielli. Il resto è memoria collettiva, rabbia inestinta, volontà di rinnovare la sfida.
A Carlo e a tutti i resistenti di quella battaglia.
APPUNTAMENTI A GENOVA – Mercoledi 19 luglio dalle 18.30 presso il Circolo Arci 30 giugno dibattito sulla proposta della costruzione di una rete europea per il diritto al dissenso, con la partecipazione di Italo Di Sabato (Osservatorio sulla Repressione). Alle 20 cena sociale per sostenere la cassa antifascista genovese
Ne parliamo con lo stesso Italo Di Sabato Ascolta o scarica
https://www.facebook.com/events/273029939840089/
Giovedi 20 luglio il presidio in Piazza Alimonda dove è stato assassinato Carlo Giuliani
https://www.facebook.com/events/1417842254965610/
Venerdi 21 luglio presso la Sala del Minor Consiglio alle 17.45 il convegno Io madre accuso Convegno con la Asociación Madres contra la Represión di Barcellona, Madri per il diritto al dissenso della Valsusa, Madri dalla Terra dei fuochi, Madri per Roma città aperta, avvocati e giuristi. Organizzato da Comitato Piazza Carlo Giuliani, Legal Team, Osservatorio repressione
Il 22 e 23 luglio il Torneo di Calcio intitolato a Carlo Giuliani
https://www.facebook.com/events/909252355882863/
Ne parliamo con Haidi Giuliani e Maurizio Acerbo Segretario Nazionale del Prc Ascolta o scarica
PER SCRIVERE A MARINA E FRANCESCO, ANCORA IN CARCERE PER LE GIORNATE DI GENOVA 2001:
Marina Cugnaschi – c/o Casa Di Reclusione di Milano – Bollate – Via Cristina Belgioioso, 120 – C.A.P. 20157 – Milano (MI)
Francesco Puglisi – c/o casa circondariale Roma Rebibbia – Via Raffaele Majetti, 70 – C.A.P. 00156 – Roma (RM)