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Livorno: Licenziata perchè trans

Una storia che si ripete, una vicenda a cui i media, a dire il vero, hanno dedicato poco spazio. Accusa la ditta per la quale lavorava di averla licenziata perché transessuale. La storia è quella di Simona, Gianluca Pisano sui documenti, 39 anni di Livorno che, impiegata per 12 anni presso la “System”, ha presentato ricorso per “licenziamento illegittimo per discriminazione”. La ditta si difende parlando di “crisi aziendale” ma la lettera di licenziamento è arrivata due mesi dopo l’inizio delle cure ormonali necessarie alla transizione.
La System si difende aggiungendo di non essere mai stata a conoscenza del fatto, ma, come spiega l’avvocato di Pisano Corrada Giammarinaro, “non potevano non sapere”. Ad aprile Simona è stata presidente del Congresso Italiano Transgender, tenutosi proprio a Livorno e la notizia venne pubblicata su molti quotidiani e tv locali.
A giugno Simona ha ricevuto una lettera dalla società che offre assistenza e vendita di software per commercialisti, in cui le veniva comunicato che a causa della crisi del mercato il suo rapporto di lavoro si sarebbe concluso immediatamente. Dato infatti che non le era stato dato nessun preavviso, l’azienda nel licenziare Simona ha garantito le mensilità che le spettavano, ma il luogo di lavoro avrebbe dovuto lasciarlo subito. “Prima di allora – spiega Simona – non c’era stato nessun segnale, lo stesso andamento dell’azienda non faceva trapelare il bisogno di tagli al personale”.
Lei stessa, in contatto diretto con i clienti, era consapevole dell’andamento generale degli affari. “Il mio percorso, iniziato un paio di anni addietro, non è mai stato un argomento di conversazione in azienda – spiega Simona- Per motivi di riservatezza e per mancanza di condizioni adatte, ho preferito tacere la questione e andare al lavoro con abiti maschili”. Ma dopo quattro mesi di cure ormonali, i segni su Pisano erano ben evidenti. Altro legittimo sospetto da parte del legale di Pisano, sta nel fatto che l’unico licenziamento ha riguardato Simona. Il prossimo passaggio sarà quindi l’attivazione del collegio di conciliazione presso la Direzione Provinciale del Lavoro.
L’obiettivo di Simona e dell’avvocato Giammarinaro è comunque quello di portare la discussione di fronte al giudice del lavoro, nella sede dove potrà essere discusso e analizzato a fondo il fattore discriminazione. “Chiederemo l’indennità massima prevista per il licenziamento illegittimo, nonché un risarcimento per discriminazione” chiude l’avvocato. Sulla vicenda è interventa anche Paola Concia, parlamentare del Pd. “L’italiano medio non avverte la protezione forte delle istituzioni nei confronti delle persone lgbt – ha dichiarato la Concia. Si sente così autorizzato a licenziare, a usare violenza, a denunciare per un bacio. E’ tutto figlio della stessa ragione, l’assenza delle istituzioni”.
fonte: Dazebao l’infomazione online