Un caro saluto a tutti i compagni,
a metà marzo 2010 il sottoscritto è stato trasferito nel carcere di Rossano nella sezione EIV (Elevato Indice di Vigilanza, ora AS2, Alta Sorveglianza), composta di soli prigionieri “islamici”, una decina in tutto. Subito ho riscontrato un regime di detenzione molto diverso dalla EIV dove ero stato precedentemente ristretto.
Sin dai primi giorni che siamo entrati nell’AS2 di Rossano la direzione ha vietato molti dei nostri diritti e cose che prima in tutti gli altri carceri avevamo senza nessun problema: la radio, l’orologio, il lettore cd, i colloqui con i famigliari – per chi li ha, il campo sportivo…
Tutto questo nelle altre carceri dove eravamo stati non mancavano, ci sono anche nelle sezioni per soli musulmani (Asti, Macomer, Benevento). Il congelatore, per esempio, in sezione non c’è; ce n’è soltanto uno nel corridoio che porta al passeggio, ma non ci possiamo mettere niente, possiamo soltanto metterci l’acqua per il ghiaccio.
Al direttore abbiamo fatto molte richieste, rimaste però tutte senza risposta. Ci siamo sentiti presi in giro, dalla direzione non arrivava nessuna risposta.
Allora abbiamo iniziato a protestare. Abbiamo cominciato con il rivolgere le nostre lamentele ai capi delle guardie; facevo questo nel mentre ci recavamo all’aria, nel piccolo tragitto dalle celle al cortile. Poi siamo entrati in sciopero della fame, portato avanti per quattro giorni. Per ultimo abbiamo fatto alcune battiture notturne, alle 22.30, alle 1.45 e alle 4 del mattino.
Dopo tutte queste proteste nessuno ci ha risposto! Ci sentivamo sempre più sotto pressione e stavamo sempre più male.
Il 29 giugno 2010 tutti abbiamo, fatto richiesta di trasferimento. Le guardie hanno sempre continuato a fare le perquisizioni alle celle. In una di queste alla mia cella, hanno prelevato vari oggetti con la scusa che non erano autorizzati. Quegli oggetti mi sono stati autorizzati dal momento che ero entrato in quel carcere. Ho fatto presente tutto questo alla guardia che aveva fatto la perquisa; a lui non importava nulla, anzi, mi provocava per crearmi dei problemi. Infatti mi sono innervosito troppo con lui. Il 6 luglio 2010 ha presentato un rapporto contro di me. Dal direttore per discutere del rapporto disciplinare sono andato assieme ad un altro prigioniero (Fezzani Moez).
Il direttore si è rivolto a me in modo molto arrogante, mi ha insultato come se fossi uno schiavo. Invece di darmi un consiglio umano, con il suo modo di parlare mi ha fatto innervosire abbastanza, allora gli ho detto delle parole pesanti. A quel punto sono intervenute le guardie. Mi hanno preso con forza e portato alle celle.
Quando gli altri compagni hanno saputo quello che era successo e che era stato punito anche Moez, si sono innervositi e hanno cominciato la battitura alle porte per solidarietà. Il vice-comandante e il brigadiere della sezione sono entrati in sezione per portarmi all’isolamento. Con loro c’erano molte guardie, ho paura per me, allora mi sono ferito al collo con una lametta, per far loro più paura mi sono ferito anche ad un dito. All’inizio mi sono rifiutato di uscire dalla cella, poi ho detto loro che sarei uscito se mi lasciavano prendere tutta la roba e se non mi toccavano. Hanno accettato. Poi ho capito che era una fregatura, che mi stavano dicendo menzogne. Mi hanno portato all’infermeria dove, appena hanno visto il dito mi hanno detto che doveva essere cucito. Però non avevano l’ago per compiere l’operazione. Quando il dottore (o l’infermiere) è uscito per andare a prendere l’ago, sono rimasto solo con il brigadiere e una guardia che ha cominciato a dirmi di tutto. Parolacce e bestemmie solo per farmi innervosire e così crearmi problemi. Gli ho detto di non interrompermi mentre stavo parlando con un suo capo. La guardia mi dice di stare zitto, che lui non ha paura di me. In quel mentre arriva il comandante che da dietro mi da uno schiaffo, dicendo: eccomi qui. E’ stato come un segnale, tutte le guardie presenti mi hanno aggredito con forza per uccidermi. Con il manganello mi davano botte sul viso, su tutto il corpo. In quei momenti urlavo dal dolore, cercavo di evitare le botte del manganello dirette alla faccia, proteggendomi con la spalla destra – mi fa ancora male fino all’osso. Sono scappato dalle loro mani, mi sono buttato sotto il tavolo, loro allora hanno continuato colpirmi ma con i piedi e i manganelli. Mi hanno causato dei tagli profondi in particolare nel labbro superiore, da dove usciva molto sangue.
Successivamente sono stato portato all’isolamento, in una cella vicino alla sezione. Quella cella era priva di ogni cosa né finestre, né porta per il bagno, né luce. Più volte ho chiesto di andare in infermeria per essere visitato, per fare una radiografia alla spalla e per cucire il labbro. Il mio corpo era pieno di macchie blu a causa delle botte. Alle richieste non ha risposto nessuno.
La notte tardi è venuto, mi ha guardato nella cella buia. Gli ho chiesto di curarmi tutte le ferite; mi ha ascoltato, se ne è andato e non è più tornato. Nel secondo turno della notte è venuto anche l’infermiere; ha guardato e se ne è andato anche lui. Poi è venuto un altro, ho poi saputo che era lo psichiatra; non mi ha detto una parola. Dopo un poco è ritornato l’infermiere per farmi una puntura anti-dolorifica.
I medici hanno scritto che io ero completamente sano; e il medico psichiatra ha chiesto di lasciarmi in una cella senza niente. Ha fatto questo senza avermi visitato!
In quella cella ci sono rimasto sei giorni, dormivo per terra senza vestiti, solo con un pantaloncino che indossavo all’inizio e senza nessuna cura.
Il 12 luglio 2010 sono stato trasferito nel carcere di Nuoro. Quando mi ha visitato il medico gli ho chiesto di registrare e prendere atto di tutti i segni rimasti sul corpo che erano ancora lì dopo quasi una settimana dal massacro.
Ho scordato di scrivere che dopo due giorni ho chiesto di andare in infermeria per denunciarli. Non mi hanno autorizzato.
Il medico e lo psichiatra anche loro sono colpevoli di tutto. Ho quattro testimoni detenuti che erano nell’isolamento quando mi hanno portato lì anche me. Hanno visto il comandante, le guardie e me. Ricordo bene le facce delle guardie e ho anche il nome di chi mi ha fatto rapporto. Il direttore ha ordinato l’aggressione contro di me.
Voglio denunciare tutti questi fascisti infami.
P.S. il 22 luglio 2010 mi è arrivata una notifica inviata dal DAP, in cui bengo punito a sei mesi di 14-bis, a sei mesi (isolamento) da scontare nel carcere di Nuoro (via Badu ‘e Carros 1 – 08100 Nuoro).
Un cordiale saluto Elayashi Radi
Indirizzo del carcere di Macomer: Località Bonu Trau 19 – 08015 Macomer (Nuoro)
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