Sono circa le 4 del mattino del 25 agosto 2011 quando Ilario Aurilia muore di seguito a una caduta dal suo scooter.
Stando al rapporto della polizia all’epoca dei fatti il giovane sarebbe morto in seguito alle gravissime ferite riportate in un incidente stradale mentre era a bordo del suo scooter 50 quando sarebbe andato a sbattere contro un palo dell’illuminazione pubblica. Una versione ritenuta attendibile dal pubblico ministero titolare del fascicolo aperto dopo le denunce dei familiari del ragazzo, seguite a voci insistenti su un presunto inseguimento di una macchina delle forze dell’ordine, che nel giro di poche settimane chiese l’archiviazione del caso come “tragica fatalità, provocata esclusivamente dalla condotta di guida della vittima”.
Non è però dello stesso avviso il gip che anche in seguito alle numerose incongruenze fatte emergere dal legale della famiglia Aurilia rigetta la richiesta di archiviazione, dispone un supplemento di indagini e la riesumazione della salma per effettuare l’autopsia. Il caso Aurilia sconvolse Torre del Greco nell’agosto del 2011. Poche ore dopo la morte di Ilario in città iniziarono a circolare voci di un inseguimento conclusosi tragicamente.
Diversi amici di Ilario Aurilia – conosciuto a Torre del Greco per la sua passione per la Turris – raccontarono del coinvolgimento nello schianto di un’auto delle forze dell’ordine. Una versione successivamente ribadita dalla zia del ventitreenne che – chattando su facebook con un internauta dal nickname Peel – trovò conferme di un presunto inseguimento finito in tragedia. Una ricostruzione dei fatti diametralmente opposta rispetto alla dinamica messa nera su bianco dagli agenti del locale commissariato di polizia, intervenuti sul posto dopo la segnalazione dell’incidente da parte di una pattuglia della guardia di finanza.
Da qui la raffica di richieste avanzate dall’avvocato Giancarlo Panariello per fugare ogni dubbio sulla morte del ventitreenne: a partire dall’acquisizione delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza di un’attività commerciale della zona – le telecamere sono puntate proprio in direzione del luogo dell’impatto – fino all’identificazione dell’internauta noto come Peel.
Senza trascurare le deposizioni del testimone oculare, il cui racconto – così come l’esito dell’autopsia eseguita dal medico legale che avrebbe rivelato che a provocare la morte di Ilario Aurilia sarebbe stata una sola ferita alla testa, difficilmente compatibile con la doppia carambola contro il palo della luce e il ciglio del marciapiede – sarebbe in contrasto con la «frettolosa» dinamica ricostruita nei brogliacci degli investigatori.