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Roma, rivolta al Cie. Giallo su due suicidi

Quello del Cie di Ponte Galeria, al di là delle differenti versioni che giungono, somiglia sempre più ad un bollettino di guerra. Il primo giugno si è scatenata l’ennesima rivolta, fra coloro che più si sono esposti un gruppo di reclusi, pare algerini, proveniente da un non meglio precisato centro in Sardegna e destinati ad un breve transito in attesa del rimpatrio. Lenzuola, materassi e suppellettili bruciati, intervento delle forze dell’ordine, risultato: 5 fuggitivi di cui uno ripreso immediatamente, 9 che per errore e non conoscendo la struttura sono finiti nei locali che ospitano gli agenti di polizia e che sono stati quindi “fermati”. Processati per direttissima il giorno dopo sono stati condannati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Alcuni di loro sono stati trasferiti al Cie di Gradisca d’Isonzo in Friuli. Nel frattempo il console algerino ha proceduto all’identificazione dei ragazzi e si sono quindi spalancate le porte del rimpatrio. Nella scorsa notte, secondo notizie provenienti dai reclusi, due ragazzi del gruppo hanno tentato il suicidio mediante impiccagione. Uno sarebbe stato visto in gravi condizioni in un’ ambulanza è diretta alla volta della capitale, mentre l’altro, con la bava alla bocca, sarebbe stato curato in infermeria. Diversa la versione proveniente dai gestori del centro e dalle autorità. A detta di questi il tentativo di suicidio sarebbe stata una autentica “sceneggiata”: i due sarebbero stati visitati e ricondotti in cella non riportando alcun tipo di ferita. Ma la situazione sembra volgere al peggio e la preoccupazione è palpabile. Dovrebbero essere complessivamente 23 i cittadini algerini che verranno rimpatriati nei prossimi giorni e che sembrano disposti ad opporsi. La presenza di agenti nel centro è stata rafforzata e se i reclusi lamentano già di aver subito maltrattamenti, prevale ragionevolmente l’idea che si possano verificare nel centro scontri di violenza e rilevanza finora mai visti. Nei prossimi 7-10 giorni bisognerà monitorare il centro con maggiore attenzione: il rischio che qualcuno si faccia ancora più male è forte ed anche per questo motivo che oggi c’è stato un intervento nel centro del garante per i detenuti che non ha potuto far altro che constatare la difficoltà. Una situazione ingestibile insomma, ad ennesima dimostrazione di quanto sia inconsulta, negativa e fallimentare l’intera esperienza dei Cie, aggravata ancor più dall’aumento a sei mesi dei tempi massimi di trattenimento. Una necessaria maggior trasparenza nelle condizioni di vita nella struttura non potrà altro che portare a temporanei effetti placebo in un contesto che non sembra avere vie di sbocco. Sarebbe opportuno che in quelle regioni, soprattutto dove l’amministrazione è di centro sinistra, dove il governo vorrebbe dislocare altri nuovi esempi di queste mostruosità giuridiche, le forze antirazziste e della sinistra si mobilitino per impedirne l’attuazione. Quanto sta avvenendo a Roma, ma anche a Bologna, Milano, Brindisi, Gradisca e forse in altre strutture con cui non ci sono contatti stabili, dovrebbe dimostrare che i Cie producono un effetto contrario a quelle aspettative di “sicurezza del territorio” con cui in maniera spesso ipocrita ne viene giustificata l’edificazione.

Stefano Galieni