Agosto, il mese delle vacanze (almeno per chi può permettersele) e del relax, è finito. Settembre, il periodo in cui ricomincia la normale vita quotidiana, è appena cominciato.
L’8 settembre, cadrà il settantaquattresimo anniversario della firma dell’armistizio italiano durante la seconda guerra mondiale. In quel giorno del 1943, infatti, il generale Pietro Badoglio firmava l’armistizio con cui sanciva resa dell’Italia fascista al cospetto delle truppe anglo-americane.
A Roma proprio in quelle ore, con la battaglia di Porta San Paolo, iniziava l’occupazione nazista che sarebbe durata fino al 4 giugno 1944. Furono 9 mesi di forti sofferenze per la popolazione della Città Eterna durante i quali gli eserciti di Hitlet si resero protagonisti di alcune delle rappresaglie più sanguinose che l’Italia ricordi.
Il Belpaese insomma, dopo circa un ventennio che aveva visto il fascismo al potere, si arrendeva alle truppe alleate e, almeno a parole, rifiutava quel regime totalitario che aveva portato l’Italia al collasso sotto numerosi punti di vista. Purtroppo, però, l’epurazione dei fascisti e la loro cacciata dai vari ambiti e cariche statali rimase una promessa che non fu mai mantenuta.
Tutto questo ha permesso che, ancora oggi, numerosi neofascisti possano compiere gravi azioni senza che nessuno, neppure nei piani alti istituzionali, condanni tali atti e mostri il proprio sdegno. I fatti avvenuti a Roma negli ultimi tempi: lo sgombero del palazzo occupato dietro piazza Indipendenza avvenuto il 19 agosto scorso e l’assalto al centro di accoglienza del quartiere Tiburtino III del 30 agosto, sono solo i momenti più vicini cronologicamente in cui i neofascisti hanno alzato la voce e messo ben in risalto il loro punto di vista.
Nella piazza a due passi dalla stazione Termini, lo ricordiamo, un palazzo abbandonato e occupato da migranti, in maggioranza eritrei ed etiopi che da parecchi mesi erano in attesa di un alloggio popolare, è stato sgomberato con metodi brutali dalle forze dell’ordine. Subito si sono alzate voci di sostegno alle forze dell’ordine ma non è mancato neanche chi ne ha approfittato per descrivere gli occupanti come migranti che occupavano uno stabile, in maniera del tutto illegale, in un momento in cui ci sono moltissimi italiani in lista di attesa per ottenere una casa popolare dal Campidoglio.
Al quartiere Tiburtino III, invece, si è verificato un evento che, ancora adesso, è avvolto da più di qualche ombra. Un giovane eritreo, ospitato in un centro di accoglienza della zona, è stato accoltellato dopo una lite con alcuni abitanti della zona che si erano presentati nella struttura per difendere una donna e il suo bambino che, secondo loro, era stata sequestrata dagli ospiti del dentro.
Non si è ancora capito, però, come mai si sia creata questa situazione. Ricordiamo che nei mesi scorsi, vari partiti dell’estrema destra italiana, avevano manifestato contro la presenza dei migranti nel quartiere a due passi dalla via Tiburtina e non lontano dal carcere di Rebibbia.
Per i fatti di piazza Indipendenza, inoltre, non si è parlato molto della difficoltà che, a mio parere, è quella principale: e cioè il problema abitativo a Roma e le infinite attese per ottenere un alloggio popolare nella Città Eterna. Si è voluto infatti mettere in evidenza come la maggior parte degli occupanti, che per la legge italiana sono illegali, erano persone provenienti dalle zone del Corno d’Africa.
Per i fatti del Tiburtino III, invece, si è detto semplicemente che la donna era stata sequestrata dagli ospiti del centro di accoglienza ma in realtá sta emergendo un’altra veritá. Tutto questo, naturalmente, non ha fatto che aumentare ancora di più quella “guerra tra poveri” che, da troppo tempo, si sta verificando in varie zone d’Italia.
Le parole “invasione” e “illegalità” sono tornate all’ordine del giorno e sulla bocca di tutti per descrivere una situazione che pare ben lontana dal trovare una soluzione. Tutto questo ha permesso a numerosi neofascisti e simpatizzanti di estrema destra di tornare alla ribalta e di cercare di accaparrarsi qualche voto in più; tutto questo lo si sta facendo seguendo un semplice ma efficace filo logico (almeno secondo questi individui): migranti cattivi contro italiani buoni.
L’8 settembre 1943 iniziava quel periodo di Resistenza che si sarebbe concluso solo il 28 aprile 1945 con l’esposizione dei corpi di Benito Mussolini ed altri importanti gerarchi fascisti a piazzale Loreto a Milano. Un anno e mezzo di morte, distruzione e sofferenze che i partigiani decisero di affrontare per rendere l’Italia un paese più libero e, almeno sulla carta, democratico senza più fascisti ai piani alti del comando.
Purtroppo, a più di 70 anni da quei giorni, la guerra di resistenza non sembra aver portato i frutti sperati ed i fascisti sono ancora lì a far ciò che vogliono.
Roberto Consiglio