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Trento: L’antifascismo non si arresta, l’antifascismo non si processa.

Madda e Stega sono stati rilasciati senza misure cautelari, in attesa della prossima udienza a febbraio, e finalmente abbiamo potuto riabbracciare i nostri compagni.

Ci sembra d’obbligo tuttavia entrare nel merito di quanto accaduto, rispedendo al mittente alcuni messaggi.

L’azione doverosa di sabato è perfettamente in linea con quanto ribadito in questi giorni: ogni qualvolta che qualsiasi pulsione fascista -Forza Nuova, Casa Pound o qualsiasi altra sigla che nulla rivendica se non odio e violenza xenofoba- tenti di guadagnarsi spazio e agibilità nelle nostre città, ci sarà sempre una risposta.
E’ necessario perciò smontare il nauseante dibattito pubblico che ne è scaturito: quando viene indicata la luna, lo stolto guarda la vernice.
E’ inaccettabile la posizione di chi naviga nel proprio mare di ipocrisia, di chi si riempie le proprie bocche omertose di parole come non violenza e libertà di pensiero, difendendo l’indifendibile, in seguito all’azione di sabato. Condannare il lancio di un secchio di vernice quando si è sempre stati silenti di fronte ad aggressioni a studenti, accoltellamenti nel cuore della notte, attacchi incendiari a strutture adibite all’accoglienza, rischiando una vera e propria strage, è inammissibile tanto quanto rimanere lassisti nel concedere spazio a chi protetto dallo scudo della libertà di parola lavora ogni giorno per limitare sempre di più la libertà di tutti.
Ogni 25 aprile assistiamo alla solita sfilata di chi con arroganza si fa portavoce di un antifascismo di facciata, trattando la questione come mera ricorrenza senza ponte alcuno con la realtà odierna, relegando la Resistenza a un ricordo lontano che non si rivela necessaria nella nostra società.
La realtà ha tutt’altro copione.
La realtà vede il dilagare di sentimenti e movimenti fascisti in tutta Europa.
La realtà vede e concede a Trento spazio, protezione, legittimità a Casa Pound e Forza Nuova.
La realtà vede migranti che scappano da guerre, carestie, povertà come un problema di ordine pubblico.

La realtà vede a Bolzano morire un bambino del Kurdistan affetto da distrofia muscolare in mezzo a una strada, essendogli stata negata ogni forma di accoglienza.

La realtà vede due compagni arrestati e processati per un secchio di vernice.
Ma il nostro copione è un altro.
La nostra realtà è fatta di solidarietà, è fatta da chi non piega la testa di fronte al dilagare di odio e intolleranza. E’ fatta da chi, nonostante la repressione aumentata a livello esponenziale dopo l’introduzione della legge Minniti, continua a lottare per rivendicare un mondo veramente libero che in quanto tale non da spazio ad alcuna forma di fascismo.
L’antifascismo non si arresta, l’antifascismo non si processa.

Centro Sociale Bruno