«Milano capitale dei naziskin», così titolava giorni fa il Corriere della Sera all’annuncio dell’ennesima serie di manifestazioni e concerti neofascisti previsti per la fine di maggio. Due gli appuntamenti lanciati, entrambi di sabato. Il primo, in programma domani, avrebbe dovuto essere un corteo nazionale di Forza Nuova «contro banche e finanza», vietato dal prefetto dopo una serie di pressioni degli antifascisti e trasformato in un incontro all’interno della sede di piazza Aspromonte. Ospite della manifestazione una delegazione del partito di estrema destra ungherese «Jobbik» (estimatore delle Croci frecciate, collaborazioniste dei nazisti durante l’occupazione tedesca). Il 29 maggio si dovrebbe invece tenere un meeting musicale per il ventesimo anniversario della fondazione della setta neonazista degli Hammerskins, il cui nucleo originario si costituì a Dallas in Texas a opera di fuoriusciti dal Ku Klux Klan. Nell’occasione convergerebbero su Milano delegazioni provenienti da diversi paesi europei: Spagna, Francia, Germania, Svezia e Svizzera.
Ambedue le scadenze arriverebbero dopo una lunga serie di iniziative, partite simbolicamente l’ultimo 23 marzo con una commemorazione al cimitero Monumentale, presenti ex aderenti alle Ss italiane e alla Legione Muti, per il 91° anniversario della fondazione dei Fasci di combattimento a Milano, con corone a un piccolo sacrario fatto erigere da Mussolini a ricordo di alcuni squadristi caduti negli anni Venti nei vari assalti alle camere del lavoro e alle sedi dei partiti di sinistra. Sono poi seguite: una messa in onore di Benito Mussolini, il 18 aprile, al campo X del cimitero Maggiore dove sono raccolte le spoglie di alcune centinaia di repubblichini, tra loro Alessandro Pavolini, il comandante delle Brigate nere, e altri gerarchi fucilati a Dongo. Ma soprattutto un corteo, il 29 aprile, per ricordare Sergio Ramelli, il ragazzo del Fronte della gioventù morto nel 1975 a seguito delle ferite riportate in un’aggressione da parte di alcuni militanti del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia, e per ricordare Enrico Pedenovi, consigliere provinciale dell’Msi colpito a morte nel 1976 da un commando di Prima Linea, e Carlo Borsani, un alto esponente fascista firmatario del «Manifesto sulla razza», attivo fino all’ultimo a fianco dei tedeschi, fucilato nel 1945 dai partigiani in piazzale Susa, alla Liberazione di Milano.
Più che a un corteo, presenti circa ottocento persone, si è assistito a una vera e propria parata in stile Germania anni Trenta: file da cinque, tamburi a scandire il passo, decine di fiaccole e molte bandiere con la croce celtica. Il tutto tra saluti romani ritmati e camice nere. Un precedente inquietante. Mai prima a Milano si era visto qualcosa di simile.
Domenica 2 maggio infine si è tenuto un concerto, la mattina, nei pressi di Porta Venezia, con l’esibizione di «Skoll» (nome di battesimo: Federico Goglio, un cantautore il cui nome d’arte, per sua stessa ammissione, si ispirerebbe a un «lupo feroce» della mitologia germanica, dedito «alla violenta cancellazione della vita sulla terra azzannando il pianeta e riempiendo l’universo di spruzzi di sangue»). Al pomeriggio si è svolto un torneo di calcetto al Lido, con la partecipazione di squadre dai nomi inequivocabili: Forza nuova, Hammerskins, Casa Pound… Il tutto sponsorizzato dal consiglio di zona 3, dalla Provincia e del Comune di Milano. Un fatto, anche questo, senza precedenti.
In questo quadro, due i passaggi politici in corso da non sottovalutare. Da un lato, come già denunciato, l’ingresso di alcuni fra i principali esponenti del neofascismo milanese nel Popolo della libertà (dal «barone nero» Roberto Jonghi Lavarini, capo di Destra per Milano, a Lino Guaglianone, fondatore di Comunità in movimento), portati a infoltire le correnti dei due fratelli Romano e Ignazio La Russa, variamente denominate («Fare occidente» e «La nostra destra»). Dall’altro, la copertura politica e istituzionale per chi non ha maturato questa scelta, in primis Forza nuova e Hammer. Le foto scattate in occasione del piccolo corteo fascista che si recava all’interno del Lido il 2 maggio ritraevano, fianco a fianco, Stefano Del Miglio, il nuovo capo degli Hammer, con Antonluca Romano, il segretario provinciale di Azione giovani, braccio destro di Carlo Fidanza, nonché futuro candidato nel Pdl al consiglio comunale di Milano, e Duilio Canu, il capo lombardo di Forza nuova. A fare da cerniera tra le diverse anime, Roberta Capotosti, consigliera provinciale del Pdl, delegata a questo ruolo dallo stesso Fidanza e da Paola Frassinetti, oggi onorevoli, ex di An.
Si è anche ormai istituzionalizzato un luogo di riferimento, il bar «Lux» di via Canonica, gestito da Luca Cassani, coordinatore del Comitato Sergio Ramelli, alias «I camerati», firmatari dei manifesti che indicevano il corteo del 29 aprile. Quasi una base logistica. È qui che si sono svolte tutte le riunioni preparatorie delle manifestazioni.
C’è anche chi punta, oltre il reducismo, a promuovere un’alleanza trasversale fra i diversi camerati che militano nel Pdl, nella Lega e ne La Destra. Il primo esperimento, una manifestazione organizzata per il 10 aprile scorso, in piazza Duomo, dove «i musulmani due anni fa hanno pregato provocatoriamente». Si voleva realizzare in quel luogo una croce di dodici metri con delle fiaccole (tipo Ku Klux Klan), ma il tentativo è stato vietato dalla questura. A promuovere l’iniziativa Roberto Jonghi Lavarini, Carlo Lasi de La Destra e il leghista Valerio Zinetti.
Un ultimo dato: il panorama assai frastagliato del neofascismo milanese si è ulteriormente complicato dopo l’implosione di Cuore nero, causata anche dai forti contrasti interni. Dal fallimento di questo progetto sono nate da un lato Casa Pound Milano, guidata da Francesco Cappuccio, ora assai vicino alla Lega nord e al Centro identitario padano di via Bassano del Grappa (collabora anche alla rivista mensile di Mario Borghezio Il borghese del nord), dall’altro Calci e pugni (il nome è indicativo), nuova sigla dei fratelli Todisco, tempo fa solo una linea di produzione di magliette e gadget d’area. La prima uscita di questo nuovo raggruppamento è prevista per il prossimo 5 giugno, al pub Alabama di via Carlo Farini. Nella serata, come recita la locandina, saranno presentati i nuovi capi da «streetwear». Tra birra e buffet la serata sarà animata da una cubista. Quando si dice «i fascisti del terzo millennio»…
Ambedue le scadenze arriverebbero dopo una lunga serie di iniziative, partite simbolicamente l’ultimo 23 marzo con una commemorazione al cimitero Monumentale, presenti ex aderenti alle Ss italiane e alla Legione Muti, per il 91° anniversario della fondazione dei Fasci di combattimento a Milano, con corone a un piccolo sacrario fatto erigere da Mussolini a ricordo di alcuni squadristi caduti negli anni Venti nei vari assalti alle camere del lavoro e alle sedi dei partiti di sinistra. Sono poi seguite: una messa in onore di Benito Mussolini, il 18 aprile, al campo X del cimitero Maggiore dove sono raccolte le spoglie di alcune centinaia di repubblichini, tra loro Alessandro Pavolini, il comandante delle Brigate nere, e altri gerarchi fucilati a Dongo. Ma soprattutto un corteo, il 29 aprile, per ricordare Sergio Ramelli, il ragazzo del Fronte della gioventù morto nel 1975 a seguito delle ferite riportate in un’aggressione da parte di alcuni militanti del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia, e per ricordare Enrico Pedenovi, consigliere provinciale dell’Msi colpito a morte nel 1976 da un commando di Prima Linea, e Carlo Borsani, un alto esponente fascista firmatario del «Manifesto sulla razza», attivo fino all’ultimo a fianco dei tedeschi, fucilato nel 1945 dai partigiani in piazzale Susa, alla Liberazione di Milano.
Più che a un corteo, presenti circa ottocento persone, si è assistito a una vera e propria parata in stile Germania anni Trenta: file da cinque, tamburi a scandire il passo, decine di fiaccole e molte bandiere con la croce celtica. Il tutto tra saluti romani ritmati e camice nere. Un precedente inquietante. Mai prima a Milano si era visto qualcosa di simile.
Domenica 2 maggio infine si è tenuto un concerto, la mattina, nei pressi di Porta Venezia, con l’esibizione di «Skoll» (nome di battesimo: Federico Goglio, un cantautore il cui nome d’arte, per sua stessa ammissione, si ispirerebbe a un «lupo feroce» della mitologia germanica, dedito «alla violenta cancellazione della vita sulla terra azzannando il pianeta e riempiendo l’universo di spruzzi di sangue»). Al pomeriggio si è svolto un torneo di calcetto al Lido, con la partecipazione di squadre dai nomi inequivocabili: Forza nuova, Hammerskins, Casa Pound… Il tutto sponsorizzato dal consiglio di zona 3, dalla Provincia e del Comune di Milano. Un fatto, anche questo, senza precedenti.
In questo quadro, due i passaggi politici in corso da non sottovalutare. Da un lato, come già denunciato, l’ingresso di alcuni fra i principali esponenti del neofascismo milanese nel Popolo della libertà (dal «barone nero» Roberto Jonghi Lavarini, capo di Destra per Milano, a Lino Guaglianone, fondatore di Comunità in movimento), portati a infoltire le correnti dei due fratelli Romano e Ignazio La Russa, variamente denominate («Fare occidente» e «La nostra destra»). Dall’altro, la copertura politica e istituzionale per chi non ha maturato questa scelta, in primis Forza nuova e Hammer. Le foto scattate in occasione del piccolo corteo fascista che si recava all’interno del Lido il 2 maggio ritraevano, fianco a fianco, Stefano Del Miglio, il nuovo capo degli Hammer, con Antonluca Romano, il segretario provinciale di Azione giovani, braccio destro di Carlo Fidanza, nonché futuro candidato nel Pdl al consiglio comunale di Milano, e Duilio Canu, il capo lombardo di Forza nuova. A fare da cerniera tra le diverse anime, Roberta Capotosti, consigliera provinciale del Pdl, delegata a questo ruolo dallo stesso Fidanza e da Paola Frassinetti, oggi onorevoli, ex di An.
Si è anche ormai istituzionalizzato un luogo di riferimento, il bar «Lux» di via Canonica, gestito da Luca Cassani, coordinatore del Comitato Sergio Ramelli, alias «I camerati», firmatari dei manifesti che indicevano il corteo del 29 aprile. Quasi una base logistica. È qui che si sono svolte tutte le riunioni preparatorie delle manifestazioni.
C’è anche chi punta, oltre il reducismo, a promuovere un’alleanza trasversale fra i diversi camerati che militano nel Pdl, nella Lega e ne La Destra. Il primo esperimento, una manifestazione organizzata per il 10 aprile scorso, in piazza Duomo, dove «i musulmani due anni fa hanno pregato provocatoriamente». Si voleva realizzare in quel luogo una croce di dodici metri con delle fiaccole (tipo Ku Klux Klan), ma il tentativo è stato vietato dalla questura. A promuovere l’iniziativa Roberto Jonghi Lavarini, Carlo Lasi de La Destra e il leghista Valerio Zinetti.
Un ultimo dato: il panorama assai frastagliato del neofascismo milanese si è ulteriormente complicato dopo l’implosione di Cuore nero, causata anche dai forti contrasti interni. Dal fallimento di questo progetto sono nate da un lato Casa Pound Milano, guidata da Francesco Cappuccio, ora assai vicino alla Lega nord e al Centro identitario padano di via Bassano del Grappa (collabora anche alla rivista mensile di Mario Borghezio Il borghese del nord), dall’altro Calci e pugni (il nome è indicativo), nuova sigla dei fratelli Todisco, tempo fa solo una linea di produzione di magliette e gadget d’area. La prima uscita di questo nuovo raggruppamento è prevista per il prossimo 5 giugno, al pub Alabama di via Carlo Farini. Nella serata, come recita la locandina, saranno presentati i nuovi capi da «streetwear». Tra birra e buffet la serata sarà animata da una cubista. Quando si dice «i fascisti del terzo millennio»…
Saverio Ferrari da Il Manifesto
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