Forza Nuova, il braccio violento e vittimista dell’establishment
- febbraio 22, 2018
- in antifascismo
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Basta farsi un giro sulle prime pagine dei quotidiani di oggi. Alla fine hanno gettato la maschera: dopo tanto blaterare di antifascismo le redazioni dei giornali e la sinistra istituzionale tornano alle loro posizioni. In Italia il pericolo non è il fascismo sono la violenza e l’odio.
Forza Nuova ha deciso di obbedire ai desideri del Pd e in generale dell’establishment, che fin dall’inizio hanno presentato la campagna elettorale divisa in due settori nettamente distinti: da un lato le liste “interne” ai giochi di potere (Pd, Forza Italia, Lega e e satelliti vari delle due coalizioni, più i Cinque Stelle, anche se sempre con filo di diffidenza), dall’altra “gli opposti estremismi”.
La prova? Tutte le (poche) volte che la “capa politica” di Potere al Popolo è stata chiamata in tv si è sempre vista proporre un confronto con Casapound o Forza Nuova. Di fronte ai ripetuti rifiuti i gestori delle varie trasmissioni hanno ripiegato chiamando anche esponenti di altre liste in corsa. Una di queste trasmissioni – Kronos, su RaiDue – è arrivata all’oscenità deontologica di registrare un’intervista a Viola il solitario e poi montarla come “intervista doppia” in abbinamento a un esponente di Casapound. Naturalmente senza avvertire la compagna del “pacchetto” che le sarebbe stato confezionato.
Nonostante tutti – ma proprio tutti – i media mainstream abbiamo seguito la stessa linea, il gioco non è andato mai completamente a punto. Nonostante persino l’operato di Minniti, che ha dato ordine di proteggere militarmente i fascisti in tutte le piazze d’Italia, disponendo cariche indiscriminate sulle poteste degli antifascisti veri.
E’ qui che entra in gioco Forza Nuova – l’erede diretta di “Terza Posizione”, culla dei Nar negli anni ‘70 – che decide di “passare all’azione”.
Ed entra in campo col suo solito “stile”: vittimismo e violenza vigliacca.
Il vittimismo parte con un oscuro episodio avvenuto ieri sera a Palermo. Massimiliano Ursino, dirigente locale di Forza Nuova, è stato legato con del nastro isolante e picchiato ieri sera da un gruppo di almeno sei persone. In linea teorica il fatto è incontrovertibile, visto che viene addirittura fatto girare in rete un video.
Però… Nel video non si vede assolutamente nulla. Tutto avviene al buio e si sente addirittura una ragazza dire chiaramente “ma dai, lo conosciamo, non è successo niente, è uno scherzo…”. Si sente anche una voce maschile urlare, come se lo stessero picchiando. Gli “aggressori” lo legano, perdendo altro tempo, mentre tutt’intorno il via vai di gente continua senza problemi.
Ma… La scena avviene ufficialmente alle 19, in via Dante, pieno centro, con i negozi ancora aperti, gente che cammina, telecamere a bizzeffe, pattuglie di polizia in servizio, ecc. Alla fine Ursino viene diagnosticato in ospedale: frattura al naso, sospetta lesione a una spalla, qualche ematoma.
Il dirigente di Forza Nuova non è un bambino alieno alle tecniche di combattimento. Nel 2006 aveva pestato e rapinato, insieme ad altri due militanti di Forza Nuova, due venditori ambulanti del Bangladesh. In pratica avevano tolto loro una borsa e un sacchetto di plastica contenente articoli di bigiotteria. La reazione degli immigrati al furto era bastata a scatenare la reazione dei tre, che li avevano colpiti con calci e pugni. Arrestato e poi rilasciato, aveva proseguito con l’organizzare “ronde” contro i pericolosissimi venditori di bigiotteria.
Due anni dopo altra “brillante operazione mediatica”: assieme a un altro esponente di Forza Nuova fu denunciato per per aver inviato alla sede palermitana dell’Adnkronos e ad altri media un pacco contenente una bambola insanguinata. Ai carabinieri, i due spiegarono di aver mandato i pacchi come “gesto dimostrativo contro l’aborto”.
In numerose foto e video, che ora stanno “finalmente” avendo circolazione in rete, lo stesso Ursino appare mentre si addestra nella boxe con fiero cipiglio.
Insomma, un tipo da trattare con le molle, che non si fa sbattere per terra dal primo venuto, e nemmeno da due o tre. A suo dire, almeno…
Non siamo particolarmente esperti di “azioni violente”, quindi abbiamo chiesto un parere a compagni che qualcosa ne masticano, e abbiamo ricevuto questa risposta.
“Un atleta in media forma possiede una vitalità fisica che gli permette di affrontare senza problemi più persone ‘normali’, se disarmate, come in questo caso. Può darsi che gli aggressori fossero altrettanto ‘fisici’ e allenati, ma questo restringerebbe di parecchio il raggio dei ‘sospetti’.
Ma le cose che non tornano sono parecchie. Intanto, per condurre un’azione organizzata di questo tipo si presuppone esista un’organizzazione di un certo numero di persone, addestrate nel tempo per condurre le varie fasi di qualsiasi azione: studiare orari e abitudini dell’obiettivo scelto (senza farsi notare…), predisporre un minimo di ‘piano d’azione’, vie di fuga, assicurarsi che il luogo scelto non sia nel mirino di telecamere di negozi o altro e, infine, un ‘nucleo operativo’ con doti fisiche non secondarie.
Faccio notare che un ferimento a colpi d’arma da fuoco è militarmente più semplice, perché non serve un grande numero di partecipanti, né è indispensabile un fisico bestiale.
Inoltre, legare l’obiettivo è un’operazione che richiede molto tempo – si immagina senza sforzo che l’obiettivo non se ne stia buono e fermo – e che appare assolutamente illogica per quello che, in definitiva, sarebbe un banale pestaggio.
L’orario e il luogo scelto, oltretutto, sono da suicidio in diretta. In via Dante ci dovrebbero decine di telecamere attive e non credo davvero che gli ‘aggressori’ si siano mascherati in un luogo nascosto, magari a centinaia di metri di distanza dal punto dell’azione, girando poi incappucciati per il centro di Palermo.
Infine, per sottolineare la particolarità siciliana, ricordo che neanche negli anni ‘70 – quando la disponibilità allo scontro era enormemente diffusa – si riuscì ad organizzare dei gruppi armati da quelle parti.
Fin qui l’analisi tecnica della dinamica. Ma “l’aggressione” di Palermo ha anche altre curiosità singolari. A quell’ora Roberto Fiore era negli studi Rai di Roma per registrare l’intervista poi trasmessa in tarda serata a Porta a Porta. E infatti ha potuto impegnarsi a fondo quasi soltanto su questo tema.
La campagna elettorale di Forza Nuova ha finalmente trovato quel boost che la porta fuori dal cono d’ombra determinato da una presenza socialmente irrilevante (basta riguardare la foto del patetico comizietto per difendere il quale Minniti ha fatto mettere a ferro e fuoco Bologna, sabato scorso).
Nelle stesse ore un folto gruppo di miliziani di Forza Nuova tentava di entrare negli studi de La7 dove si stava registrando la puntata di Dimartedì, diretta da Giovanni Floris. In studio c’erano, o erano attesi, personaggi del calibro di Matteo Renzi, Massimo D’Alema e Alessandro Di Battista. E’ logico supporre che ci fosse una proporzionale presenza di scorte di polizia e anche qualche osservatore dei “servizi”. Eppure sono arrivati fin quasi dentro gli studi, obbligando lo stesso Floris a un “confronto” fuori programma.
Passa qualche ora e un compagno viene accoltellato a Perugia…
D’un colpo, la campagna elettorale viene piegata allo schema che i media mainstream aveva preparato fin dall’inizio: esiste solo la politica dell’establishment, fuori da quel perimetro ci scanna tra fascisti a antifascisti, ma in fondo non è importante…
Avete capito male, ma noi abbiamo capito voi. Saremo il vostro incubo, ben oltre il 4 marzo…
da contropiano
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La Procura di Palermo ha proceduto al fermo di due attivisti di un centro sociale, mentre altri 4 sono per ora indagati. «Solidarietà» ai fermati arriva dai centri sociali Anomalia e San Basilio. «Avranno noi al proprio fianco e supporto legale. Noi stiamo con gli antifascisti»
Nella mattinata di oggi (giovedi 22 febbraio), invece, sono in corso perquisizioni ai danni di alcune compagne e compagni di Torino. Non sono ancora noti i dettagli dell’operazione poliziesca.
Quel che si sa è che la Digos si è presentata a casa di alcun* giovani attiviste-i del centro sociale Askatasuna senza un mandato, avvalendosi dell’articolo 41 del TULPS, quello che consente agli agenti di effettuare perquisizioni quando vi sia motivo di credere che nei luoghi perlustrati possano essere presenti armi o esplosivi.
La prima impressione è che si tratti di un’intimidazione nei confronti degli antifascisti, che questa sera si sono dati appuntamento alle ore 19 di stasera in piazza Carlo Felice per una manifestazione antifascista contro la presenza in città di Simone Di Stefano, leader di Casa Pound Italia, per un comizio di fine campagna elettorale.
Radio Onda d’Urto ha chiesto un primo commento sulle perquisizioni in corso a Dana, compagna del centro sociale Askatasuna. Ascolta o scarica.
Agli antifascisti che stanno pagando con la propria libertà le ambiguità di questa democrazia promettiamo di continuare la loro resistenza per rincontrarci presto.